Il fiscalista di Fastweb? L’ex Studio Tremonti
25 Febbraio 2010Il fiscalista di Fastweb? L’ex Studio Tremonti.
n una dichiarazione rilasciata per tramite del suo avvocato, Silvio Scaglia, ancora all’estero dopo l’emissione del mandato di cattura nello scandalo del riciclaggio, aveva fatto sapere che le operazioni poste in essere da Fastweb erano state avallate da un noto studio di dottori commercialisti, e per questo la società di telecomunicazioni si sentiva tranquilla dal punto di vista legale e con la coscienza a posto con il fisco.
I pensieri di quelli che malpensano si erano subito direzionati per associazione di idee: chi potrebbe essere il primario studio di dottori commercialisti che aveva concesso il parere positivo? Non sarà quello che teneva Tremonti, vero? A pensar male si fa peccato, ma raramente si sbaglia: ecco che Marco Lillo sul Fatto viene in soccorso delle supposizioni. ““Quando Mario Rossetti (direttore finanziario Fastweb, ndr)venne a conoscenza dell’operazione Phuncard si rivolse allo Studio Vitali Romagnoli per avere un parere sull’applicazione dell’Iva ossia se la vendita delle schede all’estero fosse soggetta a Iva. Voleva essere sicuro del fatto che il business poteva farsi, senza avere problemi di natura fiscale. Cercava di costruire uno schema che potesse dare alla società la tranquillità assoluta sulla futura attività legata alla compravendita delle schede phuncard”. Lo studio scelto per un parere così delicato è proprio quello fondato dall’attuale ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ne è uscito quando è diventato ministro, anche se il suo nome resta sul sito Internet come fondatore e nella proprietà dell’immobile. Ha raccontato il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia al pm: “II nostro fiscalista interno mosse qualche dubbio in seguito al quale decisero di approfondire I’argomento con lo Studio Vitali-Picardi. L’esito del parere fu positivo e pertanto la società prese la decisione di proseguire con I’o p e ra z i o n e ”. Scelta non scontata. L’ex studio Tremonti sosteneva “la non applicabilita del tributo per assenza del requisito della territorialita, muovendo dalla considerazione che Ie carte prepagate rientrerebbero tra Ie prestazioni servizi”, scrive Lillo a pagina 11 del quotidiano. Dove si informa anche che Fastweb ricevette il parere, stavolta negativo, dello Studio Maisto, sempre a proposito dell’operazione, ma decise ovviamente di non tenerne conto, visto che non gli conveniva. E si scopre anche che la società di Scaglia chiese un terzo parere, quello del famoso avvocato Guido Rossi, in seguito al quale procedette all’adeguamento dell’oggetto sociale. Insomma, a volte il mondo è davvero piccolo nevvero?
(Vignetta di Bucchi)