Articolo 18, la denuncia del Pd: «Potrebbe diventare un optional»
3 Marzo 2010L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori «potrebbe diventare un optional». A denunciarlo è il Pd e i sindacati. «L’articolo 31 del Ddl – spiega senatore del Pd Tiziano Treu, vicepresidente della commissione Lavoro – prevede due possiblità per ricorrere all’arbitrato in funzione della risoluzione delle controversie tra datore di lavoro e lavoratore. La prima – continua – è attraverso contratti collettivi, ed è la strada più sicura. In questo modo, infatti, le parti possono stabilire i limiti in cui l’arbitrato può essere esercitato. Poi, però, resta il fatto, che se le parti falliscono nel trovare un accordo, può intervenire il ministro per decreto. C’è poi una seconda possibilità consentita dalla norme volute dal governo e dalla sua maggioranza. E cioè – spiega ancora Treu – che il singolo lavoratore accetti un accordo secondo cui il proprio contratto di assunzione preveda il ricorso all’arbitrato per risolvere le controversie, incluso il ricorso all’arbitrato secondo equità. Cosa, quest’ultima, che implica la possibilità di bypassare le norme inderogabili di legge e quindi diritti come l’articolo 18 o come le retribuzioni o le ferie. È grave inoltre che un simile accordo può essere stretto anche in corso di rapporto di lavoro». «Mi auguro ancora – afferma Treu a poche ore dal voto – che il governo e la maggioranza di centrodestra ci ripensinoe tolgano dal testo queste pessime norme che violano i diritti dei lavoratori conquistati con fatica e molte battaglie».
«Le norme contenute nel ddl collegato lavoro in approvazione al senato sono l’ennesimo passo della contro-riforma della regolazione del mercato del lavoro portata avanti dal ministro Sacconi e dalla maggioranza», dice Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro del Pd. «Dopo l’eliminazione delle misure sulle dimissioni in bianco, le deroghe alle norme e l’indebolimento delle sanzioni sulla sicurezza sul lavoro, la rimozione dei limiti ai contratti a termine, il re-inserimento dei contratti a chiamata, la cancellazione della responsabilità in solido dell’appaltatore con il sub-appaltatore per arginare il lavoro nero, ora si arriva a smantellare le tutele contro gli ingiusti licenziamenti. Per il ministro Sacconi – dice Fassina – i diritti e la retribuzione dei lavoratori sono la variabile compensativa delle inefficienze di sistema e delle rendite corporative accuratamente difese. nonostante i tentativi di retorica riformista, è un disegno che guarda al passato più lontano per un mercato del lavoro selvaggio, senza diritti, diametralmente opposto a quanto servirebbe per spingere le nostre attività produttive verso la competizione di qualità».
«Lo denunciamo da tempo. Questo ddl opera una vera e propria controriforma delle basi del diritto del lavoro italiano», afferma Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil. Questo ddl, spiega a margine del congresso della Camera del Lavoro di Bologna, «porta sostanzialmente a una forma di arbitrato obbligatorio che farebbe saltare le forme tradizionali delle tutele contrattuali e delle libertà dei lavoratori di poter adire a queste scelte».
«In questo modo – prosegue Epifani – naturalmente si rende il lavoratore più debole. Se lo si fa addirittura nel momento del suo ingresso nel lavoro lo si segna per tutta la vita. Per questo siamo contro questo principio e speriamo che non venga approvato. In ogni caso – conclude il leader della Cgil – faremo ricorso se ci sono le condizioni di legittimità costituzionale»
03.03.2010 – L’Unità –