Centinaia al sit-in contro la censura. Bersani: neanche in Iran fermano l’informazione. A sorpresa arriva Vespa – Italia – l’Unità.it
3 Marzo 2010Centinaia al sit-in contro la censura. Bersani: neanche in Iran fermano l’informazione. A sorpresa arriva Vespa – Italia – l’Unità.it.
Un megaschermo con una frase: «Riaccendiamo tutto» su sfondo rosso e i loghi di Ballarò e Porta a Porta, con al centro un disco rosso e la scritta power. Prende il via a via Teulada la protesta contro la decisione del Cda Rai di sospendere tutti i talk show politici di prima e seconda serata fino alle elezioni regionali.
Diverse centinaia di manifestanti, 1500 per gli organizzatori, mentre alla spicciolata arrivano i leader politici. Tra questi Mario Segni, tra i primi a raggiungere le posizioni principali, e poi Rosy Bindi, Paolo Gentiloni, Fausto Bertinotti, Bruno Tabacci, Leoluca Orlando, Bruno Tabacci, Rosy Bindi e Fausto Bertinotti. Poi è la volta di Bersani e dei conduttori Michele Santoro e Giovanni Floris. Ci sono anche i consiglieri Rai Giorgio Van Straten e Nino Rizzo Nervo e i vertici della Fnsi con Roberto Natale e Franco Siddi. Molte le bandiere dell’Italia dei Valori, del Popolo viola, e un cartello con la scritta “Dispar condicio”. Dice Gentiloni: «Per il 25 marzo organizzeremo una grande giornata per farci sentire e difendere la libertà di informazione». «Faremo sicuramente qualcosa: il 25 vogliamo andare in onda», dice Sandro Ruotolo di Annozero.
«Facciamo lo sciopero bianco, come i braccianti di Di Vittorio: ovvero scioperiamo lavorando, perchè viene minacciato il nostro lavoro», arringa la folla Santoro. «Qualcuno -spiega il conduttore alla platea- cerca di trasferire una idea: che i Floris e i Santoro siano persone privilegiate, distinte da quelli che lavorano. Costoro sono le stesse persone che stanno umiliando il lavoro. Il 25 -assicura Santoro- faremo risuonare la sigla di Annozero per la gente».
Telefonata di Gianluigi Paragone, mentre a sorpresa arriva in piazza anche Bruno Vespa, accolto da qualche contestazione ma prontamente difeso da Santoro che dice: «Voglio abbracciarlo, siamo qui per la libertà di tutti». Vespa poi affronta il palco. «Ero qui a registrare una tramissione che andrà in onda tra un mese, mi sembrava inelegante uscire e non passare di qua», dice. Poi però quando i fischi aumentano sbotta: «Ragazzi, io c’ho gente a cena, se volete me ne vado subito…». Vespa definisce la decisione della Rai «un pericoloso precedente, una cosa mai accaduta nella storia della Rai, una bruttissima pagina che si rivelerà un boomerang». Ma, aggiunge bacchettando ancora Santoro, «io sono abituato a rispettare le regole».
Vespa ricorda però che «nel 2001 quando ci fu l’editto bulgaro io mi schierai con molta energia perché Santoro e Biagi andassero in onda, oggi si manifesta perché tutti noi possiamo andare in onda ma quando nel 2003 mi dimisi da direttore del Tg1 e mi fu proibito di tornare a fare l’inviato e perfino di far vedere la mia faccia in tv, non ebbi una riga di solidarietà sui giornali, questo vi dovrebbe far riflettere su come funzionano le cose».
Santoro rivela anche un retroscena: sul Corriere della Sera di oggi ci sarebbe stato un editoriale di galli della Loggia molto duro contro il Pdl, che sarebbe stato eliminato prima della stampa del quotidiano. «Per un problema tecnico», dice Santoro, «ma quello che succede alla Rai non è un errore tecnico, noi resistiamo con il nostro lavoro, non vogliamo un leader carismatico che censura l’informazione».
«Io non credo che ci sia la censura in Italia – ha detto Paragone- ma c’è sicuramente una situazione difficile se i giornalisti quando la politica entra nel vivo, come sotto le elezioni, non possono parlarne. Se si toglie il sale alla politica si toglie parecchio, questa decisione mi è dispiaciuta perciò sono con voi a questa manifestazione e sono disponibile a farne una simile anche a Milano».
Tra gli slogan più scanditi «Santoro subito», «No censureRai», «Berlusconi: Minzolini ti assolve, la storia ti condannerà» e «Chi non salta Minzolini è», gridato dai manifestanti del popolo viola.
«E’ un regolamento stupido, io l’ho studiato. lo possiamo aggirare». Giovanni Floris accoglie davanti agli studi di via Teulada i manifestanti che aderiscono al sit in. «Con questa vicenda la Rai tocca il punto più basso della sua storia. Ora è il caso di azzerare e reiniziare daccapo». Il conduttore di Ballarò confida nel ricorso al Tar e si dice disponibile in ogni caso ad andare in onda via web. «Ma il regolamento si può aggirare anche nel palinsesto Rai- dice- magari andando in onda in altri orari».
Alla protesta di piazza organizzata da Fnsi e Usigrai hanno aderito il Pd, l’Udc, l’Idv, diversi esponenti dell’opposizione, la Cgil e le Acli, Articolo21, oltre al popolo viola, i comitati BoBi (Boicotta il Biscione) e Liberacittadinanza. Ci sarà anche il leader Pd Bersani che definisce «agghiacciante» lostop ai talk show, una decisione ispirata ad una logica «autoritaria» e «antidemocratica». «Io -ha detto Bersani – dico che se questa decisione fosse osservata, come sicuramente sarà osservata, dall’Europa, dagli altri paesi occidentali, sembrerà loro agghiacciante. Credo che ci sia stata un’interpretazione autoritaria delle norme della par condicio e credo che in questo modo non si chiuda la bocca solo e tanto alla politica, si chiude la bocca alla società e ai suoi problemi. Mi pare una cosa gravissima». Bersani si dice «assolutamente disponibile» a partecipare a trasmissioni a contenuto politico trasmesse via web. «Credo che questa sia una reazione giusta- dice a margine del sit-in davanti la sede rai- perchè bisogna cogliere tutti gli spazi possibili».
«Neanche in Iran riescono a fermare l’informazione. Il Pd è prontissimo a farsi interrogare e a esporre i propri programmi in canali non televisivi», aggiunge Bersani. Intanto stasera, al posto di Ballarò, andrà in onda «un documentario sul fascismo. L’ha scelto il direttore Di Bella che è uomo di grande intuito», dice Floris.
Intanto, oggi nuovo botta e risposta a distanza tra Bruno Vespa e Michele Santoro, pure accomunati dalla sospensione di Porta a porta e Annozero. Vespa definisce Santoro «l’Attila della par condicio» e spiega: «Con accenti diversi, l’ha massacrata nell’arco dei decenni. Vorrei che mi si dicesse in quale grande tv al mondo esiste un programma di prima serata in cui la vittima è costantemente la stessa parte politica, che stia al governo o all’opposizione».
Santoro ribatte: «Vespa è il mio Gerovital, mi sta facendo tornare ragazzino. Quando andavamo a scuola c’era sempre quel compagno di classe un po’ birbantello che indicava l’altro come responsabile delle marachelle. Ma noi ci battiamo anche per lui». «Sono lieto di svolgere la funzione di Gerovital – controreplica Vespa -. Ho sempre difeso il compagno Santoro, anche quando fu sospeso dal famoso “editto bulgaro” del 2001. Ma non mi sta bene che oggi per le marachelle ripetute di un alunno, venga sospesa tutta la classe».
Contrario allo stop dei programmi anche il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, che fa un appello al premier Berlusconi: «Quando è sceso in campo ha fatto un discorso di competitività e di accesso: oggi non può diventare l’uomo del bavaglio e della censura. Spero si possa rimediare a questa politica ‘birmanà». «L’on. Casini ha ragione – commenta Giorgio Merlo (Pd), vicepresidente della Vigilanza -. Non si può mettere il silenziatore sui temi che coinvolgono quotidianamente gli italiani. E questo senza ergere i conduttori di alcune trasmissioni a salvatori della patria».
David Sassoli, Nichi Vendola, Rita Borsellino e Luigi Zanda, si rivolgono ai presidenti delle Camere e alle autorità di garanzia perché intervengano per «liberarci dal bavaglio imposto dal governo al Cda Rai». E il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Lorenza Del Boca, avverte: lo stop agli approfondimenti «rappresenta un colpo mortale all’informazione e all’autonomia dei colleghi».
Sul fronte Rai, mentre il consigliere d’amministrazione Nino Rizzo Nervo ritiene che con questo provvedimento l’azienda «perde credibilità, ascolti, pubblicità e fa un favore ai concorrenti», il direttore di Raiuno Mauro Mazza si limita a dire: «Le decisioni dei vertici della Rai si applicano, non si commentano»..