L’intervento di Carlo De Benedetti al festival del giornalismo.

16 Aprile 2011 0 Di slasch16

La

chiave di tutto è in questa frase:
La Rete non basta a raccontare la realtà: ai cittadini dobbiamo anche saper spiegare il perché delle notizie.
Aggiungerei, e quali sono le conseguenze di certe notizie.
Se un giornale pubblica: Bufera in parlamento tra maggioranza ed opposizione per il processo breve.
Cosa può capire la gente? Che al centrosinistra non piace la cravatta di Scilipoti?
E’ lo stesso motivo per cui non mi piaceva Floris, quando rivendicava il suo modo di fare giornalismo in questo modo: noi diamo la notizia, i vari punti di vista, l’ascoltatore si fa la sua idea.
Che idea si può fare se non conosce le conseguenze nascoste nella notizia?
Ultimamente è cambiato ha capito che il giornalista deve essere di parte, qualsiasi parte, ma deve accendere la luce allora si che l’ascoltatore si può fare un’idea, scegliere se preferisce una filosofia di vita di destra o di sinistra.
La maggioranza dei giornali, della agenzie, ha un modo di dare le notizie che dice tutto e niente, sappiamo un sacco di cose che non servono a niente, conosciamo parole nuove delle quali non sappiamo il senso.
Prendete le varie porcate che la maggioranza ha portato avanti per difendere il bandito, quelle che la Corte Costituzionale ha puntualmente bandito.
Per mesi i giornali hanno descritto, esempio, il legittimo impedimento come se fosse una diatriba tra destra e sinistra, tra berlusconiani ed anti berlusconiani, tra quelli che odiano il piduista e quelli che lo farebbero santo.
Per capire che la legge era incostituzionale e sapere quali punti della costituzione andava a ledere dovevi avere la fortuna di leggere un articolo di fondo o andare a pagina 50.
E’ il modo di fare giornalismo della Stampa, di stampo anglosassine dice il suo direttore, per capire che dietro quelle notizie c’è un tentativo di golpe, un regime che avanza, devi leggere Gramellini, in 10 righe ti fa capire che tutto il casino che fanno è solo per tentare il golpe e favorire un uomo.
Dicono che c’è libertà di stampa, l’Ansa, L’ Adnkronos e così via le notizie le danno tutte, i titoli, nessuno che ci spieghi cosa significhino in definitiva quei titoli.
A malapena ce ne rendiamo conto noi che leggiamo i giornali cartacei o nel web, che siamo appassionati, interessati e schierati da qualunque parte, perchè si può essere schierati sia a destra che a sinistra come è giusto che sia, cosa volete che capisca il teledipendente di due mesi di titoli, di notizie, dove sembra che il problema sia Scilipoti ed i suoi compari e non lo stravolgimento della Costituzione?
Tra sei mesi tutti i giornali daranno la notizia che la Corte Costituzionale ha respinto la legge perchè lede il principio di uguaglianza dei cittadini e sempre con l’atteggiamento della bega tra condomini interrotta  dai carabinieri e della quale nessuno ne conosce i motivi.
I motivi si conoscono ed i giornali, insieme alla notizia, dovrebbero spiegarne il peso e le conseguenze, schierarsi e non spargere fumo democratico sempre a favore del sistema e negli occhi del lettore.
Aveva ragione Gramsci è l’ indifferenza travestita da democrazia l’ humus adatto per far nascere un regime.
Era l’11 Febbraio del 1917, la televisione non c’era e Gramsci scrisse questo ed oggi ci rendiamo conto che in “democrazia” vale per le persone e  per l’informazione:   Odio gli indifferenti.

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza.

Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

11 febbraio 1917

Gli indifferenti sono i colpevoli che si auto assolvono sempre e comunque.
Ho evidenziato staccandola dalle altre e con il rosso la frase più attuale dello scritto di Gramsci, era il 1917 cioè oggi.
Fonte Di Tutto di più, Slasch16.