Bossi: Parmalat non andrà ai francesi. Lactalis risponde ai pm: abbiamo agito correttamente – Il Sole 24 ORE
27 Marzo 2011
Bossi: Parmalat non andrà ai francesi. Lactalis risponde ai pm: abbiamo agito correttamente – Il Sole 24 ORE.
La francese Lactalis risponde a distanza all’inchiesta aperta venerdì 25 marzo dalla Procura di Milano contro ignoti sulle procedure che hanno portato la società ad arrivare al 29% di Parmalat. «Lactalis ha sempre agito correttamente e aspetta con calma gli sviluppi in materia» fa sapere la società transalpina con sede a Laval. L’inchiesta, condotta dal procuratore Eugenio Fusco, punta a far luce su eventuali movimenti anomali sul titolo Parmalat, cresciuto del 6% da inizio mese con un picco a +25 per cento. Tra le ipotesi al vaglio ci sarebbe il reato di aggiottaggio. Nell’ambito dello stesso fasciolo Enrico Bondi, amministratore delegato di Parmalat, è stato ascoltato venerdì 25 marzo come teste.
Bossi: Parmalat non se ne va e neppure la Fiat
Sulle manvore nell’azionariato di Parmalat è intervenuto oggi il segretario della Lega Nord e ministro delle Riforme, Umberto Bossi: «Parmalat non va ai francesi, resta qui». La stessa risposta Bossi l’ha data anche su un eventuale trasferimento della sede della Fiat a Detroit. «Ho mandato Cota in America a seguire la faccenda – ha spiegato il leader leghista – la Fiat non va via».
La scalata di Lactalis in Parmalat
Lactalis ha comunicato di avere l’11,4% di Parmalat il 17 marzo. Una settimana prima, il 10 marzo, era stato formalizzato il contratto di equity swap tra Lactalis e Societè Generale (un altro contratto simile è stato siglato anche con Credit Agricole). Il 15 marzo i francesi sono arrivati poi a detenere il 3% del pacchetto azionario, il giorno dopo il 5% fino ad arrivare al 13,96% lo scorso 22 marzo. Nella stessa data ha comunicato di aver raggiunto un accordo a sorpresa con i fondi attivisti Zenit Asset Management, Skagen e Mackenzie Financial Corporation per l’acquisizione della loro quota (15,3%) in Parmalat portando così la partecipazione nel gruppo di Collecchio al 29%, quanto appena inferiore al 30% che farebbe scattare l’Opa (Offerta pubblica di acquisto) obbligatoria. L’accordo raggiunto con i tre fondi ammonterebbe a 1,1 miliardi di dollari.
La cordata italiana
Il giorno dopo il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà ha detto di aver chiesto informazioni a Parmalat e a Lactalis per capire se e come cambia il controllo del gruppo alimentare italiano, mentre il governo ha approvato venerdì 25 marzo un decreto “anti scalate straniere” che potrebbe far slittare dal 14 aprile a fino giugno l’assemblea di Parmalat, dando così più tempo a un eventuale cordata italiana per preparare una contro mossa. Il decreto è stato pubblicato oggi, sabato 26 marzo, in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore a partire da domani domani 27 marzo. Nel dettaglio, il provvedimento, intitolato “Misure urgenti per garantire l’ordinato svolgimento delle assemblee societarie annuali” consente di spostare la date delle assemblee societarie, anche se già convocate, fino alla fine di giugno. Il dl riguarda anche il caso Parmalat.
Intanto Granarolo e Ferrero, sotto l’ala di Intesa Sanpaolo, i nomi più gettonati per un eventuale progetto italiano che si opponga ai francesi, hanno ribadito la loro disponibilità per una cordata che però al momento non sembra ancora concretizzarsi. Secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, il finanziere Giorgio Tamburi, tra i principali azionisti di Prysmian, avrebbe comunicato a Intesa Sanpaolo la sua disponibilità a investire 350 milioni di euro nella cordata italiana.