Pd, l’importante non è perdere: è dare la colpa a qualcun altro

30 Marzo 2010 0 Di ken sharo

Pd, l’importante non è perdere: è dare la colpa a qualcun altro.

è bello disturbare il manovratore.

Certo, è vero che anche Roberto Cota è a favore della Tav che ha costituito il cavallo di battaglia elettorale dei grillini contro la Bresso. Ma se questo non è stato decisivo per far scegliere all’elettore di votare il “male minore” (dal suo punto di vista), la colpa è di chi non è riuscito a farglielo capire, o non era abbastanza credibile per riuscirci.

Ieri Bersani a botta calda diceva di essere pronto a grandi alleanze, per il futuro, e che il modello di coalizione a cui guarda è quello dei presenti alla manifestazione contro il decreto interpretativo del governo a piazza del Popolo. Sarebbe stato più corretto ammettere anche che l’UdC non solo non basta: non serve proprio. A fronte della vittoria ligure c’è la sconfitta piemontese che brucerà per molto, mentre nel Lazio il risultato dell’Udc è andato al di sotto delle attese, ed è stato decisivo per la vittoria solo in mancanza della lista del PdL.

Poi c’è il caso Puglia, dove Vendola vince senza superare il 50%: probabilmente con l’alleanza tra PdL e Udc il PD avrebbe perso anche lì, di sicuro Nichi è stato un candidato impermeabile agli scandali e al malaffare della maggioranza pugliese che lo sostiene. Questo significa che lui è un leader con un’investitura popolare. Mica come quel D’Alema che invece al giudizio “del popolo” non si è mai sottoposto in prima persona e voleva scambiare Vendola, come quando da bambini si gioca con le figurine, con un Boccia e un Emiliano. Con il senno di poi è facile ragionare, ma forse per la Puglia il destino a quel punto sarebbe stato simile a quello del Piemonte (se non della Campania), e anche lì sarebbe stata colpa dell’astensionismo o di qualcuno che decideva di correre da solo soltanto perché è stato cacciato a calci.

Quando avrà finito di raccontarsi le favole, il PD si renderà conto che questa è la più bruciante sconfitta che abbia mai conseguito. E anche che ogni volta che arriva un’elezione, la più bruciante sconfitta diventa sempre l’ultima che è arrivata. Le possibilità di uscire dal cunicolo in cui s’è infilato, senza nemmeno il conforto dei risultati elettorali visto che per tre anni le urne sono chiuse, adesso sono ridotte al lumicino. “Dare un senso a questa storia”, quando “questa storia un senso non ce l’ha”, insomma. E chissà se ce l’ha mai avuto.