IL MANIFESTO-La donna-merce non è “normale”
24 Febbraio 2010Maria Teresa Carbone
La donna-merce non è “normale”
Sono passati solo cinque giorni da quando, insieme a Silvia Nono, Serena Perrone e Adriana Valente, abbiamo deciso di far circolare tra le persone che conosciamo un appello ai candidati di sinistra delle prossime elezioni regionali perché inseriscano nel loro programma una dichiarazione: «Io non considero normale che le donne siano trattate come merce di scambio nelle relazioni personali e professionali, nella politica, nella comunicazione». Nei nostri tempi internettiani, un appello è un’iniziativa che rischia di svuotarsi di senso prima ancora di nascere, tanto veloce è il tempo di firmare, copia-incollare e spedire via email ad altre, altri, che altrettanto distrattamente ripeteranno i nostri gesti. Forse per questo, mandando in giro il nostro messaggio, non abbiamo pensato all’effetto che l’appello avrebbe avuto, ma ci siamo mosse, perché – come abbiamo scritto nel preambolo – eravamo stanche di lamentarci tra noi, ogni volta che sentivamo ripetere che, suvvia, quello che ci succede intorno (per dirne una, le ragazze offerte in premio ai guerrieri più o meno stanchi) è, appunto normale. «Furibonde pudibonde» ha del resto titolato spiritosamente il «Foglio», per definire noi e la nostra iniziativa: come a dire che chi non si riconosce in questo mondo fatto di «veline» e di «letterine», di strizzate d’occhio e di allusioni neanche troppo allusive, non può che essere una moralista bacchettona, una «signorina di buona famiglia» timorosa del sesso e della nostra allegra modernità.
Quello che non ci aspettavamo, e che ci ha regalato una notevole soddisfazione, è che, a quanto pare, sono in tante, e in tanti, a «non considerare normale» quanto sta succedendo nell’Italia di oggi. Nel giro di poche ore le firme in fondo al nostro appello erano così numerose, che siamo state felicemente costrette ad attivare uno spazio in rete (e da ieri un vero e proprio sito, http://www.nonconsideronormale.com) e un gruppo su Facebook che ha raccolto più di duemila aderenti. Ma soprattutto, insieme alle firme, sono arrivati a centinaia commenti articolati e proposte concrete, perché l’iniziativa si estenda e vada oltre una semplice dichiarazione di intenti. È il caso, per esempio, di «Non sono in vendita», campagna di boicottaggio lanciata l’altro giorno ancora su Facebook da Eva Bellu e Rossana Campo, «di tutti i prodotti, le marche, i giornali i programmi televisivi che utilizzano nelle loro pubblicità un’immagine svilente e da prostitute delle donne». E già si stanno organizzando nei prossimi giorni incontri su questi temi con i candidati alle regionali.
A proposito delle elezioni, alcuni ci hanno fatto notare che nel nostro messaggio abbiamo scelto di rivolgerci solo ai candidati di sinistra – una obiezione alla quale ha risposto bene un altro dei firmatari del nostro appello, Giulio Mozzi, su Vibrisse (vibrisse.wordpress.com): «L’elettorato di destra chiederà certe cose ai candidati di destra, l’elettorato di sinistra chiederà certe cose ai candidati di sinistra. Le persone che hanno scritto l’appello fanno parte dell’elettorato di sinistra, e si rivolgono quindi alle persone per le quali voteranno. Se qualcuno nell’elettorato di destra riterrà opportuno chiedere un simile impegno ai candidati di destra, ne sarò felice». Magari succedesse.
Quello che non ci aspettavamo, e che ci ha regalato una notevole soddisfazione, è che, a quanto pare, sono in tante, e in tanti, a «non considerare normale» quanto sta succedendo nell’Italia di oggi. Nel giro di poche ore le firme in fondo al nostro appello erano così numerose, che siamo state felicemente costrette ad attivare uno spazio in rete (e da ieri un vero e proprio sito, http://www.nonconsideronormale.com) e un gruppo su Facebook che ha raccolto più di duemila aderenti. Ma soprattutto, insieme alle firme, sono arrivati a centinaia commenti articolati e proposte concrete, perché l’iniziativa si estenda e vada oltre una semplice dichiarazione di intenti. È il caso, per esempio, di «Non sono in vendita», campagna di boicottaggio lanciata l’altro giorno ancora su Facebook da Eva Bellu e Rossana Campo, «di tutti i prodotti, le marche, i giornali i programmi televisivi che utilizzano nelle loro pubblicità un’immagine svilente e da prostitute delle donne». E già si stanno organizzando nei prossimi giorni incontri su questi temi con i candidati alle regionali.
A proposito delle elezioni, alcuni ci hanno fatto notare che nel nostro messaggio abbiamo scelto di rivolgerci solo ai candidati di sinistra – una obiezione alla quale ha risposto bene un altro dei firmatari del nostro appello, Giulio Mozzi, su Vibrisse (vibrisse.wordpress.com): «L’elettorato di destra chiederà certe cose ai candidati di destra, l’elettorato di sinistra chiederà certe cose ai candidati di sinistra. Le persone che hanno scritto l’appello fanno parte dell’elettorato di sinistra, e si rivolgono quindi alle persone per le quali voteranno. Se qualcuno nell’elettorato di destra riterrà opportuno chiedere un simile impegno ai candidati di destra, ne sarò felice». Magari succedesse.