Afghanistan: arrestati tre italiani di Emergency – Mondo – ANSA.it

11 Aprile 2010 0 Di ken sharo

Afghanistan: arrestati tre italiani di Emergency – Mondo – ANSA.it.

Sarebbero accusati di complotto contro il governo. Fermati dalla National Security afghana

ROMA – Preparavano un piano per uccidere il governatore della provincia di Helmand con un attentato kamikaze e nascondevano in una stanza dell’ospedale sette giubbotti carichi di esplosivo, bombe a mano, armi e munizioni: con queste pesantissime accuse i servizi segreti afghani hanno arrestato tre operatori italiani di Emergency – un medico, un infermiere e un tecnico della logistica – e sei afghani che lavorano nell’ospedale dell’associazione umanitaria fondata da Gino Strada a Lashkar Gah, nel sud dell’Afghanistan.

Un’accusa che Emergency respinge con fermezza, definendola ”assolutamente ridicola”. ”E’ come se in Italia si facesse circolare la voce che Don Ciotti sta complottando per uccidere il papa” tuona Gino Strada, che poi si rivolge direttamente al ministro degli Esteri Franco Frattini. ”La Farnesina non puo’ tirarsi fuori. E’ vero che il progetto che Emergency sta portando in Afghanistan non e’ finanziato dalla cooperazione”, come precisato da fonti della Farnesina, ”ma ha ricevuto la ‘conformita” del ministero degli Esteri”, e dunque il ministro deve intervenire per far ”immediatamente rilasciare i nostri operatori”. Richiesta a cui Frattini non risponde ufficialmente anche se dalla Farnesina si afferma che si sta seguendo la situazione e si ribadisce ”la linea di assoluto rigore contro qualsiasi attivita’ di sostegno diretto o indiretto al terrorismo sia in Afghanistan cosi’ come altrove”. Allo stesso tempo, inoltre, si riconferma ”il piu’ alto riconoscimento” del ministero, ”al personale civile e militare impegnato in Afghanistan per le attivita’ di pace”. L’irruzione nell’ospedale di Emergency, scattata attorno alle 16.30 locali, sarebbe stata decisa dalle forze di sicurezza afghane dopo una soffiata arrivata da un informatore: un gruppo di talebani che si nasconde in Pakistan avrebbe finanziato un piano per uccidere il governatore Gulab Mangal, che nei prossimi giorni avrebbe dovuto visitare proprio la struttura di Lashkar Gah. Una versione confermata dallo stesso Mangal: ”stavano pianificando degli attentati a Lashkar Gah e il loro primo bersaglio ero io”. Per avere la collaborazione degli uomini di Emergency, ha poi spiegato il portavoce provinciale Duad Amadi, i talebani ”avrebbero pagato una forte somma”, quantificata in 500mila dollari. Che il complotto fosse gia’ in una fase avanzata sarebbe confermato, sostengono gli afghani, dal ritrovamento di armi ed esplosivo all’interno dell’ospedale. Secondo le autorita’ locali, nell’irruzione sono stati recuperati sette giubbetti per attacchi suicidi, nove granate, cinque fucili e munizioni varie. In manette sono cosi’ finiti i tre italiani: l’infermiere Matteo Dell’Aira (coordinatore medico); il chirurgo d’urgenza Marco Garatti, da oltre dieci anni nell’associazione, veterano dell’Afghanistan; e il tecnico della logistica Pagani (per il momento non e’ ancora noto il suo nome di battesimo). Per gli afghani sono ‘combattenti rivoltosi stranieri’, un’accusa punita con la pena di morte. ”Sono accuse assurde” le bolla Gino Strada. ”E’ la solita storia: Emergency in Afghanistan, e soprattutto in quella regione, e’ un testimone scomodo” degli atti compiuti dalle ”forze di occupazione e da una ‘specie’ di governo” nei confronti della popolazione. Strada sottolinea pero’ di ”non poter escludere” la presenza di armi in ospedale. ”Come non posso escludere – aggiunge pero’ – che qualcuno possa entrare con una pistola in un qualunque ospedale italiano”. Fonti italiane qualificate in Afghanistan ritengono comunque non addebitabile certo ad Emergency come associazione la presenza di armi in ospedale. ”Bisognera’ vedere le singole responsabilita’, ma non si puo’ escludere – sottolineano le fonti – che si tratti di una sorta di ritorsione per qualcosa avvenuto nei giorni scorsi o perche’ qualcuno di loro e’ andato a ficcare il naso dove non doveva o ha prestato soccorso alla persona sbagliata”. Ipotesi che, indirettamente, non nega lo stesso portavoce di Emergency Maso Notarianni. ”Stiamo operando in una situazione difficile visto che nella provincia di Helmand e’ in corso da settimane un’operazione militare che ha colpito molti civili, che spesso non potevano ricevere alcun soccorso”. Per avere piu’ chiari i contorni della vicenda bisognera’ attendere i prossimi giorni. Mentre sembra definitivamente chiarito il livello di coinvolgimento dell’Isaf, la forza internazionale in Afghanistan. Secondo Emergency – ma anche per il portavoce provinciale di Helmand Duad Ahmadi – la Nato ha partecipato in maniera concreta all’operazione. ”Sappiamo per certo che erano presenti anche loro: nell’ospedale – spiega Notarianni – sono entrati uomini della National Security mentre uomini dell’Isaf sono rimasti fuori. E ne siamo anche certi perche’ al telefono di uno dei nostri operatori ha risposto una persona che si e’ qualificata come un ufficiale dell’Isaf, dicendo che i nostri stavano bene”. Il portavoce ufficiale della forza multinazionale in Afghanistan, il generale canadese Eric Trembley, afferma invece che l’operazione ”e’ stata realizzata dalle forze di sicurezza afghane” e dunque ”consiglio di rivolgersi a loro o all’ambasciata d’Italia per conoscerne i particolari”. Qualificate fonti italiane la spiegano cosi’: l’arresto e’ stato eseguito esclusivamente dagli afghani con il supporto della ‘Task Force Helmand – Usa’ dell’Isaf.

L’INFERMERE FERMATO: LA GENTE QUI HA PAURA – ”Da qualche giorno in citta’, a Lashkargah, capoluogo della provincia afghana dell’Helmand, si viveva in uno stato di calma, ma ”con la bomba di oggi, e’ tornata la paura. La gente ha paura di uscire, c’e’ il rischio di saltare in aria anche solo per andare a fare la spesa”. Parlava cosi’ da Lashkargah il 23 febbraio scorso, contattato telefonicamente dall’ANSA, Matteo Dell’Aira, uno dei tre operatori di Emergency arrestati oggi. Quel giorno nella citta’ afghana era esploso un ordigno che aveva ucciso sette persone. A seguito dell’esplosione furono portati all’ospedale della ong italiana, che e’ centro di riferimento per i feriti di guerra nella zona, tre morti e 19 feriti. Dell’Aira sottolineava che quello era certamente un momento eccezionale ma di continuo l’ospedale accoglie feriti di guerra e li cura. ”Undici feriti sono ancora ricoverati – segnalava Dell’Aira – gli altri li abbiamo gia’ dimessi. Tutti avevano ferite causate da schegge di bomba. Ci hanno raccontato che la bomba era stata collocata in un contenitore di plastica vicino ad una fermata dell’autobus”. Fra i feriti, giovani ed anziani, lavoratori del commercio, panettieri, fruttivendoli. ”Abbiamo sentito l’esplosione intorno alle 10:30-10:40 – proseguiva l’operatore umanitario – dopo 20 minuti sono arrivati tutti insieme i feriti. Sappiamo che quattro persone sono morte sul posto e sono state portate all’obitorio dell’ospedale pubblico. Dopo circa un’ora l’emergenza era finita. Non finisce qui pero’ il dramma della gente”. ”Dopo l’ultimo attentato del 5 febbraio – spiegava ancora – c’era abbastanza calma in citta’, diversamente da quanto si vive in altre zone del paese dove c’e’ sempre guerra. La bomba fatta saltare oggi ha fatto tornare la paura. La gente e’ disillusa, e’ stanca. Vive in condizioni gia’ precarie, non ha nulla. Vive un forte disagio ed anche il poco che ha sembra sempre a rischio. Infatti, pensare che uscire anche solo per prendere un autobus, per andare a fare la spesa o andare al lavoro, puo’ rappresentare un rischio per la vita, che si puo’ saltare in aria, non e’ vita. Il rischio di essere uccisi e’ reale e frena qualunque progetto per il futuro. Davvero, qui non si pensa futuro, non si hanno progetti. Al massimo, per essere ottimisti, si pensa alle successive 24-48 ore”.