In crisi la luna di miele tra NATO e ribelli libici | Puntocritico :: www.puntocritico.net

11 Aprile 2011 0 Di luna_rossa

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In crisi la luna di miele tra NATO e ribelli libici.

Fulvio Beltrami – N’Djamena Ciad

Nell’ultima settimana mille missioni aeree sono state compiute dalla NATO sul suolo Libico, di cui 400 erano missioni di attacco alle forze governative e il resto pattugliamento aereo per il rispetto della No Fly Zone. Questi sono i primi risultati dopo il passaggio di consegna del comando dell’intervento occidentale in Libia dal Pentagono alla NATO.

 

Notare che le missioni aeree della US Air Force sono ancora effettuate anche se stanno progressivamente diminuendo. Il mandato ONU di applicare una No Fly Zone e’ stato ampliamente superato fin dai primi giorni. Infatti il mandato non prevedeva l’attacco alle forze terrestri libiche. Quindi dobbiamo pensare che il Pentagono e la NATO stiano utilizzando l’intervento militare per offrire una copertura aerea totale alle forze ribelli (sia difensiva che offensiva) per permettere loro di annientare la resistenza ancora forte delle truppe governative rimaste fedeli al Colonello e dei mercenari ingaggiati.

 

Considerando la superiorita’ delle forze aeree a favore dell’Occidente, lo scenario piu’ probabile dall’inizio delle operazioni militari in Libia doveva essere il seguente. Entro una settimana, dieci giorni dall’inizio delle operazioni raggiunto l’obiettivo della distruzione di almeno il 60% dell’artiglieria, delle divizioni di blidandi e quelle dei carri armati governativi.

 

L’incapacita’ di resistere militarmente, la distruzione del 60% delle armi persanti e la superiorita’ aerea nemica crea tra le truppe governative un clima di disfatta. Le diserzioni aumentano progressivamente e il fronte difensivo si sfalda. Le forze mercenarie, visto la situazione, abbandonano il rispetto del contratto firmato e cercano di uscire dal paese ingaggiando combattimenti solo per aprirsi un varco.

 

Rapida avanzata delle forze ribelli appoggaite dalla copertura aerea della NATO. In caso di difficolta’ o di forte resistenza delle forze governative, gli aerei NATO intervengono per “pulire la zona” come si usa dire in gergo militare. Le forze rivoluzionarie riprendono controllo delle citta’ perdute e si apprestano a lanciare le ultime due offensive su Sirte e Tripoli.

 

Insurrezioni popolari a Tripoli incoraggiate dalle vittorie del fronte rivoluzionario.

 

La catena del comando militare del regime si sfalda e ogniuno pensa a come mettersi in salvo assieme alle proprie famiglie. Gheddafi umiliato ed impotente accetta una resa incondizionata, oppure fugge in esilio.

 

Una realta’ ben diversa.

Contrariamente a tutte le logiche militari la realta’ sul terreno e’ estremamente diversa. I ribelli dopo una brevissima offensiva sono stati costretti a ripiegare all’Est. La citta’ di Misurata e’ assediata dalle forze governative e ormai allo stremo delle forze. I pozzi petroliferi in mano alle forze ribelli sono constantemente sotto il tiro dell’artiglieria e la produzione attuale e’ di circa 100.000 barili di greggio al giorno.[1]Da una settimana assistiamo ad una serie di offensive e contro offensive da entrambe le parti belligeranti con un fronte estremamente mobile.

 

Per ora non si intravvede una vittoria di uno dei due fronti.

 

Le truppe fedeli al Colonello e i suoi mercenari sono ancora capaci non solo di difendersi ma di lanciare contro offensive che stanno mettendo a dura prova i volontari rivoluzionari libici. Pur registrando qualche diserzione l’insieme dell’esercito governativo libico resta intatto. I raid arerei della NATO e precedentemente della US Air Force sono imprecisi e non costanti. Spesso vi e’ un’inspiegabile fermo delle attivita’ militari per 48 ore, tempo necessario alle forze governative per riprendersi le posizioni perdute.

 

Le vittime civili dei raid aerei NATO sono ormai considerevoli e sono apparsi i primi (ma gia’ numerosi) attacchi aerei sui ribelli confusi per le forze governative. Insomma un disastro militare per ora certificato su tutta la linea.

 

Fuoco amico, intevalli operativi, confuzione o strategia NATO?

Militarmente non sono spiegabili il fermo delle operazioni di 48 ore che gia’ per due volte e’ stato deciso dalla NATO. Per quale motivo? La logica dovrebbe essere quello di impiegare il massimo della capacita’ della forza d’urto aerea per terminare in tempi brevi il conflitto e (fattore non secondario) limitare l’impegno finanziario che ogni giorno operativo la NATO deve sostenere. Non scordiamoci che l’Europa versa in condizioni economiche disperate. In questi giorni il Portogallo ha praticamente dichiarato bancarotta chiedendo l’aiuto degli altri paesi membri della Comunita’ Europea e si prevede che i prossimi due paesi che chiederanno lo stesso aiuto finanziario siano la Spagna e l’Italia.

 

Se analizziamo i due fermi di 48 ore fatti dalla NATO osserviamo con stupore che questo ha permesso di effettuare letali contro offensive da parte delle forze governative che permettono di mantenere uno stallo militare e il controllo della maggior parte della Tripolitania. Anche i raid aerei offensivi sono stranamente concentrati nella Cirenaica con l’obiettivo di impedire l’avanzata delle forze governative e la disfatta militare dei ribelli. Per esempio fino ad ora le forze governative che assediano la citta’ di Misurata non hanno subito pesanti raid aerei NATO e la loro forza d’urto rimane pressoche’ intatta.

 

Almeno 200 civili sono stati uccisi durante l’assedio, iniziato il 17 febbraio scorso. Viveri, medicinali e acqua potabile sono ormai scarsi e le rare operazioni di rifornimento di questi beni attraverso il porto da parte della NATO sono state momentaneamente sospese anche quelle provenienti dal porto di Bengazi perche’ le truppe governative sono in grado di fermarle.

 

Da qualche giorno si verificano degli errori sul terreno e gli aerei nato distruggono colonne di ribelli. Sabato scorso l’ennesimo errore NATO aveva ucciso 13 ribelli. Mercoledi’ scorso un attacco aereo NATO su un convoglio ribelle aveva provocato 10 morti. Il piu’ emblematico degli incidenti classificati come “fuoco amico” e’ stato quello avvenuto venerdì 08 aprile. I ribelli stavano spostando una colonna di 20 carri armati T55 e T72 da Bengazi come rinforzo per le citta’ di Ajdabiya e Brega. La colonna era comandata dal comandante carrista Ayman Abdul-Karim.

 

La colonna di carri armati dei ribelli ha subito un pesaante bombardamento aereo vicino alla citta’ di Ajdabiya. Le perdite sono state considerevoli e le forze armate rivoluzionarie che tenevano la citta’ sono state constrette ad abbandonarla assieme a vari civili per mancanza di rinforzi e munizioni. Il bombardamento aereo ha favorito una rapida quanto letale avanzata delle truppe governative. Le forze rivoluzionarie sopravvissute all’attacco hanno riportato al corrispondente in Libia di Al Jazeera: Mohamed Idriss che durante l’attacco aereo sono stati uccisi 5 combattenti e feriti piu’ di 22 soldati ribelli. Almeno tre carri armati sono stati completamente messi fuori uso. I combattenti non si riescono a spiegare il perche’ di questo errore che ha distrutto i pochi carri armati che avevano ed ha favorito la vittoria delle truppe governative che hanno ripreso la citta’ di Ajdabiya. Alla domanda del reporter di Al Jazeera su chi fosse l’autore del bombardamento aereo i combattenti hanno precisato che si trattava di aerei NATO. La versione dei combattenti e’ stata confermata dal comandante carrista.

 

Il Comando operazionale del Comitato Rivoluzionario Libico ha invece avanzato un’altra tesi. Secondo questa tesi non sono stati gli aerei della NATO a distruggere la colonna di carri armati ribelli ma un aereo di Gheddafi. Come sia possibile che il regime riesca ancora a utilizzare la sua aviazione quando lo spazio arero libico e’ controllato da centinaia di aerei militari NATO e i radar militari sondano l’intero spazio aereo costiero? I potenti mezzi logistici non hanno intercettato l’aereo sul campo visivo dei radar? Non hanno inviato una squadriglia per abbatterlo? Forse l’aereo volava a bassa quota eludendo cosi’ i radar NATO…

 

L’attacco aereo di venerdì scorso rimane avvolto nel mistero e pone molti dubbi.

 

Se e’ vero che l’autore e’ stato un aereo libico del regime allora la NATO deve ammettere che l’attuazione della No Fly Zone ha molti punti deboli e che non ha il completo controllo dello spazio aereo libico. Se, invece, e’ stato l’ennesimo errore NATO come e’ possibile attaccare e distruggere una colonna di carri armati che erano stati dipindi di giallo dai ribelli per farsi riconoscere dagli aerei della coalizione, seguendo alla lettera le indicazioni ricevute dal Comando Operativo NATO?

 

Cosa nasconde questo attacco letale?

 

 

Pesanti critiche alla NATO da parte del Fronte Rivoluzionario.

A causa di tutti questi errori militari il Fronte Rivoluzionario ha iniziato a criticare pesantemente l’operato della NATO. Mercoledì scorso un leader delle forze armate rivoluzionarie libiche Abdul Fatah Younis ha dichiarato di essere completamente “incazzato” sulla condotta dei strikes aerei NATO che sembrano essere troppo in ritardo sugli obiettivi miliari e poco efficaci per distruggere le forze governative, che ancora mantengono la superiorita’ sul terreno. Vari ribelli hanno dichiarato al corrispondente di Al Jazeera a Bengazi: “Ci hanno detto che la Francia e gli Stati Uniti avrebbero picchiato duro soprattutto sulla linea del fronte. Convinti ed entusiasti abbiamo iniziato l’offensiva verso l’ovest per liberare l’intero paese, sicuri della superiorita’ aerea dei nostri alleati. Il risultato e’ evidente. A cause di una mancanza di una seria copertura aerea ora ci stiamo ritirando verso l’est perdendo le postazioni e le citta’ precedentemente conquistate”.

 

Altri hanno dichiarato: “La NATO concentra i suoi raid in nostra difesa all’est. Noi abbiamo bisogno, al contario, che concentrino i raid all’ovest per piegare la resistenza di Gheddafi”.

Abdul Fatah Younis ha anche chiesto di aumentare il rifornimento di armi al Movimento Rivoluzionario. Ha dichiarato di aver ricevuto delle armi anti carro dal Qatar (pagate con il greggio estratto dai pozzi petroliferi in mano della rebellione) ma che per la maggior parte le forze rivoluzionarie possiedono solo un limitato numero di blindati e carri armati (di cui vari carri armati sono stati distrutti dal fuoco amico degli aerei NATO) e armi leggere. Il Vice Presidente del Consiglio di Transizione Libico, Abdel Hafidh Ghoga ha ricordato alla NATO che il suo intervento militare e’ vincolato da un onere ben preciso di assitenza militare alle forze rivoluzionarie ed ha preteso che la NATO si impegni piu’ seriamente nel supporto aereo a favore dei ribelli, avvertendo: “I civili a Misurata stanno morendo come mosche e la NATO non si decide ad effettuare dei raid che possano distruggere le forze governative che assediano la citta’. Se la NATO aspetta un’altra settimana per compiere dei raid risolutivi, sara’ un crimine contro il popolo libico che la NATO dovra’ rispondere. Che cosa aspetta? Che cosa sta facendo? Sta bombardando sempre le stesse zone all’est”.

 

Le spiegazioni ufficiali del Portavoce della NATO.

Di fronte a queste inspegabile modo di condurre la campagna aerea e alle sempre piu’ dure critiche ricevute dai ribelli libici, la NATO, attraverso il suo Portavoce, ha promesso di concentrare i suoi sforzi bellici su Misrata nei prossimi giorni ed ha cercato di giustificare l’inneficacia dei raid e gli sbagli compiuti sulla popolazione civile e sui ribelli affermando che le forze governative hanno cambiato tattica utilizzando veicoli civili e non militari e utilizzando la popolazione come scudi umani. La loro artiglieria e i loro carri armati sono piazzati nei centri urbani e i raid aerei rischierebbero di fare numerosi “danni collaterali”. Sempre il Portavoce ha ricordato che il fronte e’ estremamente mobile ed e’ difficile distinguere tra forze governative e ribelli.

 

Leciti dubbi.

L’operato della NATO comincia a far nascere dei leciti dubbi. E’ come se si iniziasse ad intravvedere una volonta’ non dichiarata di NON sostenere in pieno le forze rivoluzionarie. Concentrandosi prevalentemente all’Est non si rischia di creare una situazione di fatto dove Gheddafi controlla la Tripolitania e i rivoluzionari la Cirenaica? Come devono essere interpretati gli errori contro le forze armate rivoluzionarie, che continuano ad essere erroneamente scambiate per forze governative nonostante che esse, sotto indicazione NATO, usino il colore giallo per distinguersi?

 

Semplici errori o messaggi rivolti alla rivoluzione?

 

Non e’ un segreto che uno dei principali motivi che ha spinto l’Amministrazione Obana a cedere il comando alla NATO e’ che gli Stati Uniti non hanno ancora chiaro chi sono veramente i ribelli, cosa intendono fare nel post – Gheddafi e se le loro pedine libiche piazzate all’interno del Movimento Rivoluzionario sono veramente rappresentative o no. Grazie all’operato non chiaro della NATO e dell’Occidente in generale, gli “uomini del Presidente” rischiano di essere completamente screditati. Notare che sono altri leader rivoluzionari che stanno criticando l’operato militare occidentale. Le pedine libiche dell’Occidente si limitano a non commentare oppure, (gravissimo errore) ad incitare raid NATO piu’ incisivi suggerendo di non preoccuparsi delle eventuali vittime civili.

 

Il Comandante dell’AFRICOM, il Generale Carter Ham, ha affermato alla stampa americana che e’ improbabile che le forze ribelli riescano a vincere Gheddafi. Le dichiarazioni del Generale Ham evidenziano le preoccupazione di Washington e delle maggiori capitali Europee sul conflitto Libico. L’Occidente comincia a temere che la guerra civile sia entrata in uno stallo dove Gheddafi mantiene saldamente il controllo di Tripoli, della Tripolitania in generale e di Sirte e le forze disorganizzate dei ribelli siano incapaci di vincere militarmente anche con la copertura aerea NATO. Pero’ sul terreno questa copertura aera NATO sembra non essere efficace e condotta in modo caotico. Circolano voci che Gheddafi stia negoziando una via d’uscita ma la realta’ sul terreno non e’ cosi’ sfavorevole al regime. In tutti i modi non credo che Gheddafi possa ne’ vincere ne’ mantenere il controllo sulla meta’ del paese. Prima o poi capitolera’.

 

Il problema sara’ proprio nel post Gheddafi. Il Movimento Rivoluzionario sta sperimentando, durante questo sanguinoso conflitto, tutta l’ipocrisia dell’aiuto occidentale e sicuramente molti insorti stanno analizzando la situazione e tirando delle conclusioni. Si rischia di creare un clima non favorevole all’Occidente. La dichiarazione del Vice Presidente del Consiglio di Transizione Libico e’ un chiaro sintomo dell’inizio di questo clima sfavorevole.

 

C’e’ un chiaro accordo che una volta assicurata la supremazia militare contro le forze fedeli a Gheddafi, le forze internazionali devono interrompere le loro operazioni ed andarsene”.

 

Concordo pienamente con l’analisi fatta dal Professore del Centro di Studi Internazionali dell’Universita’ di Cambridge: Tarak Barkawi, pubblicata sul sito in lingua inglese di Al Jazeera (Piccole guerre e grandi conseguenze). “Il destino di questi leaders occidentali e’ ora immerso nel pantano della guerra civile Libica. In guerra il nemico ha sempre avuto un volto. Gheddafi e i futuri avvenimenti in Libia stanno esercitando una pressione sull’Occidente maggiore di quella che amette.”

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[1] I giacimenti petroliferi controllati dai ribelli sono nella regione di Sirte che racchiude quasi l’ottanta per cento delle reserve libiche. Il greggio e’ esportato in Qatar che si e’ trasformato in mediatore per la vendita del greggio. I profitti vengono versati al Comitato Rivoluzionario per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici nelle zone liberate, per comprare cibo, medicianli e armi. La produzione ufficiale giornaliera prima della guerra civile era di 1.6 milioni di barili