Certo non ha la presenza di Concita ma non è da queste cose che si giudica un direttore. Ho appena letto l’editoriale di presentazione, confesso tranquillamente che non sapevo nemmeno chi fosse come ovvio che lui non sappia che sono un lettore dell’Unità. L’Unità è stato il mio giornale dagli anni 70 sino al 1991, ho fatto il diffusore per l’Unità, poi ho letto Repubblica e circa tre anni fa sono tornato a quello che considero il mio giornale, subito dopo è arrivata Concita De Gregorio e mi è piaciuta parecchio, in tutti i sensi. Essendo, per indole, più attento alla sostanza che all’apparenza anche in senso estetico mi sono letto l’editoriale per capire chi fosse questo Claudio Sardo, il nuovo direttore. Lasciando perdere le considerazioni sulla situazione attuale che tutti conosciamo il nuovo direttore ha citato solo due persone del passato, dando immediatamente l’idea del suo modo di pensare, Berlinguer e Moro. Per qualcuno può essere un ritorno al compromesso storico e non una lucida convinzione che per cambiare le cose si deve cercare l’unità di vari strati sociali. Io mi ritengo di sinistra, comunista. Un comunista molto attento alla sostanza, ai fatti e che si basa sul concreto di quello che si porta a casa, gli ideali servono per mandare più avanti possibile il progetto ma quello che resta e che conta è quello che concretamente portiamo a casa in uguaglianza, diritti, giustizia e convivenza. Ad un certo punto Sardo scrive: Come altre volte è accaduto nella storia, è più a sinistra costruire una larga convergenza attorno a un progetto di cambiamento concreto che non tentare da minoranza la conquista del palazzo. Perchè le politiche di uguaglianza e di innovazione hanno bisogno di condivisione e di responsabilità. Non è una bestemmia, in queste righe ho ritrovato una parte di Gramsci. Gramsci rivendicava la sua diversità, il suo essere comunista ma ha sempre cercato l’unità, non per niente ha chiamato così il “nostro” giornale. Senza unità non ci sarebbe stata resistenza, senza unità non ci sarebbe stata liberazione. Faccio notare che nemmeno il Pci, il partito comunista più grande che ci sia mai stato nel mondo occidentale, è riuscito a prendere il palazzo con la strada della democrazia, quella scelta da Togliatti durante la guerra con la svolta di Salerno. Io non so se i compagni di rifondazione o del nuovo partito comunista italiano, o i compagni che fanno parte di quella decina di movimenti/partiti che nel tempo sono diventati invisibili si ritengano più comunisti di me, ho sempre ritenuto ed i miei scritti lo testimoniano, che in minoranza non conquisti il palazzo. Nemmeno se hai la verità in tasca, come credo che sia. Persino mio figlio ha ritenuto che mi sia ammorbidito, forse non ha capito che il regime berlusconiano che ci domina da 18 anni ha come mamma la P2 e come padre la nostra divisione di opposizione. Dal 1991 abbiamo cercato solo ciò che divide e non quello che unisce, dimenticando che negli anni della gloria comunista, per governare, abbiamo dovuto prenderci i socialisti il che è tutto dire, senza voler fare delle polemiche. Ci sono momenti della storia che le canne si piegano al vento spezzarsi o ritirarsi in retrovia per non affrontarlo fa male solo a noi stessi ed al nostro progetto. Non tutti nello stesso partito devono stare i soggetti simili o somiglianti, non ripetiamo l’errore delle Binetti e dei Rutelli, ma l’unità con tutti i partiti di opposizione, in questo contesto, va ricercata incessantemente altrimenti non avremo liberazione. Detto questo dobbiamo continuare a lavorare, spiegare il nostro pensiero ed il nostro progetto per un mondo diverso, senza appuntarsi o appuntare medaglie o meriti dovuti al momento o alla combinazione, ad un attimo di notorietà per un passaggio in televisione. Veltro, Renzi ed altri non hanno capito che esternare come fanno loro nei giornali ed in quel modo fa solo il gioco dell’avversario che specula e fa passare per divisioni una diversità di pensiero. Nel Pci le differenze ci sono sempre state, feroci, dibattiti accaniti, ma tutto all’interno del partito ed alla ricerca di unità e di sintesi. Se critico il Pd o il segretario sul Corriere o su libero pensate non strumentalizzino o che non usino la critica contro di noi? Ovvio che non vogliano vederci crescere e le esternazioni sono una mamma dal cielo per loro. Se Renzi o Veltroni si ritengono dei geni, politicamente, ne parlino nelle strutture preposte e convincano gli altri dirigenti, se l’idea, il ragionamento, è vincente lo seguiranno in massa. Se. Saluto con un arrivederci Concita, dovessi andare a cena preferirei farlo con lei, dovendo parlare e discutere di politica mi va bene anche Claudio Sardo, oltre a Concita ovviamente. Se non ho capito male. Buon lavoro. Fonte Di Tutto di più, Slasch16.