20 centesimi.it – Esperimento Italia Wave e le risorse del Salento

18 Luglio 2011 0 Di luna_rossa

Esperimento Italia Wave e le risorse del Salento.

Autore: Cecilia Pavone

 

Italia Wave a Lecce è stato un evento trasversale. Ha unito sotto il segno della musica i variegati popoli dei differenti generi musicali: quello del reggae, del rock, della musica leggera. Affiancando i miti e le avanguardie. La cultura e la musica. Se dobbiamo fare un discorso di numeri – è vero – non c’è stato il pienone di gente che ci si aspettava per un festival storico qual è Italia Wave.

La prima giornata dedicata al reggae dei Sud Sound System e Jimmy Cliff ha registrato più di mille presenze. Più o meno lo stesso per la seconda giornata, incentrata sul brit pop di Kaiser Chiefs e Nutini. La musica seminale e universale di uno dei padri del rock come Lou Reed, preceduto dai suoi “discepoli” italiani, i Verdena, ha fatto staccare 2500 bilgietti per la serata di sabato 16 luglio. Mentre l’ultimo giorno, dedicato interamente ai grandi autori contemporanei della musica italiana – Daniele Silvestri, Paolo Benvegnù, Cristina Donà – ha riscosso notevole incremento di pubblico per la gratuità dell’ingresso.

Ma, nonostante le cifre non siano esorbitanti – niente a che vedere con le folle delle ultime edizioni di Arezzo Wave – il festival di Italia Wave traslocato a Lecce può considerarsi un esperimento riuscito. Perchè apre nuovi scenari per il Salento, che, dalla pizzica e dal reggae si allarga anche al rock. Perchè rappresenta una possibilità per il territorio che, se gestita al meglio, può costituire uno dei traini culturali principali per il turismo musicale, oltre che artistico. Anche gli inizi di Arezzo Wave in Toscana non sono stati esaltanti. C’è bisogno di tempo e di aggiustamenti congrui da parte degli organizzatori. Si potrebbe cominciare, per esempio, dal rapporto tra arte e territorialità. Come ha affermato il conduttore del festival e dj di Radio Capital, Mixo, non si capisce perchè, con tante splendide location di cui il Salento è ricco, si sia scelto per il Main Stage uno stadio troppo grande e pieno di cemento per ospitare i concerti principali. Sono elementi da rivedere, aggiustamenti di tiro importanti da realizzare.

Certo, anche qui il “mercato” misura tutto attraverso la lente degli interessi economici, facendo ruotare tutto intorno al profitto. Ma oltre il guadagno c’è di più. Non c’era molto pubblico venuto da fuori Lecce che abbia fatto registrare il pienone nelle strutture turistiche. Ma Italia Wave non è la Taranta. O meglio, non lo è ancora. C’è molto da lavorare per questo. Tuttavia un seme è stato gettato. E non è poco.

Intanto, la presenza di Lou Reed al festival sabato 16 è stato un evento per tutti. La sua musica universale e seminale ha ipnotizzato il pubblico, fatto, si è vero, anche da molti nostalgici. Ma il mito non può andare oltre se stesso, non può evolversi. E’ seminale e basta. Non a caso l’avanguardia del rock italiano, i Verdena, rappresentano solo un rivolo del grande fiume creativo che per sempre scaturirà dal padre del rock alternativo, del punk-rock e soprattutto della new wave. Ma i tre ragazzi di Bergamo sono suoi figli, come tanti altri artisti di puro talento che rispettano e amano la musica.
Lou Reed ha in sè il quid che Ugo Foscolo definiva immortale: la vera arte, destinata a viaggiare eternamente nella storia dell’umanità. La leggenda di Booklyn ha regalato al pubblico la sua maestria, la sua esperienza, la sua capacità di riuscire a scandagliare l’anima con le sue note, con la sua voce. Chitarra incollata addosso e sapienza di chi ha vissuto e vive quello che ha scritto nei testi, il cantautore americano ha eseguito con classe e senza fronzoli le storiche canzoni dei Velvet Undergound, da “Femme fatale” a “Sunday Morning”, da “Sweet Jane” a “Venus in furs”, riarrangiate dalla sua band. Ad accompagnare sul palco la performance di Lou, durata quasi due ore, ben sette elementi: Toni Diodore e Joseph Aram Bajakan alle chitarre, Robert Wasserman al basso, Kevin Hearn alle tastiere, Louis Calhoun al computer e Urlich Krieger al sax.
Certo, alcuni saranno rimasti delusi per la mancata esecuzione di successi come “Walk on the wild side” o “Satellite of love”, ma lasciamo agli artisti la libertà che meritano.

Poi è arrivato il tempo dei Verdena. Da brivido. Alberto e Luca Ferrari con Roberta Sammarelli hanno incendiato il Main stage con la loro tecnica perfetta, la poetica dei testi, la loro dedizione, senza se e senza ma, alla musica. Assoli grunge, distorsioni a tratti metal e psichedelia a iosa, la band di Bergamo ha presentato in repertorio, oltre ai successi del passato, i brani tratti dal loro magnifico nuovo album “Wow”, pubblicato a gennaio 2011. Dopo “Requiem”, i tre artisti, uniti da una comune energia, hanno confermato e superato le aspettative dei fan che attendevano l’ulteriore evoluzione di uno dei gruppi più incisivi, talentuosi e innovativi del panorama alternative rock italiano.
I testi sofferti, poesia dell’animo straziato d’amore, la sintesi viva, acuta e originale di elementi dark, grunge, alternative rock e psichedelia alla King Crimoson, le atmosfere epiche e mai scontate dei Verdena hanno conquistato il pubblico, mai sazio della loro musica.

Successo, infine domenica 17 per festeggiare il compleanno del festival. L’ingresso gratuito al Main Stage ha giocato a favore, registrando il pienone. Sul palco, perle della musica italiana, tra cantautori consolidati come Daniele Silvestri che ha chiuso il festival a autori di immensa raffinatezza come Paolo Benvegnù e Cristina Donà. E poi l’entusiasmo contagioso del folk suonato dai Modena City Ramblers e dai Mau Mau, oltre all’esperimento punk folk dei Marta sui Tubi.

Lo Pshyco Stage a San Cataldo ha invece ospitato gli emergenti della musica italiana, tra i quali Playontape, Calibro 35, The Superegos. Non c’era molta gente ad accogliere queste band? E’ vero, ma è anche un dato oggettivo che il pubblico fosse di qualità. E vogliamo parlare della mostra sul numero 300 di Dylan Dog e dell’incontro con gli autori, come Angelo Stano? O dell’Elettrowave, il festival dei dj al Livello 11/8 a Trepuzzi? E’ una questione di qualità, come diceva nel suo glorioso passato il nostro Giovanni Lindo Ferretti, che ha dovuto annullare il suo concerto sold-out all’alba della domenica, programmato a San Cataldo per un grave lutto familiare.

Insomma, alla fine, bisogna partire dall presupposto che tutti, organizzatori, istituzioni e amanti della musica debbano rimboccarci le maniche per tenerci questo festival in Puglia, valorizzandolo al meglio, attraverso un’ottica di apertura mentale. Scevra da provincialismi e campanilismi vari