l’Unità.it-Intercettazioni, voto al Senato. Fnsi in piazza: no al bavaglio
28 Aprile 2010l’Unità.it.-
In piazza, a manifestare contro il ddl intercettazioni, ci sono volti più o meno noti del giornalismo, da Piero Badaloni a Tiziana Ferrario, protestanti mescolati a lavoratori, con le bandiere rosse della Cgil accanto ai cartelli dei Viola che invitano: «E adesso intercettateci tutti» con tanto di numero di cellulare personale in vista. «Questo provvedimento rende la nostra democrazia malata, mutilata», ha detto Siddi. «A Schifani chiederemo di usare tutta l’autorità della sua carica perchè siano espunte queste norme liberticide. Se si vuole affrontare un discorso serio sui diritti dei cittadini e un’informazione completa siamo pronti a qualsiasi confronto». «Non ci accontentiamo del ritiro dell’emendamento D’Addario, di cui si sta parlando nelle ultime ore, ma vogliamo andare avanti con la nostra battaglia fino in fondo ed adotteremo tutti i modi possibili, dallo sciopero fino alla Corte Europea». Lo ha detto il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale, durante la manifestazione organizzata a Roma dal sindacato dei giornalisti italiani contro il ddl sulle intercettazioni. «Abbiamo scelto Piazza Navona davanti al Senato perchè in Commissione Giustizia inizia la discussione sul disegno di legge sulle intercettazioni. Questa battaglia non riguarda solo i giornalisti ma tutti quanti noi e credo che potremo vincerla».
L’ESPOSTO «Presenteremo un esposto alla Corte europea di Strasburgo appena questa legge sarà approvata», dice invece il parlamentare e portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti durante la manifestazione. «Faccio un appello a tutti i giornalisti – ha aggiunto Giulietti – facciamo impazzire il censore con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, ad esempio portando tutti i siti all’estero per poter continuare il nostro lavoro».
La carta europea dei diritti dell’uomo considera l’informazione un «cane da guardia della democrazia», le nuove norme in via d’approvazione in Italia, invece, inaspriscono le pene nei confronti di giornalisti e editori al punto da rendere impossibile il diritto di cronaca su fatti giudiziari. Nel testo in Senato, infatti, viene mantenuto il divieto di pubblicazione delle intercettazioni o il semplice racconto del contenuto di esse, anche dopo la caduta del segreto istruttorio. È previsto il carcere per il reato di diffamazione (da sei mesi a quattro anni)e le pene pecuniarie sono talmente alte da far tremare non solo le piccole testate ma anche i grandi gruppi editoriali.
In commissione sono stati presentati 73 emendamenti di cui sei di maggioranza. Ad agitare le acque della discussione parlamentare c’è anche la norma sulle «registrazioni fraudolente», che cancellerebbe le possibilità di tante inchieste giornalistiche con telecamera o registratore nascosto, oppure i «fuori onda» che tante volte hanno rivelato il pensiero più schietto di esponenti pubblici. Anche i finiani, che hanno annunciato di non volersi mettere «di traverso», pensano di presentare in aula – non sono presenti in commissione giustizia – degli emendamenti: «Quattro anni non si danno per reati molto più gravi», osserva il senatore Maurizio Saia. Accolti dal relatore Centaro due emendamenti identici di Li Gotti (Idv) e Longo (Pdl) che semplificano la possibilità di estendere l’intercettazione a un soggetto diverso, se emerga a suo carico un reato.
Alla protesta dei giornalisti aderiscono l’associazione Articolo 21, la Cgil, Sel e il “popolo viola”. L’Associazione nazionale magistrati, pur condividendo le preoccupazioni espresse dalla Fnsi, non sarà in piazza. Sul sito di Articolo 21 l’avvocato Domenico d’Amati spiega come le nuove norme sulle intercettazioni violano i trattati europei. «la Carta di Nizza entrata in vigore nello scorso dicembre, vieta espressamente le interferenze governative. Se i nuovi congegni repressivi saranno approvati avranno la stessa sorte, davanti alla Corte Costituzionale e in sede europea, di altre iniziative a firma Alfano».