Bollettino economico. I tecnici di Draghi studiano le carte di Tremonti e scoprono che il ministro – reticente sul tema – già conosce l’entità della misura straordinaria: «Pari a 2,3 punti di Pil».
France’s Economy Minister Christine Lagarde (R) greets Italy Central bank Governor Mario Draghi at the Bercy ministry before a meeting of G20 finance ministers and central bank governors in Paris February 19, 2011. REUTERS/Charles Platiau
Mercoledì scorso Giulio Tremonti ha detto che non ci sarà nessuna manovra correttiva. Ma ieri la Banca d’Italia lo ha smentito: la manovra correttiva si farà e sarà molto pesante.
Mercoledì scorso, durante la conferenza stampa di presentazione del Documento di economia e finanza, il ministro dell’economia Giulio Tremonti ha spiegato che non ci sarà nessuna manovra correttiva: «Non abbiamo nessuna emergenza o urgenza, chi ha una visione della necessità di un intervento sul 2011 ha una visione lievemente pessimistica». Ha ragione solo a metà. Certo, quest’anno non si farà una manovra correttiva, ma per arrivare al pareggio di bilancio nel 2014 bisognerà presentare una manovra “lacrime e sangue” di quasi quaranta miliardi di euro.
Come siamo arrivati a questa conclusione? Il documento economico di Tremonti è stato analizzato dagli esperti della Banca d’Italia. E ieri è arrivato l’amaro verdetto. I tecnici di Palazzo Koch, guidati dal governatore Mario Draghi, si sono accorti che Tremonti ha già messo nero su bianco l’entità della manovra correttiva. Nel bollettino economico di Bankitalia si legge che il governo ha in programma di raggiungere un sostanziale pareggio di bilancio nel 2014, «ciò richiederà una manovra di correzione dei conti per circa 2,3 punti percentuali del Pil nel biennio 2013-2014». Tradotto, significa che la manovra correttiva – considerando che il prodotto interno lordo dell’Italia è circa 1.600 miliardi di euro – sarà di almeno 36,8 miliardi. Una cifra enorme, pari a tre volte il Pil di un paese come l’Albania.
Cala il deficit ma il debito aumenta. Nel bollettino economico di Bankitalia, viene sottolineata anche «la prudente politica di gestione del debito, in un contesto che appare tuttora incerto e volatile». Gli analisti di Via Nazionale ricordano come nel 2010 l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni sia sceso dal 5,4 per cento del 2009 al 4,6 per cento, mentre l’incidenza del debito pubblico sul Pil è passata al 119 per cento. In particolare per quanto riguarda il debito, Bankitalia sottolinea che l’incremento «è interamente attribuibile al debito delle amministrazioni centrali salito di 3,1 punti. Per contro, l’incidenza del debito delle amministrazioni locali si è lievemente ridotta di 0,2 punti». Per gli esperti «l’aumento del debito è dovuto, oltre che al fabbisogno, alla crescita per il terzo anno consecutivo delle attività del Tesoro presso la Banca d’Italia per 11,5 miliardi».
Ma Bankitalia non si è limitata a studiare il documento tremontiano solo sul fronte del pareggio di bilancio. L’istituto governato da Draghi denuncia che la crescita prosegue, ma l’occupazione non riparte: «I livelli produttivi distanti da quelli precedenti l’avvio della recessione e un’incidenza ancora elevata degli occupati in cassa integrazione ostacolano il ritorno alla crescita dell’occupazione». In pratica, dopo un «lieve incremento nel quarto trimestre del 2010», il numero degli occupati è ripiegato nel primo bimestre di quest’anno «sui livelli minimi dell’estate scorsa». Sono tornate a crescere le assunzioni con «contratti flessibili e a tempo parziale»; è proseguita la contrazione delle «posizioni permanenti a tempo pieno». Nel Bollettino si evidenzia ancora che «il tasso di disoccupazione rimane stabile sui valori medi dello scorso anno, mentre sono aumentate l’incidenza dei disoccupati di lungo periodo e la disoccupazione giovanile».
E l’opposizione gongola. Secondo Antonio Misiani, parlamentare del Partito democratico e membro della commissione Bilancio della Camera, «i dati di Bankitalia rivelano la gravità della situazione: ci sarà bisogno di una manovra correttiva per sanare la pessima gestione di questo governo». La storia si ripete. Per Misiani «Berlusconi disastra i conti e poi tocca a chi viene dopo di lui risanarli. Oggi è stata svelata l’ennesima menzogna del ministro dell’Economia che solo ieri negava la necessità di ulteriori interventi correttivi» ed «è chiaro che la legislatura si concluderà con un ulteriore aumento della pressione fiscale e nuovi tagli a servizi essenziali grazie alla fallimentare politica economica e fiscale del governo Pdl-Lega».