Liberazione.it-20 marzo, Berlusconi in piazza, i pirati “assaltano” il Parlamento
14 Marzo 2010Liberazione.it.
“Il filesharing è una filosofia. Di anno in anno, aumentano le persone che scelgono di condividere materiale in rete… E si formano anche delle vere e proprie catene, insomma dal filesharing al ‘friendship sharing’…”. Alessandra se la ride. E’ la responsabile comunicazione del ‘Partito Pirata’ italiano e ce la mette tutta per spiegare che la condivisione in rete non è – non dovrebbe essere – un crimine. Pc collegati, schermo per spiegare come si fa a diventare utenti di Slavanap o Xnap, a seconda, tutt’intorno gente munita di pen drive o portatili per scaricarsi film o musica messa a disposizione su un apposito server. E’ il primo “Filesharing party” d’Italia (al Fusolab, piccolo club di soci e amanti del settore a Roma), esperimento di passaggio dalla condivisione virtuale a quella reale. E non solo perché la serata è l’occasione per ‘diffondere il verbo’ parlando a quattr’occhi con la gente e non con le dita su una tastiera. Ma anche perché è per il Partito Pirata momento di informazione su un’altra iniziativa: candidare un proprio rappresentante alle regionali nel Lazio.
Non che non sia stato mai fatto in passato, benché il partito degli hacker in Italia sia alquanto giovane (nato come associazione nel 2009, a fronte di esperimenti ben più antichi nei paesi scandinavi, ad esempio). Il punto è che il successo elettorale è di là da venire, “nelle istituzioni italiane ancora oggi, nel 2010, nessuno si occupa di cultura libera, wireless gratuito, rottura del digital divide…”. Paolo Cocuroccia, 31 anni, hacker romano portavoce del partito Pirata, è consapevole delle difficoltà della sua campagna elettorale. E’ lui il candidato, indipendente nelle liste di Sinistra e libertà per il consiglio regionale del Lazio. Difficoltà di far passare il messaggio. “In Italia c’è ancora molto conservatorismo e ignoranza”, dice insistendo sul fiore all’occhiello del suo programma: “Open source nelle pubbliche amministrazioni per risparmiare e dare un miglior servizio ai cittadini. E’ stato già fatto in Umbria, con un risparmio di due milioni e mezzo in quattro anni! Non capisco perché non lo si faccia anche nelle altre regioni, che invece continuano a pagare le licenze a Microsoft, per dire. Perché Brunetta non lo fa?”. Già: perché? Eppure anche Fini si è accorto della rete, vorrebbe dare il Nobel per la pace a Internet. “Ciò che conviene ai grandi gruppi ha la precedenza, evidentemente – risponde Paolo – Fini? Un pro-forma”.
Intanto, con Alessandra e gli altri la discussione al piano di sotto del Fusolab si fa accanita, dal filesharing ai diritti Siae, alle domande di chi diffonde le proprie creazioni musicali solo su internet, eppure è costretto a compilare il modulo Siae quando suona nei locali. Risponde un ospite d’eccezione: Giuseppe Campanelli, uno dei legali dei quattro svedesi di Pirate Bay presi di mira dal tribunale di Bergamo. “Sì, un tribunale italiano, perché in Italia c’è un misto di ignoranza e di cornice politica che è terreno fertile per il terrorismo anti-pirateria…”, dice l’avvocato. “Basti pensare – gli fa eco Paolo – ai decreti Bondi e Romani”, il primo sulla ‘tassa sull’equo compenso’ (surplus da pagare per compensare i mancati guadagni della Siae a causa della pirateria), il secondo che punisce chi sul web pubblica video televisivi. “Concezione illiberale per asservire la rete alla tv”, sintetizza Campanelli, convinto che la situazione cambierà: “Sono tutte leggi impugnabili a livello europeo. Siae e quant’altro serve soprattutto alle major per tutelare il diritto d’autore sono impalcatura obsoleta per i tempi moderni”. In Italia però c’è tanto da fare. Paolo e il suo partito si sono anche messi in testa di portare un po’ di informatici in un campo rom, la prossima settimana. “Per il dialogo tra mondi separati…”. E il loro sito annuncia anche un altro appuntamento che ora capita proprio nel giorno in cui Berlusconi trascina in piazza il Pdl: il 20 marzo. Gli hacker si vedranno al Teatro Capranica, per “portare le voci e la gioia dei pirati direttamente nel cuore del potere, a 100 metri dal Parlamento, con un enorme potenziale in termini di provocazione mediatica”.
Angela Mauro