«Speriamo ne affoghi qualcuno», così l’altra Italia guarda a Lampedusa :: IL PUNTO ROSSO
29 Marzo 2011 0 Di luna_rossa«Speriamo ne affoghi qualcuno», così l’altra Italia guarda a Lampedusa :: IL PUNTO ROSSO.
«Non possiamo prenderceli tutti»: un gruppo su Facebook riporta alla luce la paura italiana dell’invasore
«Ogni italiano ha un sogno nel cuore: prendere un kalashnikov e sparare al barcone». E ancora: «Ma con tutti ‘sti caccia che fanno la spola Italia-Libia, un paio di bombette perse sul mare che affondano qualche barcone è chiedere troppo?», oppure «speriamo che ne affoghi qualcuno». Il tono del gruppo “Basta immigrati”, su Facebook, non lascia spazio ad alcun dubbio di sorta: la gente che vede nei migranti degli invasori è ancora tanta. Troppa.
Frutto forse di una politica di governo ambigua nei confronti dell’immigrazione e più impegnata a creare ed alimentare paure che non a fronteggiare i problemi, sotto ricatto da parte di un partito – la Lega – che ha fatto della paura dello straniero la sua campagna elettorale (è rimasto particolarmente famoso il manifesto con l’indiano e la frase: “loro hanno subito l’immigrazione, ora vivono nelle riserve”). Fatto sta che solo oggi, nel giro di un’ora, i membri del gruppo “Basta immigrati” sono aumentati di circa 700 persone, raggiungendo quasi i millesettecento fan. E se un gruppo dai toni razzisti e filofascisti su Facebook probabilmente non può essere considerato un degno esempio della mentalità dominante, di certo ne mette in evidenza una minoritaria ma non per questo meno preoccupante: quella di chi, ascoltando le notizie da Lampedusa o osservando i barconi carichi di persone stremate non vede esseri umani, ma invasori.
Invasione: una parola che ricorre, una fobia mai completamente sopita e che in questi ultimi giorni pare essere diventata realtà. Barconi di immigrati in arrivo dalle coste del Nord Africa, Lampedusa al collasso, un continuo rimbalzo di responsabilità tra Italia ed Europa, tra la Sicilia e le altre regioni. Richieste di aiuto, centri di accoglienza e tendopoli costruiti in fretta e furia per fronteggiare un’emergenza umanitaria improvvisa. Una situazione, come molti hanno sottolineato in diverse occasioni in questi giorni, prevedibile fin da quando sono scoppiate le rivolte in Nord Africa. Fin da quando, soprattutto, è saltato il tappo libico. «Ce l’hanno fatta – si legge ancora su Facebook – adesso a Lampedusa sono più loro dei lampedusani. Se il resto degli italiani non si sveglia presto sarà il destino di tutto il paese».
Parole sentite più volte e non sempre solo sussurrate. Perché le rivolte – oltre a portare alcuni dittatori alla caduta e a trascinare in guerra diversi Stati – hanno anche avuto una conseguenza:la rinascita, prepotente e ‘lecita’, di quel sentimento razzista che impregna il Paese da parecchi anni. «Dobbiamo far qualche cosa, io non voglio novemila zingari nel mio paese, sono parassiti – scrive un altro utente sulla pagina del gruppo – Ancora oggi sbarchi a Lampedusa: l’Europa ci deve aiutare oppure dobbiamo rispedirli indietro. Difendiamo la nostra patria da questi spacciatori, ladri, pedofili, violentatori e quant’altro».
Il solito cliché dello straniero delinquente. Peccato che i dati Istat raccontino una realtà diversa da quella propinata da questi signori: secondo una statistica del 2010, infatti, non c’è che una differenza minima tra il tasso di criminalità ‘nostrano’ e quello ‘importato’. La stessa ricerca ha messo in evidenza che la maggior parte dei reati commessi da stranieri in Italia (70-80%) è stata compiuta da irregolari, il dato però era ingannevole: sul totale delle denunce, infatti, l’87% era relativa alla condizione di clandestinità stessa, piuttosto che ad atti illeciti. Per quanto riguarda invece la violenza sessuale, già nel 2007 l’Istat aveva diffuso le statistiche che smentivano clamorosamente l’associazione straniero-stupratore: solo nel 6% dei casi a commettere la violenza era stata una persona completamente estranea alla donna. Tra questi, il 10 % sarebbe ad opera degli stranieri: il che dovrebbe bastare, in teoria, a riportare il ‘narcisismo nazionale’ – come l’aveva definito il portavoce dell’Idv Leoluca Orlando a seguito della ricerca – a livelli accettabili.
Tuttavia, avere i dati alla mano non basta. La paura rimane. Così come rimane l’odio. Sul famoso social network i gruppi di stampo razzista si moltiplicano: “no agli immigrati”, “Finalmente: immigrati respinti”, “basta immigrati clandestini!”, “Vogliamo altri immigrati?” e via dicendo. Spesso conditi da immagini e frasi inneggianti a Benito Mussolini e appelli ai “camerata”. Una miscela agghiacciante di anacronismi e semplicismi: quelli de «l’Italia agli italiani» e del «non possiamo prenderceli tutti».
Ma contro chi si dovrebbe combattere questa battaglia? Contro chi cerca una vita migliore in Italia oppure contro chi, con politiche poco lungimiranti ci ha stremati, trascinandoci in una crisi economica lunga e pesante che a sua volta ci ha resi ringhiosi e diffidenti verso chiunque? E così, mentre gli stessi ministri sparano cifre catastrofiche e provvedimenti contraddittori (li accogliamo? Li respingiamo? Li paghiamo per tornare a casa?), gli italiani si chiudono in se stessi, dimenticandosi come solo poche decine di anni fa erano loro quelli che attraversavano i mari alla ricerca di lavoro, speranza, dignità.
Redazione Punto Rosso a cura di Erica Balduzzi per DirittoDiCritica