Gli Altri Online La Sinistra Quotidiana – Com’è triste il Pd. Anche sui muri…
29 Marzo 2011Gli Altri Online La Sinistra Quotidiana.
fotografia web da redazione N.R.
I manifesti del PD mi fanno sempre venire voglia di votare per un altro partito. Gli ultimi, poi, quelli di cui sono ora tappezzate le città, mi sembrano di rara inefficacia. Sin dalla parola chiave, “oltre”, che appena la vedi, scritta in azzurro, su sfondo bianco, richiama qualcosa non di politico ma di musicale. Forse perché era un album di Claudio Baglioni. Qualcuno, lì, nel PD, deve avere recepito, almeno in parte, una critica ricorrente, quella secondo cui il partito ha qualche difficoltà nell’evocare un progetto, un orizzonte, un sogno, un’idea di società diversa e migliore; qualcosa, insomma, in cui credere, per cui valga la pena mobilitarsi e lottare. Pensa che ti ripensa, scartati termini già usati e dal sapore novecentesco, come, che ne so, “avanti”, “libertà”, “unità”, “popolo”, ecco che arriva l’illuminazione, l’idea giusta: “oltre”, appunto. Il problema di oltre, però, è che trattasi di avverbio di incerta collocazione. Non è qui e non è lì, non è ora, non è domani e nemmeno dopodomani, non è il passato e non è il futuro, non è la realtà e non è il sogno. Oltre, se ci pensi bene, è un non luogo e un non tempo. Ora io dico: un conto è puntare a qualcosa di diverso dall’esistente, un conto è puntare al nulla.
Gli slogan che seguono la parola d’ordine, poi, non sono molto meglio. Propongono di andare oltre la crisi, l’egoismo, le divisioni e la precarietà. Per trovare cosa, nell’eden di quel non luogo e non tempo? Ovviamente l’opposto e prosperoso contrario, costituito da: il coraggio delle imprese, una mano tesa, l’Italia unita e la forza del lavoro. Diciamoci la verità: scialbetti come messaggi. Né semplici, né complicati, né immediati, né profondi. La sindrome dell’oltrismo ha colpito anche gli slogan. Alcuni, tra l’altro, si prestano anche ad ironie. Qui a Roma mi sono già imbattuto nella contraffazione del manifesto sulla mano tesa, sul quale un’altra mano, perfida, ha aggiunto: “a riempitte de schiaffi”.
Tralascio di soffermarmi sull’aspetto cromatico dei manifesti – per quanto l’effetto grigio, da aperitivo triste, post industriale, che da essi promana, per di più nella totale assenza del rosso, mi stia parecchio sulle scatole – per spendere due parole sul segretario. Bersani è un politico di razza e sembra un’ottima persona, di ingegno e di sostanza. Ma perché si fa fotografare così? Pantaloni neri e camicia bianca con le maniche arrotolate, un po’ barista e un po’ stilista, con un’aria triste da cantante in voga negli anni ’80 ed ora in cerca di rilancio.
È pur vero che alla fine, in qualche modo, le due parole chiave di questa campagna, “oltre” e “PD”, si installano nella mente di chi legge. Il rischio è che la reciproca associazione dei due termini possa combinarsi in modo tale da far balenare l’idea, al lettore di oggi ed elettore di domani, che la soluzione, magari, sia andare “oltre il PD”. A me, devo ammettere, è già successo.