Unità.it-Frattini in Parlamento: «Uno dei tre volontari forse libero»
14 Aprile 2010
l’Unità.it
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Uno dei tre operatori di Emergency «potrebbe essere liberato, se non ci sono altri elementi di prova». Lo ha detto il Ministro degli esteri Franco Frattini, riferendo a Montecitorio. “Non sono soddisfatto dalle risposta venute dalle autorità afghane”. Ha detto sempre il ministro Frattini sulla vicenda dei tre operatori di Emergency fermati in Afghanistan. E’ stata recapitata al presidente Afghano Karzai una lettera per chiedere risposte “urgenti e concrete”, ha detto il ministro. “Abbiamo proposto – ha poi affermato Frattini- la creazione di un team italo-afghano per l’accertamento dei fatti; proposta accettata dal ministro degli esteri di Kabul”.
STRADA: CHI DI DOVERE SI DIA UNA MOSSA
«È ora che chi di dovere si dia una mossa. L’Italia ha tutti i mezzi per poter dire semplicemente ‘consegnateci i nostri tre connazionali subito e in ottime condizioni’». Lo ha detto a Sky Tg24 il fondatore di Emergency, Gino Strada. «Questa è chiaramente una manovra politica per screditare il lavoro di Emergency. Da cittadino italiano e non da membro di Emergency – ha aggiunto il chirurgo – ritengo questa cosa molto offensiva per il nostro Paese. Chi dal nostro paese riceve due milioni di euro al giorno, anche se sotto forma sbagliata, non può permettersi di trattare cittadini italiani in questo modo». «Vogliamo renderci conto che è la prima volta che c’è una guerra internazionale e non c’è un giornalista che possa dire ai cittadini del mondo cosa sta succedendo? In qualche modo l’ospedale di Emergency funzionava come punto di osservazione», ha concluso Strada.
IDV CON T-SHIRT ORGANIZZAZIONE
I parlamentari dell’Italia dei Valori Stefano Pedica e Fabio Evangelisti sono entrati nell’Aula della commissione Esteri della Camera in cui si tiene l’audizione del ministro degli Esteri Franco Frattini sulla vicenda dei tre cooperanti di Emergency arrestati in Afghanistan, indossando sotto la giacca una maglietta dell’organizzazione di Gino Strada. Il deputato ed il senatore hanno con loro una terza maglietta che intendono regalare al ministro degli Esteri
LETTERA DI BERLUSCONI A KARZAI
Una lettera del premier Silvio Berlusconi sarà recapitata oggi al presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai. L’inviato del ministro degli esteri Franco Frattini, Attilio Iannucci, in arrivo a Kabul, consegnerà oggi – riferiscono fonti diplomatiche italiane – una missiva del presidente del Consiglio italiano, insieme ad un “messaggio personale” del ministro Frattini.
DESIGNATO AVVOCATO PER I TRE FERMATI ITALIANI
La Ong Emergency ha designato l’avvocato Afzal Nooristani, come difensore dei tre italiani fermati sabato scorso nell’ospedale di Lashkar-Gah. Lo si è appreso oggi dall’interessato a Kabul. Nooristani, che è molto conosciuto negli ambienti delle organizzazioni di difesa dei diritti umani, si è riservato di accettare, volendo prima parlare con le persone coinvolte. Nella sua attività odierna, il legale incontrerà i responsabili della diplomazia italiana che seguono il caso a Kabul, compreso il consigliere giuridico del ministro degli Esteri Franco Frattini, Rosario Aitala, giunto da poco in Afghanistan.
IL MESSAGGIO DI FRATTINI
Mentre la macchina della diplomazia lavora a 360 gradi per una soluzione della vicenda dei tre operatori italiani di Emergency arrestati in Afghanistan, oggi al presidente afghano Karzai sarà consegnata una lettera del ministro degli Esteri Franco Frattini. Il contenuto è riservato, anche in vista dell’audizione che Frattini farà oggi pomeriggio in parlamento per riferire sulla vicenda. L’intendimento è che si accelerino le indagini e si abbia una definitiva valutazione da parte delle autorità inquirenti. L’ospedale di Lashkar-Gah, teatro dell’operazione, non è più intanto una struttura di Emergency ed è ora presidiato dalla polizia di Helmand.
Intanto ieri mattina il personale internazionale dell’ospedale che ancora si trovava a Lashkar-Gah – dopo l’arresto di Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani – ha preso un volo per Kabul diretto alle strutture di Emergency della capitale afghana. Si tratta di cinque operatori; una anestesista e tre infermiere italiane e un fisioterapista indiano. Dall’arresto dei tre italiani, i cinque operatori sono rimasti nelle loro case e non erano più rientrati in ospedale. Ora sono nella guest house di Emergency a Kabul. L’ingresso della casa – una porta di metallo rossa in Shahr-e-Now Road – è sbarrato da due persone che in dari, la lingua locale, spiegano di non poter permettere l’accesso agli sconosciuti.
«Se volevano non farci più operare a Lashkar-Gan, l’obiettivo è stato raggiunto. Non abbiamo più notizie dell’ospedale. Siamo fermi alla presa in possesso delle autorità afghane di sabato scorso» dice Alessandro Bertani, vicepresidente di Emergency . «Per Emergency – prosegue Bertani – ciò vuol dire che nella zona non ci sarà più un ospedale che accoglie le vittime. Ricordo che lunedì ci sono state altre vittime a Kandahar. Partiti noi, in questo momento in quell’area non c’è più un presidio ospedaliero». «Da sabato – aggiunge – al nostro personale è stato impedito di entrare e quindi di fare il proprio lavoro». Nell’ospedale lavora personale afghano ma – osserva il vicepresidente della ong – «non sappiamo cosa succede lì». Il silenzio continua ad avvolgere la detenzione dei tre medici di Emergency. Un silenzio inquietante, minaccioso. Rotto in serata da Gino Strada: «Tutti i nostri operatori internazionali, sia i tre fermati che tutti gli altri, si trovano a Kabul», annuncia il fondatore di Emergency.
Qualcosa si sta muovendo. Una conferma viene dalla Farnesina e dall’ambasciata italiana a Kabul. Una lettera del ministro degli Esteri Franco Frattini verrà recapitata oggi al presidente afghano Hamid Karzai sulla vicenda dei tre operatori di Emergency nelle mani dei servizi afghani. A darne notizia da Sarajevo è lo stesso Frattini. «L’ambasciatore a Kabul Claudio Glaentzer – dice il titolare della Farnesina – ha incontrato il ministro degli Esteri afghano Rassoul a Kabul e gli ha preannunciato una mia lettera personale al presidente Karzai». Il ministro ha spiegato che la lettera «verrà recapitata oggi dall’ambasciatore Attilio Massimo Iannucci, mio inviato speciale. partito per l’Afghanistan insieme al magistrato italiano consigliere giuridico al ministero degli Esteri che assisterà l’ambasciata italiana nel seguire l’evoluzione dell’inchiesta che riguarda i nostri connazionali».
Le indagini per capire se ed eventualmente come i tre operatori di Emergency siano rimasti coinvolti nel presunto complotto per uccidere il governatore di Helmand sono ancora in una fase iniziale. Secondo fonti bene informate, non dovrebbero andare troppo per le lunghe. L’auspicio del ministro Frattini è che «si abbia una definitiva valutazione da parte delle autorità inquirenti con la presenza e con l’assistenza del nostro personale». «Seguiamo questa fase delle investigazioni e certamente lo facciamo con il desiderio che si accelerino il più possibile le indagini», ribadisce il titolare della Farnesina.
Ma il popolo della pace chiede al governo italiano di stringere i tempi ed esigere dalle autorità afghane l’immediato rilascio dei tre operatori di Emergency. È una solidarietà che viaggia su internet. E che cresce di ora in ora. Sono già oltre 200mila le adesioni raccolte in 48 ore dall’appello di Emergency a sostegno dell’attività della ong in Afghanistan. Nell’appello «Io sto con Emergency», lanciato domenica sera, si ricorda la vicenda dei nove operatori fermati a Lashkar-Gah il 10 aprile, e che Emergency è un’organizzazione «indipendente e neutrale. Dal 1999 ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afghani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso».