Cirio, condannati Cragnotti e Geronzi – Corriere della Sera

5 Luglio 2011 0 Di ken sharo


 

Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi (LaPresse)
Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi (LaPresse)

MILANO – Condanna per Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi. Nove e quattro anni di carcere, rispettivamente, per il crac da 1.125 milioni di euro del gruppo agroalimentare Cirio. Lo hanno deciso i giudici della prima sezione penale del tribunale di Roma, dopo una lunga camera di consiglio. Le richieste dei pubblici ministeri erano state più severe: quindici anni per l’ex patron della Lazio e sei per l’ex presidente della Banca di Roma.

RISARCIMENTO – I giudici hanno riconosciuto colpevoli anche i figli di Cragnotti, Andrea (condannato a 4 anni), Elisabetta e Massimo (a 3) e il genero di Cragnotti, Filippo Fucile (4 anni e 6 mesi). La vicenda – per la quale gli imputati sono 35, più la società Dianthus Spa – riguarda fatti risalenti al 2003, quando il fallimento del gruppo Cirio, allora guidato da Cragnotti, fece andare in default obbligazioni per 1.125 milioni di euro. Il processo era cominciato il 14 marzo 2008. Trentacinque gli imputati, accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta, preferenziale e distrattiva, oltre che di truffa. I colpevoli, insieme con Unicredit – quale responsabile civile – dovranno versare un risarcimento di 200 milioni di euro in via provvisionale all’amministrazione straordinaria del gruppo agroalimentare, oltre che le spese legali sostenute dalle migliaia di parti civili che si sono costituite.

ASSOLUZIONI – Nell’ambito del processo, è stato assolto l’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani. Così come Flora Pizzichemi, la moglie di Sergio Cragnotti. Per entrambi, i pm avevano chiesto sei anni.

REAZIONI – «Resto tranquillo perché continuo a ritenere di avere agito correttamente, nell’ambito delle responsabilità statutarie, esercitando il compito proprio, naturale del banchiere, senza commettere alcun illecito – commenta con l’Ansa Geronzi -. Diversamente, in casi della specie, la funzione di ogni banchiere resterebbe paralizzata». «Per questa ragione e per la fiducia che nutro nella magistratura – aggiunge – confido che in sede di appello l’ulteriore, ponderata riflessione consentirà di fare piena chiarezza e di riconoscere l’assoluta non colpevolezza del mio comportamento».«Non si è mai soddisfatti di fronte ad una sentenza di condanna, che genera sempre sofferenze – reagisce invece l’avvocato Nicola Madia, difensore dell’amministrazione straordinaria di Cirio – . Mi consola soltanto sapere che un popolo di risparmiatori (circa 35 mila, ndr) che hanno visto andare in fumo i loro risparmi possano ricevere indietro parte di quanto perduto».

Redazione online
04 luglio 2011 22:29