Matteo Messina Denaro: – Sappi che io ti vedo –
26 Marzo 2011Arriva una lettera firmata ” Uno, nessuno, centomila”. Inizia con ”Caro Matteo”.
Basta leggere la prima frase per sentirsi percorrere da un brivido di eccitazione: – Caro Matteo, tu che vivi nel caldo tepore dei focolari domestici mazaresi, sappi che io ti vedo. Ti vedo fare la spola tra Torretta e la Tunisia ( dove è in corso una guerra civile ) con il tuo gommone a forma di pane. Ti vedo in quella farmacia di Mazara lavare via i tuoi malanni. Li vedo, poi, quei pizzini tuoi, volare liberi come gabbiani al Porto Nuovo. E vedo ancora il tuo sguardo preoccupato leggere queste parole. Sappi che io ti vedo. – Nessun dubbio, chi scrive è quindi un mafioso, un membro di Cosa Nostra come è membro di Cosa Nostra il ricevente: due pezzi da novanta all’interno della cupola mafiosa. Chi scrive lo è di certo se osa sfidare Matteo Messina Denaro, il superlatitante.
Ma quanti superlatitanti abbiamo poi saputo vivere dove hanno sempre vissuto e comandato?
L’anonimo da una serie di elementi precisi, soprattutto sottolinea il fatto che il suo interlocutore vive a Mazara, non parla a vanvera.
Matteo Messina Denaro a quattordici anni inizia ad usare le armi da fuoco e a diciotto uccide la sua prima vittima. Messina Denaro: – Con le persone che ho ammazzato, io potrei fare un cimitero -. Secondo alcune fonti sarebbero almeno 50 gli omicidi compiuti da Messina Denaro. Ha una figlia, che non ha mai visto, lo scrive lui stesso in un pizzino a Provenzano.
Il suo guardaroba firmato Giorgio Armani e Versace è l’emblema del suo esibizionismo, che lo discosta radicalmente dallo stile dei boss mafiosi tradizionali come Totò Riina. Un grande seduttore. Soprannominato Diabolik, attualmente è il quinto ricercato tra i più pericolosi criminali del mondo. Considerato attualmente all’apice della cupola mafiosa.
Nella lettera si parla spudoratamente degli affari che Matteo Messina Denaro starebbe seguendo sul territorio mazarese, viene descritto come il garante nei giochi degli appalti pubblici. L’utilizzo delle aziende in crisi acquistate con i finanziamenti dell’Unione Europea. Centri commerciali, centri turistici, insomma, l’anonimo snocciola i segreti del superlatitante. Un temerario o uno che punta a prendere il controllo della Cupola? Magari un pazzo, che ignora quanto la mafia sia brava a stanare i suoi nemici; se fosse il gioco di un agente segreto in missione? Ad un certo punto scrive: – Pur credendo che esista effettivamente una lotta politica tra mafia ed antimafia, in realtà, la vera battaglia è oggi tra mafia e mafia. – Chi scrive, vuole consegnare agli inquirenti il super boss su di un piatto d’argento, dando elementi utili per la sua cattura? Oppure, informa Messina Denaro che gli inquirenti son vicini alla sua cattura? Si legge ancora: – Il denaro sconosce problemi di amicizia, specie quando si parla di cifre che si attestano sui 100-120 milioni di euro – .
La lettera è al vaglio degli inquirenti, si spera di riconoscere qualche messaggio cifrato o trovare indizi utili alle ricerche sul superlatitante Matteo Messina Denaro.
La Sicilia è sempre stata custode di segreti inenarrabili, di contraddizioni e di riscatti, di stragi infinite, di sangue e violenza. Ma, la Sicilia ha sempre potuto contare sul suo essere isola lontana dal continente, lontana dagli sguardi e dalle attenzioni degli italiani: santuario di molti insospettabili affaristi e ambiziosi politici. La Sicilia con la sua mafia e le sue leggende ancora tutte da svelare: Giuliani, Spampinato, Montagna Longa, Gladio, Falcone e ancora quanti altri nomi e fatti.
Sul Corriere Trapanese, ottimo giornale libero e professionale, una notizia che spiega e conferma come nella bella isola, non sia cambiato ancora niente e si continuino a perdere occasioni per spezzare quel legame barbaro tra mafia e politica.
- Cosa direbbe Piersanti Mattarella di un Presidente della Regione finito in carcere? Cosa direbbe del rapporto stretto che lega parte della società civile a Cosa Nostra? –
Questa premessa a seguito dell’intitolazione dell’aula del consiglio provinciale all’ex presidente della Regione Mattarella lo scorso febbraio.
Piersanti Mattarella è stato assassinato dalla mafia mentre era presidente della Regione Siciliana. Il 6 gennaio 1980 era in auto insieme la moglie e il figlio per andare a messa, un killer lo affianca sparandogli. In quel periodo stava portando avanti un’opera di modernizzazione dell’amministrazione regionale. Si presume che ad ordinare la sua uccisione fu Cosa Nostra, a causa del suo impegno nella ricerca di collusioni tra mafia e politica. Il delitto fu indicato da Tommaso Buscetta come delitto di mafia. Secondo il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia, Giulio Andreotti era consapevole dell’insofferenza della mafia nei confronti di Mattarella, il pentito dichiara che Andreotti, pur avendo partecipato a due riunioni con i capi mafiosi proprio sull’insofferenza di questi su Mattarella, non abbia avvisato né l’interessato né la magistratura. Tutto riportato nella sentenza del giudizio di Appello del lungo processo allo stesso Giulio Andreotti confermata dalla Cassazione nel 2004.
Roberta Lemma
Quarto Potere
Corriere Trapanese