Stop ai talk show, giornalisti in rivolta Santoro: Rai umiliata e mutilata – Il Messaggero

3 Marzo 2010 0 Di ken sharo

Stop ai talk show, giornalisti in rivolta Santoro: Rai umiliata e mutilata – Il Messaggero.

ROMA (2 marzo) – Giornalisti in rivolta contro la direttiva del consiglio di amministrazione della Rai che stoppa per la campagna elettorale i quattro approfondimenti del servizio pubblico: Porta a Porta, Ballarò, Annozero e L’Ultima parola. In serata manifestazione di protesta davanti alla sedere Rai di via Teulada. A sorpresa è intervenuto anche Bruno Vespa che in giornata aveva accusato Michele Santoro dicendo: è colpa sua. Immediata la replica del giornalista di Annozero che ha paragonato il conduttore di Porta a Porta a un «compagno di classe birbantello che indicava l’altro responsaile delle marachelle».

La protesta di piazza di stasera in via Teulada e un videocomunicato nei tg in alternativa allo sciopero che subito non si può fare, sono le prime forme di mobilitazoine annunciate. Ma anche le vie legali. Conduttori dei talk show in testa, il sindacato dei giornalisti della Rai (Usigrai) e la Federazone nazionale stampa italiana (Fnsi) annunciano che non lasceranno nulla di intentato per revocare lo stop.

Vespa: ammiro Santoro, ma tutti rispettino le regole. «Dal punto di vista professionale sono un grande ammiratore di Santoro, ma tutti devono rispettare le regole» ha detto Vespa che è salito a sorpresa sul palco di via Teulada dopo aver registrato una puntata di Porta a Porta. «Questo provvedimento – ha detto Vespa dopo qualche fischio da parte dei manifestanti – è molto pericoloso, è un boomerang, una bruttissima pagina di democrazia». Vespa ha ricordato che nel 2001, «ai tempi del famoso Editto bulgaro, fui tra quelli che si schierarono perché lui e Biagi andassero in onda. Recentemente Porta a Porta è stata cancellata da Rai International. Non c’è stata alcuna manifestazione di protesta». E ha aggiunto: «Diciamo che le regole sono magari sbagliate, ma se esistono, sono abituato a rispettarle. Lavoro in Rai da 40 anni e non mi convincerete mai del contrario. Bisogna combattere perchè le regole cambino, ma – ha concluso – la democrazia non è solo un diritto ma anche un dovere». E, con una punta di polemica, visto che la sua dichiarazione era stata contestata, ha detto «mi auguro che questa sia l’ultima occasione in cui si impedisce a qualcuno di parlare». Prima dell’intervento di Vespa, Santoro aveva affermato: «noi siamo per la tolleranza e difendiamo chi non la pensa come noi. Sono qui per difendere il diritto di Bruno Vespa di andare in onda» ricevendo gli applausi della folla.

Botta e risposta tra Bruno Vespa e Michele Santoro. Il conduttore di Porta a Porta oggi sul Corriere della Sera pur definendo «grave e ingiusta» la scelta dei vertici di Viale Mazzini, dice: «vogliamo essere onesti? la decisione della Rai, come quella della Vigilanza, ha un nome e cognome: Michele Santoro». E più avanti su radio Monte Carlo: «Io ho sempre difeso il compagno Santoro, anche quando fu sospeso dal famoso “editto bulgaro” del 2001. Ma non mi sta bene che oggi per le marachelle ripetute di un alunno, venga sospesa tutta la classe». E conclude: «L’azienda ha una sola giustificazione: Santoro è lì per ordine del magistrato».

Immediata la replica di Santoro dai microfoni di Radio Città Futura: «Bruno vespa è il mio Gerovital: mi sta facendo tornare ragazzino, quando andavamo a scuola c’era sempre quel compagno di classe un po’ birbantello che indicava l’altro come responsabile delle marachelle». «Ma noi – conclude il conduttore di Annozero – ci battiamo anche per lui perché quello che sta succedendo non ha precedenti nella storia della tv occidentale, è un atto censorio molto grave». Per Santoro, «questa è proprio censura, non c’è un’altra parola per definire quello che è successo. Io vorrei mettere in onda una nostra trasmissione del 1994, in modo che tutti possano misurare la distanza che c’è tra la tv di oggi e quella di 16 anni fa in cui eravamo molto più liberi di oggi. La sera in cui Berlusconi ha vinto le sue prime elezioni è andata in onda nel mio programma una Sabina Guzzanti strepitosa, che ha fatto un numero che oggi farebbe venir giù il sistema talmente era forte e irriverente».

«Siamo diversi e non vogliamo essere uguali agli altri – ha detto Santoro alla manifestazione a via Teulada in collegamento con Otto e Mezzo su La7 – non vogliamo arrenderci al fatto di diventare tutti uguali. Voglio essere quello che sono, non andare in onda come un avatar dell’informazione, un altro da me».

«Il servizio pubblico è stato umiliato e mutilato – dice Santoro – è stata cancellata la distinzione tra tribune politiche e programmi di approfondimento prevista dalla legge sulla par condicio, per cui i programmi sono stati trasformati di imperio in tribune politiche e ha definito «clamoroso» il fatto che «in questa settimane non vadano in onda neanche le tribune politiche». NEll’annuciare un puntata tra la gente il prossimo 25 marzo, Santoro afferma: «Facciamo lo sciopero bianco, come i braccianti di Di Vittorio: ovvero scioperiamo lavorando, perchè viene minacciato il nostro lavoro, qualcuno cerca di trasferire una idea: che i Floris e i Santoro siano persone privilegiate, distinte da quelli che lavorano. Costoro sono le stesse persone che stanno umiliando il lavoro».

Santoro dal palco di via Teulada è tornato sulla polemica con Vespa: «Se pure avessero deciso di sospendere tutti i programmi di approfondimento per chiudere Annozero, sarebbe meno grave? Sarebbe un crimine ai danni della libertà di espressione e la responsabilità sarebbe da valutare nelle sedi competenti. Quando è accaduto a noi, abbiamo avuto ragione e Berlusconi ha avuto torto, a meno che non vogliamo chiudere anche i tribunalì». Appena ha citato il premier, Lilli Gruber, conduttrice di Otto e Mezzo, ha sollevato una paletta rossa e lo ha fermato: «Anche noi abbiamo la par condicio: non possiamo parlare, citare, invitare politici, ministri, schieramenti». Da quel momento in poi Santoro ha definito il presidente del Consiglio ‘Mister X’. Il 25 marzo, ha poi ribadito, ci sarà uno speciale di Annozero: «Faremo la nostra trasmissione e tutti coloro che vorranno trasmetterla da qualche parte potranno farla». Lilli Gruber gli ha chiesto anche dell’ipotesi che la Rai riveda la sua decisione: «Il presidente della Rai ha detto che sta morendo, vuoi resuscitarla per questa occasione?», ha risposto il giornalista.

Alla manifestazione di via Teulada tra gli slogan e i manifesti «No censureRai», «Berlusconi: Minzolini ti assolve, la storia ti condannerà». Presenti i consiglieri di amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, il presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale e il segretario Franco Siddi, il responsabile comunicazioni del Pd Paolo Gentiloni, conduttori e giornalisti come Michele Santoro, Giovanni Floris, Andrea Vianello, Corradino Mineo, Piero Badaloni. Secondo gli organizzatori, ci sono già 1.500 persone.

La Fnsi: colpo mortale all’informazione.
«La decisione della Commissione di Vigilanza della Rai di abolire le trasmissioni giornalistiche di approfondimento rappresenta un colpo mortale all’informazione e all’autonomia dei colleghi», ha affermato il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Lorenzo Del Boca.

Bersani: sarà un boomerang per Berlusconi. «Penso che Berlusconi abbia sbagliato i calcoli. Credo che sarà un boomerang. Neanche in Iran si può fermare l’informazione» afferma il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, presente alla manifestazione di via Teulada. «Vista con gli occhi dell’Europa, la cosa che sta succedendo è incredibile», ha aggiunto. «Non esiste in nessun Paese occidentale. Ma questa serata dimostra che una reazione è possibile. Questa iniziativa di Berlusconi dimostra debolezza e nervosismo. Lui ci ha abituati a sentire racconti di cose meravigliose, di miracoli. A disturbarlo – ha concluso – è l’indagine libera di giornalisti con la schiena dritta che possono parlare della società com’è realmente».

D’Alema: grave colpo alla libertà di informazione. «La legge sulla par condicio è stata varata dal mio governo oltre dieci anni fa e in tutto questo tempo non è mai successo quello che è accaduto adesso. Questo significa che la colpa non è della legge ma è del regolamento. È stato inferto un grave colpo alla libertà di informazione, per tutto il tempo in cui la legge è stata in vigore non è mai successo niente di simile», ha detto il presidente del Copasir, Massimo D’Alema.

Casini: no bavaglio a campagna elettorale. «La decisione del Cda della Rai è del tutto sbagliata. Terremoto, piccole e medie imprese, famiglie, tasse: si vuole mettere il silenziatore alla campagna elettorale», ha commentato il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, che ha rivolto un appello al premier «per cui si possa rimediare a questa sorta di politica birmana che mette il silenzatore a tutta l’opinione pubblica»

«L’Italia dei Valori aderisce alla veglia per la libertà indetta dall’Usigrai per stasera alle 20 a via Teulada», ha detto il capogruppo dell’Idv in commissione di Vigilanza, Pancho Pardi. «Intendiamo protestare contro la scelta del cda Rai – sottolinea Pardi – che applica in forma letterale la decisione presa dalla Vigilanza. Le regole del gioco andrebbero decise insieme, non con colpi di mano di una parte politica. Cancellare tutte le trasmissioni di approfondimento politico ha il sapore di una censura preventiva inaccettabile per la nostra democrazia e – ha concluso – confligge terribilmente con l’articolo 21 della Costituzione».

Barbareschi (Pdl): è dittatura, come in Birmania. Lo stop non piace nemmeno nel Pdl. «Questa mattina ci siamo risvegliati in una dittatura, degna della Birmania. Uno scempio inaccettabile, quello della cancellazione dei programmi tv con contenuto politico. Mi viene da chiedere ai soloni che si sono inventati questa robaccia di spiegare cosa sia esattamente configurabile come “contenuto politico”», ha detto Luca Barbareschi, vicepresidente Pdl della Commissione Trasporti e Comunicazione
della Camera e conduttore di un programma su La 7.

Floris: la Rai deve andare in onda. «È come se per non prendere un divieto di sosta, facessi esplodere l’automobile»: con questa ed altre colorite metafore Giovanni Floris, il conduttore di Ballarò, secondo cui «il servizio pubblico rinuncia a fare il suo lavoro, rinuncia a fare quello per cui è nato». Il conduttore ha poi definito la legge sulla par condicio «una toppa sul buco, messa quando il monopolista privato (Berlusconi) è sceso in politica, ma non ha funzionato».

Lucia Annunziata: è una nevrosi. «Il fatto di chiudere Vespa vuol dire che qualcuno nel governo non capisce più gli italiani» dice Lucia Annunziata alla manifestazione di protesta. «È una nevrosi – rimarca la giornalista – una roba talmente malfatta che costituirà un boomerang. Io chiudo – spiega – perché in queste situazioni non bisogna distinguere ma essere solidali. Tutti i programmi Rai che andranno in onda lo faranno con le mani legate».

Guzzanti: censura prevedibile. «Era prevedibile»: questo il commento di Sabina Guzzanti. «La censura è sempre più evidente», ha aggiunto l’attrice, presente alla manifestazione in via Teulada.

Maurizio Crozza, intervenuto in collegamento telefonico, ha ironizzato: «Voleva venire anche Vespa, ma non ha fatto in tempo a fare il plastico della par condicio. Di politica si parla quando c’è Sanremo, non quando ci sono le elezioni. Andate a sciare, la politica lasciamola fare a Minzolini che è così creativo».

Merlo: no a censura. «Per evitare una situazione sempre più incresciosa, è giunto il momento per un sussulto di responsabilità da parte dei vertici Rai». Lo dice Giorgio Merlo, Pd, vicepresidente della Vigilanza Rai.

Mazza: decisioni vertici rai si applicano. Nessun commento da parte del direttore di Raiuno, Mauro Mazza, sulle decisioni del cda della Rai che ieri ha votato a maggioranza per la sospensione. «Le decisioni dei vertici della Rai si applicano, non si commentano».