Armi atomiche ora liberiamo l’Italia

10 Aprile 2010 0 Di luna_rossa

Per una volta, complimenti a Il Giornale. Più precisamente a Livio Caputo che giovedì, a pagina 14 del quotidiano diretto da Vittorio Feltri, chiede perché – nella nuova situazione internazionale e mentre Barack Obama promuove una campagna per il progressivo disarmo nucleare – l’Italia non si ponga il problema di «togliere le atomiche» stoccate negli arsenali di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia).
La questione, posta formalmente da Belgio, Germania, Olanda e Norvegia (Paesi che “ospitano” analoghe armi di distruzione totale) al segretario generale della Nato, sembra invece non interessare il governo del nostro Paese che non ha ritenuto di associarsi alla pressante domanda. Ma c’è di più. Caputo ha infatti scoperto che il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, avrebbe dichiarato, nel corso di un’intervista rilasciata a CNRmedia del marzo scorso, che in Italia «non ci sono testate nucleari». Il cronista si è chiesto, con trattenuto umorismo, come mai ad una notizia tanto clamorosa non sia stato dato il meritato rilievo. A meno che al sottosegretario non abbiano riferito che nella base Nato di Aviano, secondo un rapporto del Natural Resources Defence Council, sarebbero tuttora conservate 50 bombe atomiche B61-4, di potenza variabile fra 45 e 107 chilotoni, mentre nell’analoga base di Ghedi ve ne sarebbero altre 40 di eguale potenziale, per una potenza distruttiva superiore di 900 volte alla bomba di Hiroshima. Tutto ciò in coerenza con il concetto Nato denominato Nuclear sharing, dove sharing sta per «condividere». Condividere, cioè, una strategia di “difesa” (?) nucleare anche da parte di Paesi che hanno assunto l’impegno a non dotarsi di armi atomiche. Ma se quegli ordigni vengono montati su Tornado italiani (anch’essi presenti in cospicuo numero nelle suddette basi), guidati da piloti italiani, regge ancora la foglia di fico che consente a Paesi come l’Italia di sottrarsi all’applicazione del Trattato di non proliferazione nucleare (NPT) da essa formalmente sottoscritto? Come ha scritto Lisa Clark, «deve riprendere un movimento che liberi il territorio da queste illegali bombe. Illegali perché le bombe atomiche sono state dichiarate immorali ed illegali dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 1996. Illegali perché anche la minaccia di uso delle armi atomiche è stata dichiarata illegale dalla Corte. Illegali perché l’Italia ripudia la guerra. Illegali perché sono puntate sul Medio Oriente. Illegali perché l’Italia si è impegnata a non dotarsi mai di armi nucleari». Se la necessità di scongiurare la più grave ecatombe umanitaria che gli esseri umani possono infliggere a se stessi è ormai un sentimento comune, proviamo a chiedere, a pretendere – con una campagna bipartisan – che gli ordigni nucleari lascino per sempre il nostro Paese. Ecco un pegno per il futuro di cui le generazioni venture potranno esserci solidalmente grate.

Dino Greco