Articolo 18 Rinaldini: «Lo sciopero generale di domani è la prima tappa di una mobilitazione destinata a durare»
11 Marzo 2010Intervista a Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom
Per il 20 marzo, giorno della manifestazione annunciata dal Pdl, era già in programma a Roma l’assemblea nazionale della “mozione due”, “La Cgil che vogliamo”. Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom, apprende la notizia tra un congresso e l’altro (ieri a Firenze). «Adesso vedremo il da farsi», dice al telefono, nel corso dell’intervista a Liberazione. Sono giorni duri per chi fa il mestiere del sindacalista. Da una parte il congresso della Cgil, dall’altra gli attacchi del governo all’articolo 18 attraverso il “Collegato Lavoro”. Ed ora, come se non bastasse, il caos del “salva-liste”, a cui tutto il mondo sindacale vuole rispondere.
Da una parte la Cgil non dà risposte a “La Cgil che vogliamo” per quanto riguarda il percorso congressuale, dall’altra Guglielmo Epifani si è impegnato ad allargare i temi dello sciopero di venerdì 12 marzo alla protesta contro l’attacco all’articolo 18. Che idea ti sei fatto?
Le due cose non sono in relazione. Lo sciopero del 12 marzo è uno sciopero importante. E’ evidente che con quello che è successo sull’articolo 18 la giornata di mobilitazione non poteva non assumere quelle caratteristiche. Ma, voglio aggiungere, questa tappa non è che la prima di un percorso più lungo. Anche perché la posta in palio ha uno spessore di tutto rispetto. C’è da fare i conti con le scelte del governo su lavoro dipendente e anche sulla precarietà. In pratica, il governo sta mettendo in atto la destrutturazione di tutte le forme di tutela del mondo del lavoro. E’ a questo che va data una risposta. Stiamo andando verso una precarizzazione di massa del lavoro. Da qui il rifiuto da parte dell’opposizione sull’articolo 18 e il rilancio di una iniziativa complessiva sui diritti.
Visto da questa ottica, e considerando la contemporaneità degli eventi, il congresso della Cgil avrà una agenda completamente rivisitata.
Inevitabilmente questi temi attraverseranno la discussione nel congresso Cgil. E’ evidente che sia così di fronte alla completa ridefinizione dei rapporti di forza. Non si può far finta che tutto questo non stia accadendo. Il governo sta utilizzando la crisi per ridisegnare l’assetto sociale del Paese.
Se c’era qualcuno che pensava di riprendere in mano la tessitura dei rapporti unitari a questo punto dovrà rifare i suoi conti, o no?
Mi sembra evidente che la ricomposizione dei rapporti unitari non è all’orizzonte di questa fase. Mi domando cosa debba succedere di più per convincersene. Si è di fronte a un processo che non si può far finta di non vedere.
Se si vanno a rileggere i documenti della Fiom, e lo stesso documento della “Mozione due”, tutti questi fatti sono scritti con estrema chiarezza e una certa capacità di previsione. Perché a questo non è corrisposto un peso adeguato nelle assemblee congressuali?
Parlo della Fiom, dove quelle analisi e le conclusioni sono state votate a grande maggioranza. La linea quindi è sostenuta dai metalmeccanici. E’ chiaro che ci sono elementi di dialettica in quell’analisi che non si esauriscono nel confronto tra le due mozioni. Nel senso che viene prefigurato uno scenario con il quale tutti saremo chiamati a fare i conti. Il ministro Sacconi ha detto che ha realizzato il 10% del programma sul lavoro e che dopo le elezioni procederà sul resto. E’ chiaro che mira allo smantellamento dello Statuto dei lavoratori.
Ancora una domanda sul congresso. Che farete con la certificazione?
La certificazione dei dati apre un problema rispetto al funzionamento delle regole interne della Cgil. Al congresso nazionale bisognerà discuterne. Se le due mozioni sono state presentate congiuntamente solo nella metà dei congressi di base, c’è un problema o no? Basta questo per sollevare la questione.
Sacconi ha detto che non ci pensa proprio ad allungare la cassa integrazione.
Sacconi fa una affermazione sbagliata che rivela un atteggiamento teso a una gestione politica della cassa integrazione.