Crisi delle campagne, pastori da Cagliari a Bruxelles | La Nuova Sardegna
29 Luglio 2011Crisi delle campagne, pastori da Cagliari a Bruxelles | La Nuova Sardegna.
Dopo la marcia sulla Regione rotta verso la Ue. Contro le leggi capestro e le continue promesse, il Movimento ha deciso di alzare il tiro
CAGLIARI. C’erano e ci saranno ancora per chissà quanto tempo. Finora sono state resistenti a tutto, persino ai manganelli. Le chiamano leggi e lo sono, ma sono leggi fantasma, in un caso, e capestro, nell’altro, per l’agricoltura e la pastorizia, che continuano a morire assieme.
La prima, in sette mesi, ha dato poco o nulla ai pastori, se non gli spiccioli-de minimis, mentre l’anno scorso era stata annunciata come «l’unica possibile ancora di salvezza». È conosciuta come la legge «Cappellacci-Prato», votata a fine novembre, è rimasta pressoché inapplicata.
La seconda, datata 1988, è addirittura peggio, perché continua a trascinare le aziende nel fossato delle aste giudiziarie. Da aiuto che era, si è trasformata in un’implacabile «ordine di pagamento».
Per gli amanti della cabala, le due legge sono la 15, il fantasma, e la 44, il capestro. Sono queste le ghigliottine, insieme al prezzo del latte a capofitto e a quello dei mangimi in rialzo, ad aver finora decapitato l’agricoltura e la pastorizia. C’è sempre più aria di fallimento e a dirlo sono altri numeri. In dieci anni, trentamila aziende sono «morte sul campo» e chi, con la forza della disperazione, ha resistito alla brutalità del mercato è oggi indebitato, tutto il settore, per ottocento milioni. Nulla è cambiato neanche ventiquattr’ore ore dopo l’ultima rivolta della piazza sotto le finestre del Consiglio regionale. Servirebbe la bacchetta magica per uscire dalla crisi, dal profondo rosso, ma nessuno l’ha ancora trovata negli ovili e nelle mangiatoie. Dunque tutti, pastori e agricoltori, fanno quello che facevano prima: arrancano e sopravvivono.
L’allarme infinito. L’altro giorno, incassati gli ultimi colpi di manganello, il Movimento ha strappato un pacchetto di promesse al Consiglio regionale, ma per arrivare ai fatti i tempi sono ancora lunghi. Mentre i pastori hanno perso la pazienza, tanto che ormai sono intenzionati a trattare più con Bruxelles, sede dell’Unione Europea, e meno con Cagliari. La stessa rotta potrebbero presto prendere le altre associazioni di categoria. Dagli ultimi tavoli tecnici in assessorato, Coldiretti, Copagri, Confagricoltura e Cia speravano di ottenere molto e invece, alla seconda riunione, uno è già saltato. È quello sulla legge-capestro, la 44, perché la Regione non sospenderà le ingiunzioni di pagamento emesse tempo fa per recuperare i finanziamenti del 1988 poi bocciati dall’Unione Europea.
«Non è possibile congelare quel debito – ha fatto sapere ieri l’assessore all’agricoltura, Mariano Contu – Se lo facessimo, andremo incontro a un sicuro danno erariale, destinato poi a finire sulle spalle di quei dirigenti regionali che non hanno incassato quanto invece dovevano per ordine dell’Unione Europea». È stata proprio questa risposta a scatenare, poche ore dopo, la reazione pesante delle quattro organizzazioni, che hanno scritto in un comunicato: «Siamo insoddisfatti per la mancata sospensione delle ingiunzioni che noi sappiamo essere zeppe di errori e per questo chiediamo un incontro urgente al presidente Cappellacci». Se alcuni leggeranno questa presa di posizione come una sconfessione dell’attuale assessore, nella realtà è un altro campanello d’allarme. L’ennesimo. La situazione ha superato da mesi il livello di guardia, tanto che Coldiretti, Confragricoltura, Cia e Copagri si sono dette pronte a rioccupare Cagliari con i trattori.
La replica dell’assessore. Mariano Contu non si sente accerchiato, nonostante le cannonate arrivino ogni giorno da più parti. «Sulla legge 44 – dice – siamo disponibili a trattare, ma non ci chiedano di sfuggire ai pagamenti. Ripeto, non possiamo. Se ci sono errori, come dicono le organizzazioni di categoria, siamo pronti a correggerli. Se invece gli importi sono giusti, abbiamo fatto quello che potevamo e cioè rateizzare il debito fino a un massimo di quindici anni». Da una legge all’altra, la «Cappellacci-Prato»: qual è lo stato dell’arte? L’assessore ha una certezza: «Ci siamo resi conto – dice – che molti articoli di quel provvedimento sono contaminati da troppa burocrazia. In altre parole, oltre a essere difficili per noi, sono incomprensibili anche per le aziende che devono presentare le domande. Ci siamo impegnati a correggerla e alleggerirla, perché il percorso sia molto più facile in vista delle prossime erogazioni». Fin qui l’emergenza, con in più la polemica sul prezzo del latte («Ad agosto – dice Contu – ho convocato insieme produttori e trasformatori: voglio che trovino un accordo»), ma è oltre che «bisogna saper andare». L’assessore ha una strategia: «Usciamo dalla logica dello scontro e invece lavoriamo insieme per trovare subito soluzioni condivise».