Ma quando morì Caravaggio?

4 Maggio 2010 0 Di luna_rossa

Se per luglio si prevede in tutt’Italia il clou dei festeggiamenti per il quattrocentenario di Caravaggio, qualcosa dovrà rientrare nella casella giusta, perché secondo studi recenti l’artista non sarebbe morto esattamente il 18 luglio 1610. E il suo decesso non venne nemmeno trascritto sul Liber mortuorum. A studiare il giallo che avvolge da sempre la scomparsa del genio della pittura, è questa volta il Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, che da qualche mese sta portando avanti delle ricerche sui resti del Caravaggio, con tanto di riesumazione delle sue presunte ossa.

Secondo Silvano Vinceti, presidente del Comitato, «Jacomo Di Ventura, il parroco della comunità di Porto Ercole, non trascrisse la morte di Caravaggio perché nessuno la denunciò». Pochi ne erano infatti a conoscenza e lì Caravaggio era uno straniero. Oltretutto, si preferì tenere il riserbo sulla notizia, data la passione del vicerè di Napoli don Francisco de Castro e del re di Spagna Filippo III, per i suoi dipinti. «Il Caravaggio – ha spiegato Vinceti – era morto a Porto Ercole; il governatore sapeva dei quadri che portava con sé, di come questi erano contesi da alti prelati, principi e potenti e, dunque, l’atto di porre sotto silenzio la morte del pittore gli avrebbe facilitato il possesso di quei dipinti che egli intendeva offrire al vicerè di Napoli, in tal modo si sarebbe guadagnato la sua riconoscenza». Le ricerche storiche inducono a cambiare anche l’approdo del malato: non più la Feniglia all’Argentario, ma il borgo marino dello Sbarcatello. Il giorno del decesso però resta avvolto nel mistero, considerando anche che nessun documento ufficiale parla di una sepoltura al cimitero di san Sebastiano. «Se il risultato dell’esame in atto del carbonio 14 sui nove resti ossei che abbiamo recuperato dal cimitero dovesse accertare che uno di loro è del 1610 – ha concluso poi – il dato scientifico assumerebbe una grande importanza per il ritrovamento del Caravaggio, anche se restiamo in attesa dell’esame del dna».

Il Manifesto.it