Roma non vuole quei giochi

10 Marzo 2010 0 Di luna_rossa

Il sindaco Alemanno ha consegnato al Coni la candidatura bipartisan di Roma come sede delle olimpiadi del 2020. Ma bisogna avere il coraggio di dirlo: le Olimpiadi non possono essere ospitate né a Roma né a Venezia. Le Olimpiadi non sono più quell’evento sportivo, sobrio e appassionante, pensato da Coubertin, ma sono ormai un’altra cosa. Un circo mediatico consumista, una macchina per far denaro e una occasione di scempio del territorio. Roma invece è rimasta la stessa: quella dei palazzinari.
Chi si ricorda dei Mondiali ’90? Quali benefici ne ha tratto la città? Nessuno, ricordiamo però l’air terminal abbandonato da anni (150 miliardi di lire), le stazioni ferroviarie mai usate di Farneto e Vigna Clara (80 miliardi), il sottopasso sulla Colombo. Monumenti allo spreco, al consumo di territorio e al cemento. Sono passati 30 anni e sei amministrazioni, ma con i Mondiali di nuoto del 2009 è successo lo stesso. Forse peggio. 200 milioni di euro buttati nella città fantasma dello sport a Tor Vergata, un rosario di piscine incomplete o costruite abusivamente, con poteri di deroga tipo Protezione civile e una scia di inchieste per corruzione e sanatorie bipartisan. Perché nel 2020 dovrebbe essere diverso? Il blocco di potere di costruttori ed immobiliaristi che domina la città eterna da sempre, e che ha imposto un modello economico basato sulla rendita soffocando lo sviluppo produttivo, non è cambiato. Si dice che le Olimpiadi faranno bene al turismo. Ma davvero Roma, la città più conosciuta al mondo dopo a New York, con i suoi 14 milioni di visitatori, ha bisogno delle Olimpiadi per promuoversi? Davvero 10 anni di cantieri aperti nella città e un adeguamento dell’offerta ricettiva alla invasione di milioni di spettatori per pochi giorni è quello che serve?
E non è vero nemmeno che porteranno ricchezza. Anzi. I mondiali di nuoto sono andati in rosso di 8 milioni di euro. A parità di capitali investiti i Giochi portano effetti limitati sull’occupazione, mentre il consumo di territorio, vera ricchezza della città, è enorme. Le grandi opere continueranno a drenare denaro sottraendolo agli investimenti di riqualificazione. Resteranno le opere: alcuni grandi impianti sportivi costosissimi, mentre la capitale ha bisogno di impianti diffusi, accessibili. Tante strade e qualche intervento di maquillage: ma chi lo dice che ci vogliono le Olimpiadi, ad esempio, per recuperare il Tevere?
No i giochi non possono tornare a Roma. Il Comitato Olimpico Internazionale assegnerà la sede dei giochi nel 2013. Abbiamo tre anni per convincerlo che non è il caso. Intorno all’opposizione al procedere per grandi eventi, segno di mancanza di fantasia, può coagularsi invece il fronte di coloro che hanno un’altra visione della città e sognano una Roma diversa, a misura di persona.
Fabio Alberto – Il Manfesto.it