Facebook | STOP THE CENSURE: Google, il New York Times: «In Italia c’è una forte spinta per controllare il web»

25 Febbraio 2010 0 Di ken sharo

Facebook | STOP THE CENSURE: Google, il New York Times: «In Italia c’è una forte spinta per controllare il web».

Articolo in prima pagina dopo la sentenza di condanna per il video del disabile
Tra le accuse mosse a Silvio Berlusconi c’è quella di volere ostacolare il web per proteggere le televisioni

La pagina online del New York Times che tratta della sentenza contro Google
NEW YORK – L’Italia è, tra i paesi europei, uno di quelli che preme di più per regolamentare internet: lo scrive giovedì il New York Times, dedicando un articolo in prima pagina alla vicenda dei tre responsabili di Google condannati per il video sul disabile. La corrispondente in Italia del Nyt, Rachel Donadio, ricorda che tra le accuse mosse al governo di Silvio Berlusconi c’è quella di volere ostacolare il web per proteggere le televisioni.

LE TV DI BERLUSCONI – Scrive la Donadio: «In Italia, dove il premier Silvio Berlusconi possiede la maggior parte dei media privati e controlla indirettamente quelli pubblici, c’è una forte spinta per regolamentare internet in maniera più determinata rispetto al resto dell’Europa. Una serie di provvedimenti sono allo studio in Parlamento per tentare di imporre una serie di controlli sul web». La corrispondente del Nyt ricorda che gli avversari di Berlusconi «sostengono che le misure vanno al di là delle questioni di routine legate al copyright e sono un mezzo per stornare la concorrenza del web rispetto alle reti televisive pubbliche e le sue reti private e per mantenere un controllo più stretto sul dibattito pubblico». Più in generale, il Times sostiene che la sentenza italiana «suggerisce che Google non è solamente uno strumento per i suoi utenti come (il gruppo) sostiene, e che non è diverso rispetto alle altre società editoriali, come giornali e tv, che forniscono contenuti e devono essere regolamentate». (Fonte: Ansa)

Fonte:
http://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_25/google-newyorktimes-web_1d9dd514-2230-11df-8195-00144f02aabe.shtml