Web e tv, sì al decreto Romani “Niente più obblighi per i blog”
1 Marzo 2010Via libera del Cdm. Ma nel testo resta la riduzione del tetto agli spot
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue in materia di audiovisivo. Il decreto legislativo, in Cdm su proposta del ministro per lo Sviluppo, Claudio Scajola e del titolare per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, è stato approvato in via definitiva e recepisce della direttiva sui servizi di media audiovisivi, già approvata in prima lettura il 17 dicembre 2009.
«Il provvedimento, che recepisce in parte le indicazioni delle Commissioni Parlamentari, reca importanti disposizioni adeguando la disciplina in materia di attività radiotelevisiva alle innovazioni tecnologiche intervenute nel settore», ha detto il Ministro Claudio Scajola, sottolineando che «vengono introdotte regole comuni a tutti i servizi che diffondono immagini in movimento su qualunque piattaforma; norme europee che prevedono regole più flessibili in materia di pubblicità, comprendendo anche il cosiddetto ‘inserimento di prodotto’ (product placement) durante le trasmissioni televisive; disposizioni di rafforzamento della tutela dei minori, soprattutto per quanto riguarda la qualità della programmazione quotidiana».
Le modifiche chieste nei pareri di maggioranza votati dalle Commissioni competenti di Camera e Senato riguardavano un chiarimento sul Web, il ripristino delle quote di produzione e investimento per le produzioni europee e l’inserimento del Logical channel numbering sui sui telecomandi per il digitale. Richieste sostanzialmente accolte, mentre il decreto mantiene la disposizione sui tetti agli spot prevedendo una riduzione graduale di quelli per le pay tv dal 12 al 18 per cento in tre anni.
Nel testo approvato oggi, e modificato secondo i rilievi del Parlamento, viene chiarito a quali servizi audiovisivi deve essere applicata la disciplina prevista dalla Direttiva, con un elenco dettagliato delle attività escluse. Siti Internet tradizionali, blog, motori di ricerca, versioni on line di quotidiani e riviste restano fuori dalle nuove norme del decreto su Internet e tv varato oggi in via definitiva dal Consiglio dei ministri. Il nuovo testo – che ha recepito alcune osservazioni delle commissioni parlamentari competenti – specifica anche che l’autorizzazione generale per i servizi tv a richiesta «non comporta in alcun modo una valutazione preventiva sui contenuti», ma si limita a individuare il soggetto che la richiede con una dichiarazione di inizio attività.
Sulla produzione audiovisiva «sono stati reintrodotti gli obblighi di programmazione per tutti gli operatori (compresa la pay-tv) nonché le quote di programmazione e di investimento previsti per la Rai». Il Testo unico sulle tv prevede quote di produzione al 10% per le private e al 20 per la Rai e di investimento al 10% dei ricavi per le private e al 15 per la Rai. Il decreto, prosegue la nota prevede «l’accorciamento dei tempi per l’emanazione del regolamento (da parte di Agcom, ndr) nel cui ambito dovranno essere fissate le sottoquote in favore della cinematografia nazionale, non solo per quanto attiene agli obblighi di investimento, ma anche di programmazione.
Ecco le principali novità del decreto
1) Internet – Viene chiarito a quali servizi audiovisivi deve essere applicata la disciplina prevista dalla Direttiva, con un elenco dettagliato delle attività escluse (tra cui i siti Internet tradizionali, come i blog, i motori di ricerca, versioni elettroniche di quotidiani e riviste, giochi on line). È stato specificato che il regime dell’autorizzazione generale per i servizi a richiesta (diversi dalla televisione tradizionale, con palinsesto predefinito) non comporta in alcun modo una valutazione preventiva sui contenuti diffusi, ma solo una necessità di mera individuazione del soggetto che la richiede con una semplice dichiarazione di inizio attività.
2) Produzione audiovisiva – Sono stati reintrodotti gli obblighi di programmazione per tutti gli operatori (compresa la pay-tv), nonchè le quote di programmazione e di investimento previsti per la Rai e l’accorciamento dei tempi per l’emanazione del regolamento nel cui ambito dovranno essere fissate le sottoquote in favore della cinematografia nazionale, non solo per quanto attiene agli obblighi di investimento, ma anche di programmazione.
3) Tutela dei minori – Vengono recepite anche condizioni che rafforzano la tutela dei minori, soprattutto per quanto riguarda la pornografia, inequivocabilmente estesa a tutte le piattaforme di trasmissione.
4) Ordinamento automatico dei canali – Si semplifica e si omogeneizza il posizionamento dei canali televisivi sul telecomando. È stata infatti prevista una sinergia tra l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni (che predispone un piano di numerazione con criteri di salvaguardia in favore dell’emittenza locale) e il ministero (che in sede operativa assegna i rispettivi numeri ai fornitori di contenuti televisivi), con potere di sospensione fino alla revoca dell’autorizzazione in caso di inosservanza. Si ritengono così superate le preoccupazioni espresse dall’emittenti locali in relazione ad una possibile scarsa visibilità della propria programmazione nell’ordinamento automatico dei canali fornito all’utenza.