Il partito dell’amore visto da dentro
22 Marzo 2010Due giornalisti de il Fatto Quotidiano viaggiano in treno e in autobus con i manifestanti del PdL. Ecco le voci del popolo di Berlusconi.
“Dobbiamo ritornare alle colonie, andare noi in Africa e insegnare ai negri come si lavora: la Francia deve riprendersi l’Algeria, noi l’Etiopia. E’ l’unico modo per bloccare quest’immigrazione che ormai non si sa dove metterli”. Franco, militante Pdl di Follonica, ha le idee chiare: il ritorno all’Impero, altro che Bossi-Fini. Il viaggio in uno dei pullman gratuiti messi a disposizione del Pdl comincia alle 10,20, partenza da Follonica. A bordo sotto le mentite spoglie di Bruno Bonomo (il nome di Silvio Orlando nel “Caimano”) l’infiltrato del “Fatto” suda freddo subito, quando tra pensionati, qualche commerciante e pochissimi giovani (due) si presentano un ex carabiniere e un ex ispettore di polizia: “Camerati attenzione agli infiltrati, ma non c’è pericolo perché sentirei la puzza e qui non la sento”, dice dandomi una pacca sulla spalla mentre appiccico sul giubbotto il distintivo adesivo del Pdl.
Le teorie di Franco sull’immigrazione sono apprezzate, tanto che la signora Rita, dipendente in uno studio dentistico a Massa Marittima racconta: “Da noi vengono tutti questi negri, che hanno i denti messi uno schifo e pretendono di sistemarseli gratis”. Infatti, “è così – incalza Salvatore di Scarlino – perché loro sono stati abituati dai comunisti ad avere tutto gratis senza lavorare e senza pagare le tasse”. Il comunismo, un ritornello continuo sul male d’Italia che contiene al suo interno “tutto lo schifo” nello stesso calderone, “dai musulmani a Di Pietro, passando per il Pd e le cooperative rosse dei supermercati”, arringa Giuseppe di Gavorrano, mentre Rita annuisce: “Figurati che io a Massa Marittima in quel supermercato, che abbiamo solo quello, non ci vado mai, prendo la macchina e vado a Follonica, da loro non compro”.
Altro argomento che infiamma gli animi over 50 del pullman maremmano è lo scandalo Rai-Agcom: “Solo in questo Paese dominato dai comunisti, con tutti i giudici rossi che andrebbero aboliti, può essere intercettato per tre mesi il presidente del Consiglio, ma adesso basta: è davvero ora di metterli in riga, dobbiamo richiamare in patria la Folgore e finirla così”, spara Daniele di Follonica. Ma Roberto di Scarlino è più moderato: “Aspetterei ancora un po’: voglio essere fiducioso, se Silvio riesce a governare ancora per qualche anno non servirà la guerra civile, però qualche giornale andrebbe davvero chiuso. Ci bastano quei rompi coglioni di “Striscia”, che dimostrano quanto sia liberale Silvio per altro. Ma questa gentaglia che infanga la brava gente con le intercettazioni proprio no: questo “Fatto” soprattutto, il cui vero capo è quel giudice di Palermo, Ingroia, perché è lui la mente, il regista, lo sapete vero? Parte tutto da lì da Palermo, si saranno messi d’accordo con gli altri giudici rossi di Trani e con quelli di Roma per escludere la lista del Pdl”. Rita è su di giri: “Se incontro Travaglio per la strada la prima cosa gli tiro due ceffoni, sempre che non l’abbiano già fatto”.
Il treno dell’amore parte da Torino e si riempie a Novara, patria del candidato presidente della Regione Roberto Cota. Non è un caso: anche l’accento – oltre il Sesia – segna la distanza dal copoluogo e la vicinanza a Milano. Lo sanno bene centrosinistra e Mercedes Bresso, la partita decisiva, tra poco più di una settimana, si gioca lontano dalla mole, feudo “rosso” della valle del Po. Quello che il Pd sembra non capire – e non solo in Piemonte – è che i passeggeri del Frecciarossa partito da Porta Nuova poco dopo le otto non sono semplici comparse, forse nemmeno militanti, ma persone in carne ed ossa che rispondono al richiamo del capo come un sol uomo. Certo, l’organizzazione Pdl paga il viaggio a tutti (che, tanto per essere competitivi con Alitalia, costerebbe dai 185 ai 240 euro) e rifornisce generosamente di cibo, bevande e copie de Il Giornale, ma l’impressione non è affatto quella della truppa cammellata.
Per i ritardatari dell’ultim’ora basta un colpo di fortuna: alla prima telefonata alla sede del Pdl (ma per trovare il numero bisogna ancora cercare Forza Italia) una segretaria annuncia il tutto esaurito, negando con diffidenza informazioni sull’orario di partenza. Alla sera va meglio, si è liberato un posto: numero di telefono del capovagone e il gioco è fatto: “Appuntamento alle otto nell’atrio della stazione per l’appello”. L’amorevole trasferta piemontese – almeno da Torino – sembra addirittura un successo. Nonostante le tensioni della vigilia (una lettera del coordinatore Denis Verdini che accusa il Pdl locale di scarso impegno organizzativo), di treni (pieni) ne partono due. Al binario 17, dietro Agostino Ghiglia (già segretario provinciale di An), un folto gruppo di giovani che – forse in onore della trasferta non disdegna il saluto romano – occupa il diretto per la capitale. Al binario 18 il treno più “ruspante” e berlusconiano, con tappa a Novara.
In attesa della partenza, i vicini occasionali fraternizzano con formule magiche. Basta nominare Travaglio e Santoro e le ire dei manifestanti scattano automatiche, come il nitrito del cavallo al nome di Frau Brucker in Frankenstein Jr. La palma del più agguerrito va a un commerciante torinese, che invita a “spedire in Afghanistan a combattere i talebani” tutti i giornalisti “ansiosi di giustizia”. L’ossessione televisiva contro “i giornalisti comunisti” e “i comunisti” in genere è totalmente pervasiva: “Se ‘Lui’ mi dice di non pagare il canone Rai – aggiunge fiero un pensionato – io non lo pago”, salvo poi aggiungere di non averlo mai pagato.
Tra i passeggeri anche un paio di senatori piemontesi. Uno di loro, interpellato sulla necessità di chiudere definitivamente “quella fogna di Annozero”, abbozza un delicato “Ma sa…la libertà d’informazione…” lasciando piuttosto delusi i suoi interlocutori. Una trasmissione tv tira l’altra, si passa ai commenti su Aldo Busi e Benedetto XVI e qualcuno, lodando papa Ratzinger “odiato dalla sinistra”, esagera dando del “comunista” perfino a Giovanni Paolo II. Ma è la giornata dell’amore contro l’odio, tutto è permesso. Il treno viaggia tra focacce, panini, partite di scopa e tornei di pinnacola; due operai novaresi di origine marocchina sono ansiosi di vedere Roma per la prima volta. I più contenti, all’arrivo, forse sono proprio loro.
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