Zizek: «Siate più conservatori così batterete Berlusconi e il berlusconismo»
4 Aprile 2010
Slavoj Zizek lavora per sorprendere. Per insinuare crepe in convinzioni politiche un po’ troppo consolidate. I giornali americani l’hanno incluso tra i pensatori più influenti del nostro tempo, l’hanno definito “l’Elvis del pensiero filosofico”, e lui, tra un turbine di tic e un mitragliamento di considerazioni politiche e culturali, non smentisce la sua fama.
Che deve fare la sinistra italiana e mondiale per tornare a vincere?
«Deve diventare conservatrice e moralista», risponde il comunista leninista convinto.
Come ci si batte contro il pensiero unico capitalista?
«Riscoprendo i veri valori cristiani: egualitarismo, collettivismo, ecc…», sentenzia l’ateo materialista.
Come si combatte il disastro ecologico?
«Smettendo di credere all’ecologia come a una nuova religione. Smettendo di mangiare mele biologiche mezze marce nella convinzione che ci facciano bene e affrontando l’unico vero “mostro” che ci troviamo di fronte: il capitalismo economico e culturale».
Berlusconi?
«È un modello molto pericoloso. Sta portando avanti una evoluzione politica che mette insieme due elementi che nelle democrazie liberali erano finora distinti. Allo stesso tempo si presenta come un capitalista globale nella sua purezza e come un populista che solletica elementi di razzismo e nazionalismo. La cosa impressionante è che questi elementi non vengono nemmeno più notati. Lo stato di emergenza per la sicurezza, ad esempio, ora sono due anni che avete i militari alle fermate del bus vero…?».
Esatto. Che rischi intravede?
«Non sono preoccupato, non sto dicendo che per questo c’è un rischio di regime. Non credo che domani alla radio Berlusconi dica “sospendo le libertà civili nell’interesse della nazione”. Quello che mi preoccupa è proprio la combinazione tra la vita che scorre normale, oggi come ieri, ognuno di noi che cerca di godersela, per come è possibile e questi elementi di “emergenza” che spuntano qua e la. Questa strana combinazione tra normalità e stato d’emergenza sta diventando il nostro futuro, sfortunatamente ed è altrettanto pericoloso. E, su questo, l’Italia sta diventando un modello per gli altri paesi».
Cosa si può fare per fermarlo?
«Benché questo possa suonare pessimistico e un po’ modesto, tutti gli sforzi della sinistra devono nel breve periodo dirigersi verso l’occupazione del terreno “neutrale”, moderato, per certi versi conservatore, per spingere Berlusconi sempre più verso i suoi eccessi, per farlo apparire più possibile meno moderato, meno “popolare” e più estremista».
Non è un obiettivo di corto respiro per chi ha l’ambizione di cambiare il mondo?
«Diciamocelo, la sinistra in realtà non esiste. Non più almeno. La sinistra liberale supporta quello che io ironicamente chiamo il “capitalismo globale dal volto umano”, parafrasando quello che quando eravamo giovani auspicavamo: un “socialismo dal volto umano”. Tutto quello che la sinistra può offrire oggi, la sinistra come il New Labour, (anzi tutti disprezzavano Tony Blair, io quasi li apprezzavo, perché almeno non erano ipocriti, lui e i suoi dicevano “in economia siamo come Margaret Thatcher, accettiamo il gioco, poi nelle politiche sociali siamo un po’ diversi, più per i fondi all’educazione, ecc…” almeno non mentivano) è questo».
Per cambiare veramente le cose lei ritiene indispensabile passare per una “negazione della negazione” hegeliana. Dunque, la sinistra per cambiare veramente le cose deve prima passare dalla negazione di se stessa per come è ora?
«Citerò qui un piccolo testo di Lenin che ho scoperto e che riguarda l’arte di scalare le montagne. Quando ci si accorge di essere sul sentiero sbagliato – dice Lenin – non ci si può mettere a sedere e a pensare a come andare avanti. Bisogna tornare indietro, al livello zero e ripartire. Con questo non voglio accusare gli attuali politici di sinistra: fanno egregiamente il loro lavoro, lottano per i nostri diritti, per le donne, per gli immigrati, per i lavoratori…».
L’intervista sta per finire ma Zizek regala l’ultima intuizione spiazzante:
«Prima ho parlato male di Berlusconi, ma per certe cose è geniale. Quando ha detto a quel diplomatico che era più bello di Cacciari e che sarebbe dovuto essere lui l’amante di Veronica non stava scherzando. Era una mossa spietata di potere ubuesco come direbbe Foucault. Del potere che si fa beffe di se stesso, svaluta la propria dignità di fronte al popolo, ma così acquista più potere. State attenti a non cascarci di nuovo…».
L’Unità.it