Parmalat, si riparte dal progetto Ferrero Intesa: “Bene il decreto, serviva tempo” – Repubblica.it
24 Marzo 2011
Parmalat, si riparte dal progetto Ferrero Intesa: “Bene il decreto, serviva tempo” – Repubblica.it.
L’ad Passera conferma l’interesse a un piano industriale di lungo periodo con la casa piemontese: “Serve un investimento adeguato, ma se l’operazione è seria raccogliere fondi non sarà un problema”. Giallo su trattativa fra il gruppo dolciario e Lactalis
ROMA – Più tempo e un piano industriale serio. Sono i “presupposti positivi” per assicurare alla Parmalat un futuro italiano secondo Corrado Passera, ad di Intesa San Paolo. Rispondendo a Roma a domande dei giornalisti, Passera ha detto che Banca Intesa (che già possiede oltre il 2% del gruppo alimentare) sta lavorando con la Ferrero a “un progetto industriale di lungo periodo” per il quale l’impegno anche finanziario dell’azienda piemontese è il presupposto “più rilevante, ma non l’unico”.
Del resto, ha aggiunto Passera, c’è “un crescente interesse intorno a questa possibile operazione” e anche coinvolgere altre banche non dovrebbe essere un problema: “Secondo me – ha detto passera – seguiranno in tanti: se e quando ci sono progetti industriali seri, raccogliere fondi non è un problema”. In questo senso, il manager valuta positivamente il decreto “frena Opa” approvato dal governo per contrastare le scalate di capitali stranieri sulle aziende strategiche italiane; soprattutto quelle francesi, protagoniste con Lactalis proprio su Parmalat: “Il fatto di avere un po’ di tempo – ha detto Passera – è uno dei presupposti positivi che oggi abbiamo”.
Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri dà, fra l’altro, due mesi di tempo in più ai consigli di amministrazione o di sorveglianza per convocare le assemblee degli azionisti per l’approvazione del
bilancio e il rinnovo dei vertici. Il testo permette di fatto
di congelare fino a giugno la scelta finale su Parmalat e proprio l’intervento “ad aziendam” è stato criticato da Confindustria. “Dare del tempo in talune situazioni per valutare se esistono più alternative – Ha detto invece Passera – , di per sè non è un’iniziativa sbagliata, in particolare quando c’è di mezzo il passaggio di controllo di aziende rilevanti. Assicurarsi che ci possano essere operazioni di mercato alternative, su cui il mercato deciderà, mi sembra un modo di affrontare la cosa costruttivo e concreto”.
Proprio sul tempo i francesi hanno battuto il governo: alla vigilia del decreto, infatti, Lactalis ha acquisito le quote dei fondi esteri (facendo un’offerta che non si poteva rifiutare) e ora detiene il 29% del capitale di Parmalat. Salvare “l’italianità” del gruppo, quindi, costerà caro. “E’ chiaro che – ha detto Passera senza entrare nel merito dellentità dell’eventuale investimento – , nel caso, ci dovrebbe essere un impegno finanziario importante e adeguato. Nessuno ha in mente di pensare al futuro di Parmalat senza investire”.
Infine, ci sono le voci e i rumors. Secondo il quotidiano francese Les Echos, martedì sera a Parigi ci sarebbe stato un incontro tra Giovanni Ferrero ed Emmanuel Besnier, patron di Lactalis, per discutere di una possibile alleanza, ma i francesi avrebbero respinto le offerte. Il gruppo piemontese non ha voluto commentare queste voci, limitandosi a confermare l’interesse per un progetto “di stampo italiano”, “se matureranno le condizioni che lo rendano possibile”. Intervistato dall’Ansa, invece, il deputy general manager di Lactalis e presidente del gruppo Lactalis Italia, Antonio Sala, ha detto: “Per policy non commentiamo le indiscrezioni”. Saia ha definito scorretto il cambio delle regole intervenuto con il decreto del governo italiano. (24 marzo 2011)