Fmi: Europa crescita lenta, Italia indietro Ocse: salari italiani agli ultimi posti – Il Mattino
12 Maggio 2010Fmi: Europa crescita lenta, Italia indietro Ocse: salari italiani agli ultimi posti – Il Mattino.
ROMA (11 maggio) – La ripresa economica in Europa è moderata e disomogenea, si legge nel Regional Economic Outlook del Fondo monetario internazionale. Ma in Italia, giudicata virtuosa per quanto riguarda il rapporto deficit-pil, la ripresa sarà più lenta, con un pil 2010 più basso della media europea: +0,8% contro il +1,8% della Francia e il +1,7% della Germania. Nel frattempo i dati Ocse sui salari si rivelano sconfortanti per gli italiani, collocati agli ultimi posti tra i Paesi Ocse.
I salari italiani tra i più bassi nella classifica dei Paesi Ocse: è quanto risulta dal Rapporto “Taxing Wages” dell’Ocse. L’Italia si colloca per gli stipendi al 23° posto, con guadagni inferiori al 16,5% rispetto alla media dei trenta Paesi che fanno parte dell’organizzazione di Parigi. I dati sono riferiti al 2009 e l’Italia si colloca nella stessa posizione dell’anno precedente. Il salario annuale netto del lavoratore medio è in Italia di 22.027 dollari, contro i 26.395 della media Ocse, i 28.454 della Ue a 15 e i 25.253 della Ue-19. La classifica riguarda il salario netto annuale medio di un lavoratore single senza carichi di famiglia. E’ calcolato in dollari e a parità di potere d’acquisto. Se si guarda alla classifica del guadagno medio di un lavoratore con famiglia, unico percettore di reddito con a carico coniuge e due figli, il reddito netto degli italiani sale a 26.470 euro, ma resta inchiodato, anche in questo caso, al 23° posto della classifica Ocse.
Salari reali in Italia -1,1%. Nel 2009, l’anno della crisi economica internazionale, i redditi reali, prima di tasse e contributi, sono diminuiti in dieci Paesi su trenta. Tra questi figura l’Italia, dove il calo è stato dell’1,1%. L’Ocse specifica che il calo maggiore dei salari reali, prima cioè della tassazione, si è registrato in Islanda (-7,5%), mentre gli aumenti maggiori hanno riguardato la Grecia (+3,8%).
Cuneo fiscale stabile al 46,5%. Il peso di tasse e contributi sui salari, il cosiddetto cuneo fiscale che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore, è in Italia al 46,5%. Lo rileva l’Ocse nel rapporto “Taxing Wages 2009”. Nella classifica dei maggiori trenta Paesi, aggiornata al 2009, l’Italia è al sesto posto, come nell’anno precedente, per peso fiscale sugli stipendi, dopo Belgio (55,2%), Ungheria (53,4%), Germania (50,9%), Francia (49,2%), Austria (47,9%). Il peso di tasse e contributi sui salari in Italia è rimasto stabile dal 2008 al 2009, registrando solo un lieve calo (-0,03%). In Italia, precisa ancora l’Ocse, hanno un impatto rilevante sulla differenza tra salario lordo e netto anche i cosiddetti “pagamenti obbligatori non fiscali”, rappresentati dal tfr, che aumentano la pressione di un ulteriore 3%. «Aggiungendo questa variabile – spiega un economista dell’Ocse in un incontro con la stampa – il prelievo obbligatorio sui salari in Italia sale oltre il 49%, portando il Paese a superare la Francia in termini di quota di imposizione». I “pagamenti obbligatori non fiscali”, secondo la definizione dell’Ocse, sono pagamenti che il lavoratore o il datore di lavoro devono versare per legge, ma non al governo, come i contributi in fondi pensione privati o pagamenti per polizze assicurative. Il loro impatto sui redditi delle famiglie, e sul costo del lavoro, è differente da quello delle imposte tradizionali, dato che spesso si tratta di contribuzioni nominali, che il lavoratore riottiene quando lascia il posto o va in pensione (come, appunto, nel caso del Tfr).
Fmi: ripresa economica moderata e disomogenea in Europa. «Una ripresa moderata e disomogenea sta prendendo forma in Europa. La crescita nell’area è prevista rafforzarsi nel 2010-2011, anche se i tradizionali motori della ripresasaranno probabilmente più deboli del solito»: lo afferma il Fondo monetario internazionale nel Regional Economic Outlook per l’Europa, nel quale prevede per l’Unione europea e per Eurolandia un pil in crescita dell’1% nel 2010, con un’inflazione rispettivamente pari all’1,5% e all’1%. «Nel breve termine la crescita continuerà a beneficiare delle esportazioni e delle misure di stimolo fiscale. Miglioramenti nella fiducia degli investitori e dei consumatori potrebbero spingere la domanda interna. In ogni caso, con la disoccupazione prevista in aumento e con le difficoltà persistenti nel settore bancario, i consumi e gli investimenti rimarranno opachi».
Pil italiano 2010 sale dello 0,8%. Il pil italiano, in base al rapporto del Fmi, crescerà nel 2010 dello 0,8%, a fronte di un’inflazione dell’1,4%. Più forte la crescita del pil dell’eurozona, che dovrebbe attestarsi all’1%, trainato dalla ripresa in Francia (+1,8%) e Germania (1,7%) mentre altre grandi «economie dell’area, fra cui l’Italia, emergeranno più lentamente dalla recessione», in cui dovrebbe rimanere anche la Spagna, prevista in contrazione anche nel 2011.
Il rapporto deficit-pil italiano si attesterà al 5,2%, rendendo così l’Italia uno dei più virtuosi d’Europa: il deficit-pil di Eurolandia, infatti, risulterà pari al 6,8%, quello tedesco al 5,7% e quello francese all’8,2%. «Il pil dell’area euro è previsto in crescita dell’1% nel 2010 e dell’1,5% nel 2011, con la Francia (+1,8%) e la Germania (+1,7%) a spingere la crescita – dice il Fmi – Altre grandi economie dell’area emergeranno più lentamente dalla recessione, fra queste l’Italia. La Spagna è prevista in contrazione anche nel 2011».
Paesi Ue risanino debito pubblico nel medio termine. Nel medio termine sono necessari ampi interventi di risanamento del debito pubblico in molti Paesi europei, dice il Fmi, sottolineando che nel breve termine stabilizzare il debito pubblico non è consigliabile né desiderabile, dato il rischio di scivolare nuovamente in recessione e la portata dei necessari aggiustamenti. «Le politiche macroeconomiche» adottate per affrontare la crisi «sono ancora necessarie per assicurare la ripresa, ma i costi e i limiti di diversi interventi destano preoccupazione, soprattutto sul fronte dei bilanci pubblici, pur riguardando anche le politiche monetarie e fiscali».
Draghi: serve crescita tramite riforme strutturali. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ritiene che «non ci sia alternativa al consolidamento fiscale per ristabilire la stabilità finanziaria» dei Paesi europei. Draghi, parlando a margine del convegno Fmi e Banca centrale svizzera, ha sottolineato come sia necessaria «la ripresa della crescita attraverso le riforme strutturali».
«Battaglia contro speculazione non si vince subito». «Sono battaglie che bisogna combattere, non si vincono subito» ha detto Draghi a proposito delle misure contro la speculazione sui mercati prese dall’Europa e dalla Bce. Draghi ha quindi ricordato le misure prese dalla Banca centrale europea dopo il vertice Econfin di Bruxelles, che vedono l’istituto di Francoforte già attivo nell’acquisto sul mercato di obbligazioni private e titoli di Stato dell’Eurozona. «Ora – ha detto – c’è la presenza della Bce che tende a riparare alcuni mercati che avevano smesso di funzionare per i titoli di alcuni Stati». Il governatore di Bankitalia ha comunque sottolineato come le misure messe in campo dalla Bce non creino liquidità addizionale: «La Bce non sta monetizzando il debito pubblico degli Stati».