Facebook | INFORMAZIONE LIBERA: Una Pinacoteca con i soldi degli altri: Torna in carcere la figlia di Tanzi
29 Dicembre 2009di Alessandro Bongarzone
Francesca Tanzi, figlia di Calisto ed ex componente del Consiglio di Amministrazione di “Parmatour”, la società turistica del gruppo di Collecchio, torna in carcere dopo la revoca della misura di affidamento ai servizi sociali
Passarono alcuni giorni e, il 5 dicembre, da due cantine e una soffitta di proprietà di amici del genero di Tanzi, Stefano Strini, saltarono fuori ben 19 tele tra cui: un Van Gogh, un Picasso e un Monet (“la scogliera di Pourville”) che ad una prima stima ad “occhio”, fatta dal critico Sgarbi, sulla scorta delle foto pubblicate, varrebbero non meno di 39 milioni di euro.
Un pò poco per parlare di “tesoro” anche se, gli inquirenti si dissero convinti che qualcosa mancava all’appello. Infatti, ancora pochi giorni d’indagini e, l’11 dicembre, arriva – con un secondo blitz notturno – la scoperta della seconda tranche: altre 16 opere d’arte – due Boccioni, un Segantini, un Kandinsky e uno Chagall e altre undici di cui non sono stati resi noti i nomi degli autori – alcune rinvenute in un seminterrato della villa alle porte di Parma, di proprietà della moglie di Tanzi, Anita Chiesi; uno dei due Boccioni “consegnato” da Stefano Strini che lo “custodiva” in casa propria mentre il “Segantini”, il “Kandinsky” e lo “Chagall” ritrovati a Rovereto nella casa del consulente d’arte di Tanzi, Paolo Del Bosco. Trascorrono solo poche ore ancora ed ecco che saltano fuori altri pezzi, 26 per la precisione, questa volta di autori “minori”, sequestrati dalla Guardia di Finanza in casa di Francesca Tanzi.
Ma non è finita qui perché, dopo l’appello del procuratore capo di Parma, Gerardo Laguardia (“invitiamo chi possiede quadri di Tanzi a farsi vivo prima che li troviamo noi”), convinto tuttora dell’esistenza di altri “pazzi”, sono saltate fuori altre 2 opere – firmate da Giacomo Balla (una delle quali è la famosa “Finestra di Düsseldorf” del 1912) – messe a disposizione dalla casa d’asta “Sothebys” della sede di Milano dove erano state poste in vendita a un prezzo base oscillante tra i 400 e i 600 mila euro cadauna.
Si tratta, quindi, di una vera e propria “pinacoteca” “acquistata – secondo l’ipotesi della Procura – in massima parte con i soldi della Parmalat”, poco prima del crac che mandò sul lastrico tanti risparmiatori e, quindi, “occultata” con la collaborazione del genero Stefano Strini e della figlia Francesca, nella cui casa sono stati trovati i dipinti oggetto del terzo sequestro.
Un evenienza che, se fosse dimostrata, porterebbe Enrico Bondi, attuale amministratore delegato e commissario straordinario di Parmalat, a recriminare la proprietà delle opere d’arte dalla cui vendita potrebbe recuperare altri soldi utili per i risarcimenti dei risparmiatori frodati nel crac da 14 miliardi di euro.
Evenienza che, comunque, ha già riportato in carcere Francesca Tanzi, 41 anni, figlia secondogenita del cavalier Calisto, a seguito della “sospensione cautelare” del beneficio dell’affidamento in prova ai sevizi sociali ottenuto dopo un patteggiamento (per il coinvolgimento nella vicenda Parmatour, legata al crac Parmalat) in attesa della decisione ultima da parte del tribunale di sorveglianza di Bologna. La figlia del patron di Collecchio, infatti, fu arrestata la prima volta il 17 febbraio 2004, insieme al fratello Stefano e 4 manager della Parmalat. Scarcerata l’8 marzo dello stesso anno, il 20 febbraio 2007, “patteggiò”, insieme ad altre 15 persone, di fronte al Giudice per l’Udienza Preliminare di Parma, Domenico Truppa, una pena a tre anni e 5 mesi che, dopo un breve periodo di detenzione, fu trasformata nella pena alternativa di affidamento ai servizi sociali sospesa – appunto – la sera della vigilia di Natale quando, dopo aver ricevuto telefonicamente la notizia del provvedimento di “sospensione” dei giudici, si è presentata spontaneamente presso il carcere di Modena dove, dopo l’identificazione, è stata immediatamente “associata”.