Il Secolo XIX | Il regime di Cuba salverà il dissidente Farinas

14 Marzo 2010 0 Di ken sharo

Il Secolo XIX | Prima pagina del quotidiano online.

Il governo cubano di Raul Castro non vuole che si ripeta la tragica morte del dissidente Orlando Zapata, all’origine di un’ondata di proteste in tutto il mondo, e avrebbe deciso di fare il possibile per impedire che lo stesso destino tocchi a Guillermo Farinas, in sciopero della fame dal 24 febbraio scorso.

Le autorità tacciono ma Farinas resterà in ospedale, dove è stato ricoverato giovedì, «settimane o mesi», ha detto oggi all’Ansa Elizardo Sanchez, portavoce della Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione nazionale (Ccdhrn, illegale ma tollerata). Zapata, morto il 23 febbraio dopo 85 giorni di sciopero della fame, era un detenuto politico sconosciuto fino a qualche giorno prima di morire. È stato ricoverato quando ormai era troppo tardi.

Farinas, psicologo e giornalista di 48 anni, è invece un noto dissidente dal 1989, protagonista di 23 scioperi della fame e rimasto in carcere per 11 anni e mezzo in carcere. È al centro dell’attenzione da quando il 24 febbraio ha cominciato il digiuno totale nella sua casa di Santa Clara (centro dell’isola) per protesta contro la morte di Zapata e per chiedere la liberazione di 26 detenuti politici malati. Il giornalista è stato ricoverato in ospedale il 3 marzo dopo aver perso conoscenza ed è stato dimesso qualche ora dopo.

Secondo il suo dottore personale, l’oppositore Ismely Iglesias, i medici dell’ospedale Arnaldo Millan non lo hanno trasferito nel reparto di terapia intensiva perché «controrivoluzionario». Farinas ha perso di nuovo conoscenza giovedì scorso, ma questa volta è stato subito ricoverato in terapia intensiva dove viene idratato ed è sotto sorveglianza permanente. «I reni hanno cominciato oggi a funzionare normalmente – ha spiegato Sanchez – Le autorità hanno deciso di tenerlo ricoverato ad oltranza in ospedale». «E questo – ha aggiunto – è quanto si sarebbe dovuto fare con Zapata, ricoverato in ospedale quando ormai era troppo tardi».

Sanchez intanto ha reso noto di aver avviato «trattative discrete con governi europei e latino americani, non meglio specificati, perché premano sul governo cubano per la liberazione dei 26 detenuti politici malati come chiede Farinas».

In tutto sarebbero circa 200 i prigionieri politici a Cuba. Parallelamente, un gruppo di dissidenti moderati ha chiesto oggi la mediazione del presidente uscente del Costa Rica, Oscar Arias, Nobel della pace, dopo il tentativo fallito con il leader brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, la cui decisione di non intervenire a favore dei detenuti cubani è stata fortemente criticata dall’opposizione in Brasile. Lo ha annunciato all’Ansa Manuel Costa Morua, del gruppo moderato Arco Progresista, di tendenza socialdemocratica, il quale ha inviato la richiesta all’ambasciata del Costa Rica a Cuba. Arias ha espresso pubblicamente il suo appoggio a Farinas questa settimana. Per Morua il rifiuto del Brasile di intervenire a favore dei detenuti politici «non è un atteggiamento all’altezza della sua leadership regionale e i valori tradizionali che Lula ha sempre difeso».

Il paragone tra i detenuti politici cubani con «delinquenti comuni» brasiliani fatto da Lula è stata, ha affermato, una «dichiarazione sfortunata e poco elegante». E in Europa, che questa settimana ha condannato la morte «evitabile e crudele» di Zapata, il quotidiano spagnolo El Pais ha criticato in un editoriale la politica di apertura nei confronti di Cuba raccomandata dalla presidenza di turno spagnola.

«La strategia di mettere in sordina le esigenze politiche nei confronti del regime cubano per strappare delle concessioni umanitarie – scrive il quotidiano – non funziona e, al contrario, porta a un «peggioramento dei diritti umani» a Cuba. Morua si è detto comunque contrario alla sospensione tout court del dialogo con Cuba: «Il Paese ne ha bisogno – ha concluso – anche se la politica di apertura va rettificata. Ci vuole un avvicinamento verso il governo ma anche verso gli oppositori», ha concluso.