Crisi, milioni di nuovi “poveri estremi” nei paesi emergenti
23 Aprile 2010 0 Di luna_rossaJOHANNESBURG (Reuters) – La crisi mondiale dell’anno passato condannerà altri 53 milioni di persone a una condizione di povertà estrema, contribuendo alla morte di 1,2 milioni di bambini. Lo hanno detto la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale (Fmi) in un rapporto diffuso oggi.
Nonostante questo arretramento, però, il rapporto sostiene che il numero di persone che vivono nel mondo con meno di 1,25 dollari (0,94 euro) al giorno – definizione di “povertà estrema” – scenderà entro il 2015 a 920 milioni di persone rispetto ai 1,8 miliardi del 1990.
Ciò attesta che i paesi in via di sviluppo sono pienamente in corsa per raggiungere gli “obiettivi di sviluppo del millennio” delle Nazioni Unite, ovvero il dimezzamento entro il 2015 il tasso di povertà estrema registrato nel 1990.
D’altra parte, la crisi finanziaria ed economica del 2008-2009 e la crisi del mercato alimentare del 2008 sembrano rendere più difficile dimezzare parallelamente i tassi di malnutrizione.
Oltre un miliardo di persone, ovvero uno su sei, hanno ancora problemi a soddisfare i bisogni alimentari primari, comportando una crescita del numero di bambini e donne incinta affetti da malattie, anche di quelle potenzialmente mortali, dice il rapporto.
“La crisi finanziaria ha rappresentato un pesante shock esterno che ha colpito duramente i paesi poveri. I suoi effetti sarebbero potuti essere molto peggiori se le istituzioni e le politiche dei paesi in via di sviluppo non fossero state migliorate negli scorsi 15 anni”, ha dichiarato in una nota il vicedirettore dell’Fmi Murilo Portugal.
“La crisi nei paesi in via di sviluppo ha un impatto potenzialmente grave sulla vita quotidiana delle persone, dato che il margine di sicurezza per molti è limitato anche nei tempi migliori”.
Il Fmi ha previsto una crescita del 6,3% per le economie emergenti nel 2010 e del 6,5% nel 2011, con ottime aspettative soprattutto per Cina, India, Brasile ed Indonesia.