Doppia preferenza per chi vota donna

8 Aprile 2011 0 Di ken sharo

– lastampa.it

Sì del Consiglio dei ministri al ddl Carfagna: ma non sarà in vigore a maggio

MARIA CORBI

ROMA
Chiamale se vuoi quote rosa, anche se solo per le elezioni comunali. Arrivano in consiglio dei ministri, che le approva con un disegno di legge presentato dal ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna. Quattro articoli per cercare di invertire un trend: nel 32 per cento dei Comuni (ben duemilatrecento) gli assessori sono esclusivamente di sesso maschile. E ben nove comuni capoluoghi di Provincia con giunte formate solo da uomini. Con l’introduzione della «doppia preferenza di genere», l’elettore potrà esprimersi con due preferenze, invece di una, nel caso si decida di votare una donna oltre che un uomo. O viceversa, naturalmente. E qualora facesse il furbo, esprimendo due voti al maschile, ci sarà l’annullamento della seconda preferenza. Non da maggio quando si voterà in importanti comuni come Milano, Torino, Napoli o Bologna. Il disegno di legge deve essere discusso e approvato dal Parlamento.

Il testo prevede inoltre l’obbligo per le amministrazioni a dare adeguata rappresentanza alle donne nelle Giunte (obbligatoria la presenza di almeno una donna) ed inoltre impone l’obbligo di riservare nelle liste il 33 per cento dei posti al genere meno rappresentato (nella realtà le donne) secondo il principio per cui in ogni lista nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati, pena l’inammissibilità. Una norma che in realtà ricalca una disposizione del 1993 fin qui allegramente ignorata. Tanto che ad oggi nei Comuni le donne sono solo il 18,7 per cento del totale.

Ma non solo. Tra le novità va segnalata anche la norma che impone la presenza «rosa» all’interno delle commissioni dei concorsi per l’accesso al lavoro nella pubblica amministrazione. Soddisfatta il ministro Carfagna: «Con il voto di oggi diamo il via ad una rivoluzione per le donne, consentiremo a molte di loro di avvicinarsi alla politica, a partire da quelle amministrazioni, i Comuni, più vicine ai cittadini». «La libertà di voto dell’elettore resta quindi invariata e viene, anzi, ampliata di un’opportunità, aggiuntiva e facoltativa: non si prevede, infatti, una quota di genere, frutto di un automatismo».

Dall’opposizione arriva il via libera. «Si tratta di un provvedimento che, se dovesse rispondere alle anticipazioni, andrebbe nella direzione dei progetti di legge che il Pd ha già presentato in Commissione Affari costituzionali», spiega Sesa Amici, deputata del Pd, prima firmataria di uno dei progetti di legge presentati. «È da tempo che il Pd sostiene la necessità di intervenire seriamente a partire dalla riforma della legge elettorale degli enti locali, per arginare la patologica sottorappresentanza delle donne che influenza in maniera negativa la qualità delle decisioni pubbliche».