Scajola, mozione di sfiducia dell’Idv Il Pd: “Chiarisca o si dimetta subito” – LASTAMPA.it

3 Maggio 2010 0 Di ken sharo

Scajola, mozione di sfiducia dell’Idv Il Pd: “Chiarisca o si dimetta subito” – LASTAMPA.it.

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Bufera per i presunti assegni
in nero ricevuti da Anemone.
L’imprenditore nega le accuse
ROMA
Bufera sul ministro Claudio Scajola dopo le notizie sull’inchiesta giudiziaria nella quale sarebbero saltati fuori assegni in nero per pagare un appartamento con vista sul Colosseo destinato alla figlia del politico. L’Idv presenta la sfiducia e il Pd chiede le dimissioni, mentre nuove rivelazioni filtrano sull’inchiesta.

«Politicamente parlando è stato preso con il sorcio in bocca: vai a casa Scajola», ha detto Antonio Di Pietro: «Quanto sta emergendo sul ministro Scajola è di una gravità inaudita. A prescindere dal fatto giudiziario, c’è una grande responsabilità politica. Per questo, oggi, l’Italia dei valori ha deciso di depositare una mozione di sfiducia nei suoi confronti». «Noi proveremo ad insistere: Scajola venga in Parlamento a spiegare come sono andate le cose in questa torbida storia», dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd: «Se il ministro insiste nel suo rifiuto, non resta che una strada».

«Se dessero ai romani il contatto con l’agenzia immobiliare che ha favorito questo affare, ci andremmo tutti», ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. «Certo che 180 metri quadri a 600 mila euro per un appartamento su vista sul Colosseo è qualcosa di surreale per qualsiasi romano che cerca casa o che paga un affitto: o si tratta di circonvenzione di incapace – conclude Zingaretti – o c’è qualcosa che non sappiamo, o c’è qualcosa che non torna».

I pubblici ministeri di Perugia titolari delle indagini sui grandi appalti, Sergio Sottani e Alessia Tavernesi, sentiranno nei prossimi giorni il ministro Scajola come persona informata sui fatti. Gli chiederanno come spiega i 900mila euro in assegni circolari provenienti dalla provvista “nera” dell’imprenditore Anemone attraverso un conto intestato al “riciclatore” Angelo Zampolini. I pm perugini sono convinti che proprio la procedura seguita da Zampolini per l’appartamento acquistato da Scajola, ma anche per quelli del generale della guardia di Finanza ora all’Aisi, Francesco Pittorru, e del figlio di Angelo Balducci, Lorenzo (anche loro saranno sentiti), sia il modo escogitato dall’architetto per “nascondere” i «delitti contro la pubblica amministrazione» commessi per conto della “cricca” facente capo ad Anemone. In sostanza, il passaggio di denaro sarebbe legato ad irregolarità nell’aggiudicazione degli appalti. I pm non escludono che le operazioni siano state fatte per mascherare delle tangenti.

Il ministro delle Attività Produttive al momento non risulta indagato, così come gli altri nomi, alcuni anche di importanti funzionari pubblici, su cui la procura di Perugia sta facendo accertamenti. Ma non è escluso che nei prossimi giorni possano esserci delle novità, anche sulle base delle indagini delegate alla guardia di Finanza sui 240 conti correnti che avrebbe gestito Zampolini, dai quali sono transitati centinaia di assegni per un valore di poco meno di tre milioni, girati a diversi personaggi. Intanto l’architetto Angelo Zampolini racconta, nel verbale del 23 aprile scorso, il suo ruolo nell’acquisto dell’appartamento al Colosseo nel 2004: «Il giorno del rogito portai gli assegni circolari direttamente al ministero, dove si doveva stipulare l’atto. Ricordo che erano presenti il ministro Claudio Scajola, le due venditrici e il notaio. Consegnai i titoli direttamente al ministro». Zampolini smentisce dunque la versione fornita dallo stesso ministro, il quale ha sempre escluso di aver ricevuto altri soldi oltre ai 610.000 euro che risultano nel documento notarile. Il racconto dell’architetto coinciderebbe con quello delle sorelle Papa, le due proprietarie venditrici dell’appartamento acquistato dal ministro.

Parlano invece di «vicende senza il benchè minimo riscontro» i legali di Diego Anemone, riferendosi alle notizie apparse sulle stampa negli ultimi giorni. Gli avvocati, oggi a Perugia per l’udienza davanti al gip del capoluogo umbro, Massimo Ricciarelli, per il commissariamento delle aziende del gruppo Anemone, hanno definito gli addebiti rivolti al loro assistito «pura fantasia». La difesa del costruttore, parlando con i giornalisti, non si è voluta soffermare sulla vicenda relativa al ministro Claudio Scajola anche se, secondo i legali, Anemone nega di aver messo a disposizione di Angelo Zampolini il denaro dal quale – secondo l’ipotesi della Procura di Perugia – sarebbero stati poi ricavati assegni circolari per l’acquisto di una casa del ministro Scajola. L’udienza per il commissariamento delle aziende del gruppo Anemone è stata rinviata stamani al 12 maggio prossimo