Ecco perché attaccano il Consiglio
18 Marzo 2010di Livio Pepino – L’Unità
Mi è accaduto tempo fa di scrivere che le buone maniere del ministro Alfano erano in realtà uno schermo destinato a cadere molto presto. Sono stato facile profeta ché, oggi, l’onorevole Alfano supera, in brutalità anche il suo non tenero predecessore Castelli. Accade infatti che, a fronte della iniziativa del Csm di intervenire sui limiti dell’ispezione da lui disposta sulla Procura di Trani, il guardasigilli si esibisca in pesanti quanto fantasiose accuse al Consiglio di violare la Costituzione e la legge aggiungendo, quasi per dispetto, che d’ora in poi non ne accoglierà più i pareri non esplicitamente richiesti. Affermazioni davvero singolari!
Che le ispezioni del Ministro «non possano interferire nella attività di indagine» (per usare recenti parole del Capo dello Stato) è cosa nota e quasi ovvia. Né l’iniziativa consiliare al riguardo ha carattere di novità. Da ultimo il Consiglio è intervenuto, il 1° luglio 2009, a proposito di una ispezione relativa a un’indagine della Procura di Bari nella quale era coinvolto l’on. Fitto affermando – con testuale richiamo a una risoluzione del 1995 adottata a seguito di analoga iniziativa del ministro Mancuso nei confronti della procura di Milano – che le ispezioni devono avere cura di «non interferire sulla indipendenza dei magistrati e di non collidere con il principio della insindacabilità dell’azione giudiziaria al di fuori delle ipotesi di illecito disciplinare» e ciò in quanto «il sindacato amministrativo, quando si riferisca a fatti scaturenti da attività processuale deve limitarsi al “mero controllo estrinseco di legittimità” degli atti, sotto l’aspetto del rilievo della esistenza di indiscutibili e inescusabili violazioni di legge, di provvedimenti abnormi o di esercizio della funzione per finalità diverse da quelle di giustizia».
«Bene hanno fatto, quindi, i magistrati baresi – concludeva allora il Consiglio senza suscitare reazioni – a chiedere agli ispettori di conoscere quali fossero l’oggetto ed i limiti della inchiesta amministrativa». Quanto poi ai pareri sui disegni di legge concernenti l’ordinamento giudiziario e l’amministrazione della giustizia in genere, la relativa competenza è attribuita al Consiglio dall’art. 10 della legge istitutiva (risalente al 1958) indipendentemente da richieste o sollecitazioni del Ministro, né sul punto sono mai state sollevate serie contestazioni.
Non occorre spendere ulteriori parole per evidenziare chi sta violando la legge… Né è difficile cogliere che non si tratta di semplice nervosismo, ma dell’ennesima iniziativa per delegittimare il Consiglio superiore e prepararne la “riforma”. È bene tenerlo presente!