Liberazione.it – Rifiuti, gli inceneritori? non servono
6 Aprile 2011
Liberazione.it.
Per smaltire i rifiuti non è necessario bruciarli. E forse non è neppure conveniente. Di certo non lo è per la salute di chi vive accanto ai circa 50 termovalorizzatori d’Italia. Probabilmente questi forni perderebbero qualsiasi convenienza se venissero meno gli incentivi all’energia prodotta dagli inceneritori. E non dimentichiamo che il ricorso massiccio dell’Italia ai termovalorizzatori avviene a dispetto di diverse leggi europee e nazionali, che lo vietano espressamente.
Margherita Bologna, una giornalista e ricercatrice scientifica indipendente, ha divulgato una proposta alternativa – rilanciata da www.rassegna.it – che punta proprio a lasciarsi alle spalle i “forni” ottemperando a quanto prescrive l’Europa. Bologna ha inviato la sua ricerca (titolo: “Qualche proposta per controllare gli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti nella gestione dei materiali postutilizzo senza inceneritori”) alla Commissione Bicamerale per i rifiuti, con l’obiettivo di mostrare i vantaggi per l’ambiente e il risparmio energetico che deriva dal riuso-riciclo dei rifiuti stessi. “I materiali già utilizzati – argomenta Bologna in un articolo pubblicato su Micromega -, se trattati con tecnologie appropriate, sono una miniera da cui estrarre risorse preziose ed energia pulita. Gli impianti ci sono già. E sono tutti in Italia. Sono le moderne e diversificate tecnologie di trattamento meccanico-biologico (TMB) che fanno retrocedere gli inceneritori a quella funzione residuale di chiusura del ‘ciclo’ di gestione dei rifiuti stabilita dalla legge europea ed italiana”. Secondo la ricercatrice, per farlo “è sufficiente trattare ogni tipologia di rifiuto con la tecnologia più appropriata per ottenere nuova materia da riutilizzare, insieme alla produzione di energia pulita”. Bologna propone di sostituire al forno quattro diversi impianti di trattamento meccanico-biologico (Tmb) che selezionano i rifiuti a freddo, riducendo dell’80/90% quelli da incenerire. Con un mix di tecniche e modalità si possono trattare la frazione organica, i rifiuti secchi, la plastica, l’immondizia raccolta pulendo le strade dagli addetti alla nettezza urbana, archiviando o lasciando una funzione marginale ai termovalorizzatori. Gli impianti descritti sono già tutti operativi in Italia, assicura Bologna, e non devono essere inventati né acquistati.”Per il 10-20% dei materiali postconsumo destinati all’incenerimento – spiega – la strada maestra da seguire indicata dalla direttiva Quadro 2008/98/CE è la riprogettazione ecologica dei materiali”, così da “ridurre sia i rifiuti non riciclabili, sia la presenza di sostanze nocive (Ecodesign). Ma anche per questi limitati quantitativi ci sono nuove soluzioni impiantistiche che mandano completamente in soffitta gli inceneritori, come il mulino Thor”. La ricercatrice assicura che gli impianti proposti sono particolarmente necessari in quelle regioni d’Italia dove non è sviluppata la raccolta differenziata. Mentre, dove è praticata, sono il complemento che dà agli amministratori un’ulteriore garanzia di poter controllare tutto il ciclo dei rifiuti.
Volere è potere. I nostri amministratori e decisori lo sanno?
Red.