Lazio, Polverini in un mare di guai: esclusi anche la sua “civica” e il listino del presidente
2 Marzo 2010Pioggia di guai su Renata Polverini. Dopo l’esclusione della lista romana del Pdl dalle regionali del Lazio, oggi sia la sua lista civica che il suo listino sono stati bocciati dall’ufficio centrale elettorale della Corte d’Appello di Roma. La lista civica, acquisita con riserva, ha un simbolo troppo simile a quello di Fabio Polverini, candidato di una lista collegata a Forza Nuova di Roberto Fiore. Mentre la lista di Renata Polverini ha un simbolo rosso con il tricolore sotto, quello di Fabio Polverini ha la scritta Fabio in rosso e Polverini in bianco con la dicitura candidato per la regione Lazio. La lista con la candidatura di Fabio Polverini è stata presentata prima. Da qui secondo quanto si apprende il problema.
Escluso anche il listino della Polverini, quel gruppo di 14 candidati che scattano come premio di maggioranza in caso di vittoria del “governatore” a cui sono apparentati. Si tratterebbe però solo della mancanza della firma di uno dei rappresentanti di lista di cui l’ufficio elettorale si sarebbe accorto solo successivamente all’accoglimento. «Al momento il listino Polverini risulta escluso. C’è un impedimento di carattere burocratico che pensiamo di risolvere a breve», spiega il coordinatore regionale del Pdl Lazio Vincenzo Piso. Ma l’alleato Umberto Bossi ha un giudizio assai diverso: «Sono dilettanti allo sbaraglio».
E anche dentro il Pdl c’è chi ammette che a questo punto la stessa candidatura della Polverini è a rischio. Al momento, salvo esiti diversi dei ricorsi che verranno presentati, con l’esclusione del «Listino» di Renata Polverini, decadrebbe la candidatura della stessa Polverini e di conseguenza di tutte le liste di centrodestra collegate. La conferma arriva da Ignazio Abrignani, parlamentare
e avvocato responsabile dell’ufficio elettorale del Pdl, che fa notare come «al momento sarebbero fuori anche liste come l’Udc e
La Destra» che pure sono state ammesse alla competizione di fine marzo.
«No, no, no, non voglio parlare» si è limitata a dire la Polverini ai giornalisti, affrettandosi a salire in macchina. Annullato l’appuntamento elettorale previsto per le 15 di oggi.
Nessun problema per il listino della Bonino, ammesso alle elezioni così come quello di Marzia Marzoli (Rete dei Cittadini). Bocciati i listini collegati ai candidati-presidente Michele Baldi, Roberto Fiore, Luca Romagnoli e quello di Francesco Battaglia (Popolo di Facebook).
Stamane, prima del nuovo tsunami sulle liste, la Polverini si era detta «fiduciosa e lo sono in generale per la mia campagna elettorale». «Penso che l’attenzione del Capo dello Stato possa e debba avere un peso», ha detto la candidata alla presidenza della regione Lazio. Ma Napolitano aveva già detto ieri come la pensava: decideranno i giudici.
I suoi cercano, intanto, di arginare il loro ridicolo comportamento che ha portato all’esclusione della lista Pdl. «Desideriamo ribadire ufficialmente l’assoluta inesattezza di alcune ricostruzioni di stampa circa lo svolgimento dei fatti avvenuti lo scorso sabato 27 febbraio», ha detto con un comunicato congiunto Alfredo Pallone vice coordinatore del Pdl nel Lazio e Gianni Sammarco coordinatore del PDL di Roma. «Priva di fondamento appare l’ipotesi di modifiche ordinate dall’alto o di riposizionamenti nella lista del Pdl. Ricordiamo che tale documento era stato redatto a macchina e quindi immodificabile con correttori o altri sistemi». Secondo i due esponenti del Pdl «oltretutto sarebbe stato tecnicamente impossibile correggere gli oltre 200 fogli della raccolta firme».
Il centrosinistra chiede che le regole siano rispettate con rigore: «Se i criteri per decidere l’ammissibilità delle liste dovesse diventare, da formali, criteri politici, il precedente che si creerebbe sarebbe uno stravolgimento delle regole dalle conseguenze non gestibili» ammonisce il vicesegretario del Pd Enrico Letta. E poi, fanno osservare quelli del Pd, non è vero che la democrazia sarebbe tarpata, perché gli elettori di centrodestra possono comunque votare per la Polverini e per i partiti che la appoggiano, tolto naturalmente, il Pdl. E se a Bologna si è deciso di commissariare il comune in nome del rigore della legge, dicono ancora i democratici, non si vede perché a Roma le regole dovrebbero essere ignorate o cambiate in favore di qualcuno.
Sulle voci che si arriva addirittura a una “leggina” per mettere una pezza agli errori dei dirigenti del PdL, il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini: «Non c’è nessun pasticcio delle liste – ha detto – ci sono delle regole che vanno rispettate. Sarà la magistratura a fare la sua parte».
In Lombardia
«La legge è stata modificata» e nella raccolta di firme per le liste elettorali «certi timbri e certi orpelli non sono affatto indispensabili», ha detto il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni. Formigoni si è detto ottimista sul fatto che il ricorso del Pdl possa essere accettato dall’ufficio elettorale: «il ricorso sta per essere presentato, si è ampliata ancora la documentazione rispetto a ieri sera».
Nel frattempo, i radicali hanno presentato un nuovo atto in Tribunale a Milano per contestare altre firme raccolte dalla lista “Per la Lombardia” di Formigoni dichiarata non ammissibile. Lorenzo Lipparini, delegato della Lista Bonino-Pannella, e Marco Cappato, esponente dei radicali, hanno presentato un nuovo atto che si aggiunge al ricorso accolto ieri dalla Corte d’appello, ma che, viene spiegato dall’ufficio centrale regionale della corte, non è un nuovo ricorso ma una memoria integrativa.
Slitterà probabilmente a domani la decisione dell’ufficio centrale della Corte di Appello di Milano sull’istanza di riesame avanzata dal Pdl alla decisione di escludere la lista «Per la Lombardia» di Formigoni dalle prossime elezioni regionali. I giudici sarebbero in questo momento esaminando tutte le firme depositate a supporto della lista di Formigoni e non avrebbero ancora iniziato a valutare l’istanza di riesame, anche perché i radicali, dal cui ricorso è nata la decisione di escludere la lista Formigoni, non avrebbero ancora ricevuto la notifica dell’istanza del Pdl, depositata in tribunale poco prima delle 13. È molto probabile, a questo punto, che la decisione non venga presa prima di domani, anche perchè la legge impone che una risposta all’istanza di riesame venga data entro 48 ore.
02.03.2010 – L’Unità –