“Vogliono abbattermi fisicamente” Mafia, in aula lo sfogo di Lombardo
13 Aprile 2010Il governatore della Regione Sicilia:
“Da noi colpi micidiali a Cosa Nostra.
Nei miei confronti oltraggi e calunnie,
non ho mai ricevuto avvisi di garanzia”
Il 9 dicembre dissi in quest’aula che subivo uno stillicidio di insulti ispirato da un tavolo trasversale ai partiti in cui si è progettato di far cadere il Governo e la legislatura con mezzi politici, se fosse bastato, con mezzi mediatico-giudiziari, qualora non fosse bastato il primo metodo, o anche fisicamente se non fossero bastati i primi due piani». Il governatore della Sicilia Lombardo lo aveva promesso: vado in aula e attacco. Ha tirato fuori le unghie, sparando a zero contro la stampa e la «magistratura parallela», ricordando che, fino ad oggi, «non ho ricevuto nessun avviso di garazia».
Il governatore accusa: «L’obiettivo finale di questa fuga di notizie è ripristinare un passato, che i siciliani pensano vada archiviato», dice. «È vero sono un uomo in enorme difficoltà, cosi come è in grande difficoltà la Sicilia e i siciliani. Non mi sento di condividere una condizione di tranquillità, anche se il mio statuts di presidente della Regione me lo permetterebbe. Ma non sono in difficoltà dal 29 marzo (giorno della notizia dell’inchiesta della Procura di Catania, ndr), non ho motivo di essere io in difficoltà. Anzi, dal 29 marzo questa Ars, deve sentirsi più libera e più forte e determinata ad andare avanti». Lombardo, intervenuto per chiarire la sua posizione di indagato per concorso in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catania sui rapporti tra mafia e politica, difende il suo operato: «Nessuno, tra amici o parenti, mi ha proposto di intervenire per appalti a favore di chicchesia, mafiosi o limpidissimi imprenditori. I nomi e i cognomi, i nomi e i prestanomi sono contenuti in una relazione che abbiamo presentato alla Procura della Repubblica di Palermo». Il governatore frena sulla rottura dei rapporti con il Pd. «Il rapporto con il Pd è quanto di più libero e democratico che ci sia. È un rapporto limpido, non portato avanti all’insegna dell’inciucio e del compromesso», spiega.
La Stampa.it – 13 aprile 2010