Emergency. Mobilitazione generale, ma il governo italiano tergiversa
16 Aprile 2010di Alessandro Ambrosin – 16 aprile 2010
Pioggia di adesioni. Oltre 300mila firme, la manifestazione di sabato spostata a San Giovanni.
Roma. Lascia l’amaro in bocca il comportamento del governo italiano sulla vicenda dei tre operatori rapiti in Afghanistan. A porre l’accento sulla delicata questione è Gino Strada, che dalle colonne de Il Manifesto denuncia ancora una volta questo gravissimo episodio in cui tre volontari di Emergency sono in carcere senza una ragione specifica.
Insomma una situazione paradossale, dove è evidente che Emergency si trova in mezzo al fuoco incrociato della diplomazia. Questa volta però a sparare sono le posizioni di una certa politica, che indubbiamente se ne infischia di chi si impegna nelle missioni umanitarie come quella di Emergency. Da una parte l’immobilismo del governo italiano, quasi volesse ignorare completamente questa vicenda, in cui tre nostri connazionali Matteo Pagani, Marco Garatti e Matteo Dall’Aira, sono stati arrestati ingiustamente nell’ospedale di Lashkar-gah sabato scorso, continua ad avere posizioni poco incisive. E dall’altra il governo afghano che con l’atteggiamento assunto calpesta i diritti umani.
Come ha detto Gino Strada, se la stessa cosa fosse successa agli americani la faccenda sarebbe già stata bella che chiusa, magari con un tempestivo intervento dei Marines.
D’altra parte cosa aspettarsi da un governo come quello italiano, che annovera tra le sue fila della sua maggioranza esponenti che discriminano perfino i bambini poveri e li mette senza pensarci troppo a pane e acqua, come ha fatto un sindaco leghista nel vicentino. Oppure pensando di far sorridere si lanciano con arrogante cinismo battute vergognose sull’immigrazione albanese, come ha fatto lo stesso premier Berlusconi poche settimane fa davanti al presidente Sali Berisha: “Mandateci le belle ragazze”. Piccoli particolari che la dicono lunga sul valore della vita umana che uno stato civile e democratico dovrebbe esprimere, a prescindere.
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha precisato che l’Afghanistan ha un debito di riconoscenza nei nostri confronti e quindi non potrà non considerare la proposta italiana, in cui si chiede che “si accelerino i tempi di definizione della questione e che venga consentita almeno una visita al giorno a un delegato dell’ambasciata italiana.”
Tuttavia in questo frangente i proclami servono a ben poco. In questo caso è l’azione diplomatica che deve con autorevolezza sollecitare con ogni mezzo affinchè siano rispettati rispettati i diritti umani.
L’Onu chiede rapida inchiesta
Sull’episodio italiano oggi si è espresso anche il deputato Giuseppe Giulietti che nel suo intervento alla Camera si è rivolto al al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, chiedendo che il premier Berlusconi “invii in Afghanistan una delegazione guidata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, ”che segua da vicino il caso dei tre operatori di Emergency arrestati”.
Tant’è vero che, come dice lo stesso portavoce di Articolo 21, è importante non solo la liberazione dei tre operatori, ma anche la riapertura dell’ospedale di Emergency che opera quotidianamente per salvare salva molte vite, soprattutto ai civili innocenti che vivono su una terra martoriata dalla guerra e dalla distruzione.
Oggi anche il rappresentante delle Nazioni Unite in Afghanistan, Staffan de Mistura, ha chiesto una rapida inchiesta sulla vicenda dei tre operatori italiani di Emergency.
“Spero che questi arresti siano dovuti solo a un serio fraintendimento”, ha detto De Mistura in un comunicato diffuso alla stampa. E poi ha ricordato che “gli operatori sanitari internazionali in posti come Helmand mettono a rischio le loro vite per curare tutti coloro che chiedono aiuto”.
Amnesty. Casi di tortura e maltrattamenti nel carcere dell’Nds
Dello stesso parere anche Amnesty International che chiede formalmente al governo di Kabul di rispettare gli obblighi nazionali e internazionali in tema di amministrazione della giustizia e garantire i diritti relativi al giusto processo ai nove operatori di Emergency, i tre italiani e sei afghani attualmente detenuti.”
Come sottolinea l’organizzazione umanitaria gli arrestati si troverebbero in un centro di detenzione della provincia di Helmand, diretto dalla Direzione nazionale per la sicurezza, l’Nds, cioè i servizi d’intelligence afgani, dove sono stati registrati casi di tortura e maltrattamenti. Un fatto preoccupante, tant’è vero che agli stessi legali legali di Emergency è stata negata la possibilità di vedere i loro assistititi. ”Noi abbiamo contatti ogni ora con gli avvocati – ha precisati Gino Strada – ma questi non hanno la possibilita’ di vedere i loro assistiti anche perche’ i nostri tre cooperanti sono di fatto desaparecidos, senza che nessuno abbia ancora formalizzato delle accuse contro di loro”.
Manifestazione spostata a Piazza San Giovanni
Nel frattempo le firme e la solidarietà a Emergency piovono da tutta Italia e anche dall’estero. Sono oltre 300mila le firme raccolte finora che hanno aderito alla manifestazione che si terrà sabato prossimo a Roma alle 14,30. Proprio per questo gli organizzatori si sono visti costretti a spostare il luogo dell’incontro da Piazza Navona a Piazza San Giovanni. “La manifestazione- si legge in un comunicato diffuso dall’Ong- non è di carattere politico. Emergency chiede la liberazione degli arrestati in Afganistan, tuttora detenuti illegalmente e in violazione dei diritti umani fondamentali”. Proprio per questo si invitano “tutti i cittadini a partecipare con uno straccio bianco di pace e non con bandiere e simboli di partito”. La redazione di Dazebao e de Gli Italiani ci saranno.

Fonte: Dazebao

Fonte: Dazebao
Tratto da: gliitaliani.it