“Lega davanti al Pdl”. “Non accadrà” Botta e risposta tra Bossi e Berlusconi
24 Marzo 2010Il Senatur lancia la sfida all’alleato:
“A noi voti anche in Regioni rosse”.
Il premier frena: alleanza strategica
Nessuno sconto agli alleati perchè queste «sono elezioni politiche». Umberto Bossi scende in campo per le regionali e mette – nelle regioni del Nord – la freccia per «il sorpasso», «abbastanza logico», del Carroccio sul Pdl: una manovra che suscita malumori nel centrodestra anche se il leader della Lega rassicura che «non cambia niente» nell’esecutivo e che «quasi quasi Berlusconi lo auspica perchè noi siamo una forza stabilizzatrice rispetto ad altre forze di governo».
Ma l’idea del «sorpasso» della Lega non convince il presidente del Consiglio «per due motivi: il primo – spiega – è che non ci sarà, il secondo è che con la Lega c’è un’alleanza strategica per riformare il Paese». Ma il “derby” del centrodestra viene sentito, soprattutto nel Pdl. E a riprova c’è la lettera di invito al voto inviata ieri da Berlusconi agli elettori veneti e nella quale non compare mai il nome del candidato leghista Luca Zaia dando la sensazione che la gara con i “cugini” leghisti provoca più di un’apprensione dalle parti di via dell’Umiltà. Senza parlare della questione del “doppio incarico”: la Lega, infatti, non intende «mollare il ministero» dell’Agricoltura anche se Zaia dovesse essere eletto governatore del Veneto.
Concetto, questo, espresso ancor più chiaramente in serata da Bossi. Ma si tratta di un’ipotesi «non ricevibile» dalle parti del Pdl e che spinge Alberto Giorgetti, coordinatore veneto del Popolo della Libertà, ad ’auspicarè «che il ministro Zaia scelga di restare soltanto alla guida della Regione». Ma il Senatur tira dritto e guarda avanti tracciando «il percorso» per i prossimi mesi: prima tappa le regionali, subito dopo ci sono le riforme «iniziando da quello che si può fare» con un occhio di riguardo «al decreto attuativo del federalismo fiscale». «Benvenuto» anche il «taglio delle tasse» ma «senza mettere in difficoltà Tremonti» e ricordando che bisogna «fare i conti con l’Europa». Il ministro rimarca che «noi siamo alleati fedeli del Pdl» e che «logicamente chiediamo il sostengo del Pdl sulle riforme».
Bossi ricorda, perciò, come è nata l’amicizia con Berlusconi e al premier riconosce il merito di «aver fermato la pedofilia in Europa» e di «non aver firmato la legge per le famiglie orizzontali, altrimenti ora avremmo un Paese pieno di matrimoni omosessuali». Sostiene il Cavaliere anche sul caos liste. «Dovremo fare una nuova legge – afferma – Non è possibile che bastino un pò di botte o i militanti di un partito avverso per impedire la consegna delle liste, come pare sia avvenuto» a Roma. Un’apertura arriva anche sull’ipotesi di presidenzialismo avanzata da Berlusconi, anche «se si andrà a sbattere contro la resistenza accanita della sinistra»: «Vediamo cosa dice il leader del Pdl – spiega – che è Berlusconi e non Fini». E proprio al presidente della Camera si rivolge direttamente il leader leghista a proposito della diversità di vedute sulla politica dell’immigrazione pur avendo dato il ’doppio cognomè alla legge che impose una stretta contro i clandestini. Bossi scommette sui «risultati elettorali» che «serviranno anche a far capire chi ha ragione» tra i due contendenti.
La Lega sembra non preoccuparsi invece molto della sinistra che potrebbe «essere la più danneggiata dall’astensionismo» perchè «i suoi votanti sono stanchi di vederla non propositiva ma sempre contro e senza portare a casa nulla». Per Bossi, infatti, «l’affermazione della Gauche in Francia si ferma sul Moncenisio, sulle Alpi. Non passa da questa parte». Anzi, il Carroccio punta a fare breccia nelle «regioni rosse» anche se «non sono andato a fare campagna elettorale e questo conta». Obiettivi principali restano Veneto e Piemonte, dove «Cota ha recuperato sulla Bresso», e la Lombardia dove «otterremo un grande risultato». Infine, «c’è la Liguria che mi pare si stia risvegliando a furia di moschee, pasticci e diseconomie». Nelle previsioni di Bossi pare delinearsi quell’abbraccio ’verdè dal Piemonte al Veneto capace di spaventare non solo il Pd ma anche il Pdl.
La Stampa.it – 24.03.2010