La lega e la battaglia contro l’Islam
9 Gennaio 2010La lega e la battaglia contro l’Islam.
«Noi siamo antislamici! E’ una grande battaglia di civiltà della Lega, questa! […] Non possiamo permettere che gli islamici ci colonizzino!». All’interno del clima sociale e politico attuale non è insolito udire frasi così chiaramente amorevoli. Tuttavia, il fatto che tali parole non siano state pronunciate da ragazzini ad un raduno leghista, ma dal capogruppo provinciale della Lega Nord di Trento, Alessandro Savoi, fa quantomeno riflettere. O dovrebbe. Purtroppo ormai frasi così banalmente insensate sono diventate parte integrante del baglio culturale italiano, tanto da risultare addirittura scontate e, perché no, persino normali.
La battaglia di Savoi, esplicitata nella lettera che giovedì 7 gennaio 2010 il capo del Carroccio trentino ha invitato al presidente del consiglio della provincia autonoma, Gianni Kessler, riguarda la presenza di donne di fede islamica presso l’impresa di pulizie che si occupa degli uffici della Lega Nord. «Nei nostri uffici non devono entrare donne delle pulizie di fede islamica. [… ] Negli uffici leghisti, solo lavoratori della nostra fede e della nostra terra»; così Savoi ha spiegato le motivazioni della lettera. Tutto nasce dal fatto che, la mattina del 5 gennaio 2010, il consigliere Claudio Civettini ha trovato l’addetta delle pulizie appisolata sulle sedie nel corridoio: la donna indossava il velo, ed era quindi chiaramente di fede islamica. Il fatto che presso la cooperativa PovoCoop81, che ha la gestione dell’appalto fino alla fine del 2010, ci fossero lavoratori extracomunitari, era rimasto fino a quel momento sconosciuto al gruppo di Savoi, che si è poi prontamente scagliato contro l’ingiustizia e gli “islamici colonizzatori”.
La ditta in questione, tramite il presidente Alessandro Barbacovi, difende non solo la donna (“onestissima, gran lavoratrice”), ma la libertà di tutti i suoi lavoratori; la cooperativa, spiega ancora Barbacovi, applica il contratto nazionale delle pulizie e le normative sull’immigrazione e sugli appalti, pertanto la fede religiosa o la provenienza degli addetti ai lavori non ha alcuna valenza ai fini dell’attività. La cooperativa ha a contratto all’incirca 150 dipendenti, di cui diversi leghisti e 30 extracomunitari, anche di fede islamica. «Se una persona svolge bene il proprio lavoro, non esiste problema» conclude Barbacovi. Ma Savoi non ci sta. «A pulire gli uffici della Lega, vogliamo gente trentina, cattolica». E ancora, irremovibile: «Un conto è un lavoratore edile musulmano, un conto è un islamico che entra nel mio ufficio». Tanto per rimarcare la posizione che, nella gerarchia sociale di stampo leghista, dovrebbero avere i non-italiani, i non-cattolici, i non-del-nord, e via dicendo.
Il fatto che ad erigersi a difesa del cattolicesimo siano persone sposate con rito celtico ed inneggianti a guerre di razza, fa quasi ridere. Per non piangere. Questo episodio si inserisce infatti all’interno di un processo di discriminazione sistematico portato avanti dalla Lega Nord – con ben pochi freni da parte di altri gruppi politici — in maniera sempre più incontrollata e violenta, con il beneplacito, per non dire approvazione, anche di diverse branchie strenuamente religiose del mondo cattolico, troppo preoccupate dalla presunta minaccia islamica al cristianesimo per accorgersi della contraddizione insita nel dualismo che unisce il leghismo al cattolicesimo – ovvero una dottrina politica fondata sulla denigrazione sistematica del diverso in ogni ambito della vita sociale e civile, ad una religione che dovrebbe professare valori universalmente validi di dignità, fratellanza e rispetto. Sebbene alcuni parroci locali stiano prendendo posizioni sempre più nette nei confronti di certi atteggiamenti palesemente xenofobi, essi rimangono sempre gocce nell’oceano, in un mare di ignoranza e pregiudizi che sembra sommergere sempre di più soprattutto il Nord Italia; è di poche settimane fa la vicenda del “White Christmas”, a Coccaglio, nel bresciano, con l’obiettivo di espellere dal comune tutti gli stranieri irregolari entro Natale, setacciando casa per casa il paese; sempre recente è anche la vicenda di Alzano Lombardo (BG), dove la giunta comunale ha predisposto dei box auto nel centro solo per cittadini italiani, per “preservare la tipicità del centro storico”, oppure quella dei comuni di Chiari e Castelmella (BS), le cui amministrazioni hanno inserito il requisito della cittadinanza dei bandi per i premi di “eccellenza scolastica”. E via dicendo. Significativo ed esplicativo è il reportage girato da Corrado Formigli per la puntata di Annozero del 17 dicembre ’09 proprio nelle zone del bresciano e della bergamasca in cui l’ideologia leghista ha il suo centro di potere :
Questi atteggiamenti possono essere accettati, anzi tollerati da una società civile? Per quanto ancora si sbandiererà il crocifisso come una spada con cui combattere per l’orgoglio nazionale, senza che torni in mente un altro periodo buio della storia italiana? Questi fatti non sono l’ennesimo sintomo di quella discriminazione che, giorno dopo giorno, sembra ricordare sempre di più il clima sociale di settant’anni fa, quel clima che ha dato origine a quel fenomeno dall’evocativo ed agghiacciante nome di olocausto? Non era forse partito anch’esso dall’esclusione progressiva del diverso da qualunque ambito della vita civile, sotto il silenzio delle maggiori istituzioni anche religiose? Per quanto ancora bisognerà aspettare, prima che questi episodi ricomincino a farci indignare e riflettere?
fonte: diritto di critica