ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ELUANA ENGLARO, BEPPINO: “LOTTO FACENDO INFORMAZIONE”
8 Febbraio 2010Il padre: “Anche se il Parlamento varerà una legge sbagliata sul testamento biologico, la gente darà battaglia in tribunale”. E su Crisafulli dice che “è un caso di abbandono terapeutico”
ROMA – Lo Stato “non può decidere della vita di nessuno”. A un anno dalla morte di sua figlia, avvenuta il 9 febbraio 2009, Beppino Englaro non ha cambiato linea, tutt'altro. “La battaglia per Eluana – racconta in una intervista all'agenzia Dire – l'ho portata fino in fondo nei tribunali, si sa con quali conseguenze. Ora combatto per Beppino Englaro come cittadino, perché non voglio che nessun Parlamento decida se mi devo curare o meno. Io so ragionare da solo e decidere da solo. E voglio che questa volontà sia rispettata. Per questo combatto facendo informazione, perché l'opinione pubblica è quella che conta. Anche se il Parlamento – spiega Englaro riferendosi al disegno di legge sul testamento biologico di cui si sta discutendo alla Camera – varerà una legge sbagliata, se la gente è informata darà battaglia in tribunale”.
“Loro”, i politici, “possono votare tutto quello che vogliono, la maggioranza ha i numeri per far passare le sue leggi – si appassiona Englaro – possono provare in questo modo ad ignorare le sentenze della magistratura, ma se la gente sa, se è informata correttamente si farà sentire, dirà alla politica: scordatelo di decidere per noi. E allora, se questa legge passerà, sono convinto che appena ci sarà un altro caso come quello di mia figlia – prosegue il papà di Eluana – la gente si rivolgerà ai giudici, la battaglia finirà in tribunale. Non serviranno referendum, andrà così: questa è una legge incostituzionale che priva i cittadini di libertà fondamentali”. La fiducia nei magistrati di Englaro è nota: a loro ha dedicato il suo ultimo libro, “La vita senza limiti – La morte di Eluana in uno stato di diritto”, edito da Rizzoli. In copertina gli occhi della giovane in una immagine prima dell'incidente. Era “una purosangue della libertà”, scrive Beppino nel libro.
Quando il papà di Eluana cominciò la sua battaglia qualcuno disse che voleva liberarsi di sua figlia, divenuta ormai un peso. Ma lui smentisce con forza: “Non ho mai voluto liberarmi di lei che, peraltro, era in cura nelle migliori strutture e, certo, non poteva rappresentare un 'peso' in tal senso. Volevo solo che mia figlia e la sua volontà fossero rispettate, Eluana ha subito una violenza terapeutica che doveva finire. In casa avevamo sempre parlato di vita, morte, libertà e dignità. Io so cosa voleva mia figlia, possono credermi o no, ma a me non importa, non devo convincere nessuno. Voglio solo che i politici lascino a ciascuno la libertà di decidere della propria vita”.
Alla domanda se voglia scendere in campo lui per condurre queste battaglie non come cittadino, ma come politico, Beppino Englaro risponde no, nonostante le voci che in più occasioni hanno paventato la sua candidatura. “Ho solo sostenuto la mozione Marino nel Pd – ricorda – un uomo che mi ha aiutato fino in fondo senza che glielo chiedessi. Mi è sembrato un politico diverso da tutti gli altri, per questo l’ho sostenuto, ma non ho velleità politiche. Faccio politica come cittadino ma non aspiro ad una funzione politica”. E sul caso di Salvatore Crisafulli commenta che si tratta di “un caso di abbandono terapeutico. Lui ha creduto alle istituzioni e ora si lamenta. Eluana non voleva essere curata e la volevano curare a tutti i costi, con Crisafulli è il contrario: questo è un paradosso”.