Infettano la gioventù: in Uganda si discute di pena di morte per omosessuali

8 Marzo 2010 0 Di luna_rossa

Sono come un virus, se non li fermiamo infetteranno la nostra  gioventù». Ma sai cosa fanno i gay esattamente? «Non lo so, non ne ho mai incontrato uno, ma quello che so per certo è che se non li si ferma corromperanno la società e noi abbiamo il dovere di proteggere i nostri figli».Sei favorevole o contrario all’introduzione della pena di morte per i gay in Uganda? «Meglio metterli in galera per cinque anni che ucciderli. Mi sembra un tempo sufficiente per rieducarli».
Se non conosci persone gay, come ti sei fatto questa opinione? «So dalla radio che se li vedi per strada non sono diversi da noi, ma il loro comportamento è diverso. Puoi mettere insieme un polo positivo con un polo positivo? Io ascolto sempre la radio e ho sentito diverse testimonianze di gay che sono tornati». Vuoi dire gay “pentiti”? «Sì, li ho ascoltati dal vivo. Alcuni hanno trovato Dio nella chiesa evangelica e sono tornati normali. Io non appartengo a nessuna parrocchia, ma sono cristiano e sostengo la campagna anti-gay». Se qualcuno ti dicesse che i gay amano semplicemente persone dello stesso sesso, cosa ci sarebbe di male? «Non va bene. La nostra cultura è contraria a queste cose. Faccio un esempio, io non mi sarei nemmeno potuto sposare con una donna dello stesso clan». I tuoi amici e familiari la pensano come te? «Tra i miei amici c’è chi pensa che i gay dovrebbero essere messi a morte in modo che se ne faccia un esempio che può convincere altri a cambiare strada». Nessuno dei tuoi amici è d’accordo a lasciarli vivere in pace? «Solo uno che fa avanti e indietro dagli Usa. Lui la pensa diversamente. A proposito dell’America molta gente quì è offesa dal comportamento degli americani. Io amavo gli Stati Uniti, ma hanno ferito l’intero paese con il loro ricatto sulla legge per i gay. Che vuol dire che minacciano di tagliare gli aiuti? Pensano che siccome siamo africani, abbiamo bisogno di aiuto, ci sono ancora troppi poveri e bisogna costruire ancora strade, scuole, possono trattarci senza rispetto. L’Uganda è un paese indipendente, se la nostra amicizia con l’America deve essere soggetta a queste minacce, meglio vivere con un tozzo di pane e mantenere la nostra dignità». Chi ti ha detto che i gay vanno in giro a “convertire” i giovani? «Lo sanno tutti che hanno soldi e sostegno. E l’atteggiamento del governo Usa ne è la prova. Sono protetti con la minaccia che se finiscono in prigione ci tagliano gli aiuti».

L’opinione di Robet Sonko, autista di Kampala di 36 anni, padre di tre figli, pare piuttosto diffusa per le strade della capitale ugandese. E se Robert non ha completato le superiori, Catherine, 32 anni, impiegata presso un’agenzia di telecomunicazioni, ha un diploma e la pensa come lui. Segno che la propaganda anti-gay delle chiese evangeliche americane in Uganda convince, inculcando falsità nelle menti dei cittadini. Non sorprende dunque che il parlamento di Kampala non abbia accolto la petizione internazionale di oltre 450mila firme per il ritiro del disegno di legge che propone l’introduzione della pena di morte per il reato di “omosessualità aggravata”, proposto da David Bahati, parlamentare del maggioranza. L’omosessualità è già reato in Uganda. Ma l’articolo 2 del testo contempla la pena capitale per chi ha rapporti con persone dello stesso sesso disabili, minorenni, persone affette dal virus dell’Hiv o che abbiano subito precedenti condanne.
La legge avrebbe lo scopo di «proteggere la famiglia tradizionale e combattere la diffusione dell’Hiv». Lo speaker del Parlamento Edward Ssekandi, ha reso noto nei giorni scorsi che le istanze presentate dai promotori della petizione a difesa dei gay saranno considerate dalla commissione parlamentare per gli affari legali, «ma la norma seguirà il suo normale iter».
I gay ugandesi sanno di poter ricevere più appoggio dall’estero che a casa propria e mentre loro chiedono aiuto tramite i blog, denunciando quotidianamente la diffusione del pregiudizio anti-gay nel paese, le chiese anglicane portano gente in piazza invocando il cappio per gli
omosessuali. Paladino dell’odio per i gay è il pastore anglicano Martin Ssempa, che predica nel quartiere di Makerere a Kampala. Ssempa ha mostrato in
chiesa le “prove dell’abominio dell’omossessualità”: un video pedo-pornografico e poi ha portato in piazza qualche migliaio di persone a Jinja, dopo che la polizia ha revocato il permesso per la marcia anti-gay organizzata nella capitale il mese scorso. Per lo stesso presidente ugandese Museveni, amico degli Stati Uniti, l’omosessualità è un «atteggiamento anti-africano».

Francesca Marretta (Kampala)