Cgil, Cisl e Uil: «A ottobre lo sciopero generale, una spallata alla giunta» | La Nuova Sardegna

14 Luglio 2011 0 Di luna_rossa

Cgil, Cisl e Uil: «A ottobre lo sciopero generale, una spallata alla giunta» | La Nuova Sardegna.

 

CAGLIARI. La giunta Cappellacci non risponde? Il sindacato proclama lo sciopero generale per darle «una spallata» e mandarla «a casa». A ottobre Cgil Cisl e Uil porteranno in piazza a Cagliari più di 50 mila persone. «La nostra unità rappresenta la lotta del popolo sardo contro le istituzioni sorde», hanno detto i segretari confederali Enzo Costa, Mario Medde e Francesca Ticca. La grande manifestazione sarà preceduta da altri due appuntamenti significativi: un raduno ad agosto sulla condizione giovanile e una marcia contro la povertà a settembre. Il successo della manifestazione di Nuraghe Losa, il 2 luglio, aveva fatto sperare al sindacato in una svolta da parte della Regione. Quella partecipazione corale di lavoratori, disoccupati e amministratori locali aveva spiegato bene che la Sardegna non può aspettare. Ma da quel giorno non è successo niente. Cgil Cisl e Uil hanno allora rilanciato confermando due iniziative già ipotizzate (e ora fissate per agosto e settembre) e proclamando lo sciopero generale, il terzo dal 2009, cioé nell’era Cappellacci. «Gli impegni assunti dalla giunta regionale – ha spiegato Mario Medde, leader della Cisl, in una conferenza stampa – sono stati disattesi». «Così come il governo Berlusconi – gli ha fatto eco Enzo Costa, Cgil – ha totalmente abbandonato la Sardegna». Insomma, proprio nel momento di maggiore crisi, quando «è sempre più a rischio la coesione sociale», l’istituzione dovrebbe dare segnali diversi alle forze sociali. «E invece – ha fatto notare Francesca Ticca, Uil – quelli che devono operare in concreto scelgono un assurdo silenzio». Lo sciopero generale non sarà la sommatoria delle tante vertenze che formano la cosiddetta Vertenza Sardegna. Sarà anche quello, ma sarà soprattutto l’ennesimo grido d’allarme per il declino economico e sociale che il sindacato, spesso in funzione di supplenza rispetto alla politica, sta lanciando da tempo. Perché dalla crisi non si esce affrontando solo le emergenze, ma creando le condizioni di un nuovo sviluppo. «E non ci fermiamo qui – ha tuonato Costa – perché se il nostro appello resterà ancora inascoltato porteremo la protesta a Roma». Sarebbe un ulteriore passo della «lotta del popolo sardo contro la crisi». «La politica – ha aggiunto Medde – non ha colto i segnali di malessere del mondo sardo. La misura è colma, non spetta ai sindacati far cadere i governo, ma qui siamo di fronte ad un silenzio sconcertante e incomprensibile. Non ci arrenderemo di fronte alla crisi». Non meno tenera con i politici è, come s’è visto, Francesca Ticca. Che condanna «l’indifferenza della Regione di fronte alla richiesta di costruire, assieme al sindacato, un nuovo piano di rinascita. «Ci sono 350 mila sardi – ha detto la leader della Uil – che vivono in uno stato di povertà, 500 aziende sono in crisi, i disoccupati sono in aumento, i cassintegrati sono una marea. La politica deve dare una risposta». Il primo commento a caldo dopo l’annuncio dello sciopero generale è stato di Federico Palombra, deputato e segretario regionale dell’Italia dei valori. «Era ineluttabile che i sindacati prendessero questa decisione in assenza di segnali seri e risolutivi della giunta». Secondo Palomba «in una situazione di grandissima sofferenza economica e sociale dei cittadini il potere pubblico ha il dovere di dare risposte concrete a chi è in difficoltà, in primo luogo attraverso una drastica riduzione dei costi della politica, una riduzione degli enti inutili e delle consulenze e l’abbandono della immorale pratica del cumulo degli incarichi con la riconversione delle risorse per finalità di sviluppo e solidarietà». L’esponente dipietrista ha criticato i ripetuti annunci sui tagli della politica: «Per essere credibili le istituzioni devono agire. Mettano all’ordine del giorno le proposte di riforma che i partiti, il nostro per primo, hanno presentato».