Parte con i referendum la prossima rivoluzione. A Roma in trecentomila – LIBERAZIONE.IT

27 Marzo 2011 0 Di luna_rossa

Parte con i referendum la prossima rivoluzione. A Roma in trecentomila – LIBERAZIONE.IT.

fotografia web da redazione N.R.

Un successo la piazza dei beni comuni e della pace. Ora il quorum è più vicino

Teste a rubinetto, cappelli a forma di pesce, striscioni azzurri che sembrano fiumi, soli che ridono e arcobaleni della pace. C’era anche uno striscione, ieri, che faceva una sintesi mirabile: “No alle guerre per l’acqua, per il petrolio e per l’uranio”. Lo porta il comitato bellunese, nato due anni per riprendersi il bacino idrico del Piave: «Il 90% delle sue acque è artificializzato e nel rimanente 10% sono previsti oltre una ventina di nuovi impianti idroelettrici. E’ ormai un ecosistema fortemente compromesso e un’ulteriore diminuzione della portata d’acqua avrebbe conseguenze negative sulla fauna e sulla bio-diversità», racconta il ventottenne Nico Paulon.
Il popolo dell’acqua sta riscrivendo il paesaggio sociale e politico. E anche l’immaginario. L’azzurro, scippato dalla discesa in campo del Cavaliere, finalmente significa cose diverse dal liberismo immorale. Il corteo non avere fine. Marco Bersani, fra le voci più conosciute del movimento per l’acqua, immagina che la vittoria referendaria sia alla portata nonostante la data limite imposta dal governo per scongiurare il quorum.«Sarà la prima sconfitta delle politiche liberiste da vent’anni in qua. E aprirà spazi per le nuove conflittualità come dimostra l’intreccio delle lotte che vedi già in questa piazza. Potrà ripartire il cambiamento». Prossima stazione il due aprile, gli eventi per fermare le bombe sulla Libia. Intanto, già da ieri è partita la campagna delle bandiere dei due Sì, un modo per conquistare una visibilità negata dai grandi media, ostaggio dei poteri forti. Corrado Oddi, nel comitato promotore per conto della Fp Cgil, cita l’antropologo ungherese Karl Polanyi: i 3-400 mila che stanno sfilando sono gli «anticorpi sociali al capitalismo finanziario, A forza di violentare terra, lavoro e moneta – dice Oddi – si producono reazioni». E il sindacato? chiede il cronista. «Si sta finalmente lasciando contaminare e non è stato un passaggio semplice».
Alle spalle degli striscioni d’apertura (uno per l’acqua, l’altro contro il nucleare) marciano i gonfaloni dei comuni virtuosi e ribelli, chiazzano di verde, bianco, rosso e giallo le bandiere delle grandi associazioni ambientaliste e dei comitati locali, dei sindacati di base e della diaspora comunista. Il corteo è giovane, pieno di studenti e con la partecipazione di migranti. A eccitare i cronisti mainstream, però, ci sono le hostess di Gheddafi che chiedono di fermare le bombe e attivare il dialogo. Poco prima del corteo, le reti pacifiste hanno prodotto un «appello-ombrello», come lo chiama Raffaella Bolini dell’Arci, che lancia la campagna diffusa per il cessate il fuoco, la riapertura di una via diplomatica e la solidarietà con le rivoluzioni democratiche. «Anche la vittoria referendaria rientra in questa categoria», suggerisce il presidente dell’Arci, Paolo Beni. La presenza di diverse Ong, come Terres des hommes, è il link con chi rivendica il diritto all’acqua «dove noi la rubiamo – spiega Raffaele K. Salinari – con l’inquinamento, il turismo invasivo, con le multinazionali, con l’esportazione di frutta. Già se consumassimo a km zero sarebbe un bell’esempio di co-sviluppo». I commenti politici sono univoci e nel segno dell’entusiasmo. Per Vittorio Agnoletto, la battaglia per l’acqua è figlia di Genova e Porto Alegre, è una «grande manifestazione per la vita, senz’acqua non si vive, e guerra e nucleare la vita te la rubano». «Vinceremo – assicura Ciro Pesacane del Forum ambientalista – e quando i cittadini si riprenderanno la democrazia comincerà una nuova Italia». Rosario Trefiletti, volto del consumerismo italiano, avverte di non «annacquare l’impegno per garantire il quorum» ed è sicuro che questa esperienza referendaria travalica il modo di fare politica rimettendo al centro la pace, la solidarietà, l’internazionalismo. Già quand’era sindaco di Grottammare, Massimo Rossi ha sperimentato proprio con la vicenda acqua il paradosso di una retorica federalista e di una prassi privatizzatrice. Oggi, da neo portavoce della Federazione della sinistra, coglie tutta la portata politica di questa lotta contro il furto di futuro. «E’ una battaglia che si può vincere se gli italiani andranno a votare», dice anche, mescolato alla folla, Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione. Il Prc è visibile lungo tutto il percorso e interno alle esperienze territoriali per i beni comuni. Tra i presenti, l’ex presidente della Camera Bertinotti, il leader di Sel Vendola, Vincenzo Vita della sinistra Pd (il suo partito è lacerato su acqua, nucleare e guerra), il presidente dei verdi Bonelli, i portavoce di Sinistra critica, Maestri e D’Angeli, il leader Fiom Landini e Mimmo Pantaleo della Flc. Anche quest’ultimo è convinto che la vittoria referendaria riaprirà le vertenze per tutti i beni comuni, come la conoscenza. E ogni scadenza, anche lo sciopero generale del 6 maggio, parlerà di questa ricomposizione. Sulle spalle di suo papà, un bambino intona slogan dal megafono e poi ringrazia tutti per questa voglia di difendere il “suo” futuro.
Checchino Antonini

in data:27/03/2011