Doppio disonore – Repubblica.it
6 Luglio 2011Doppio disonore – Repubblica.it.
di EZIO MAURO
FORSE la vergogna, più probabilmente lo stop del Quirinale, hanno portato Berlusconi a ritirare in tutta fretta la norma salva-Fininvest che aveva infilato di soppiatto nella manovra, aggirando il Tesoro e lo stesso Consiglio dei ministri. Era una norma suicida, incostituzionale e soprattutto spudorata, perché trasformava l’interesse economico di una sola persona in legge dello Stato, disprezzando il diritto e l’interesse generale.
Una vera e propria prova di forza, che in sole 24 ore si è rovesciata in una nuova sconfitta. Con un disonore politico doppio per il premier: per averci provato, e per non esserci riuscito.
Il capo del governo ha voluto sottolineare, nel momento della ritirata, che la norma “era giusta e doverosa”, ma veniva tolta dalla manovra davanti alla “crociata” delle opposizioni. Ha poi minacciato la corte d’Appello che deve pronunciare a giorni la sentenza sul risarcimento Cir per la corruzione con cui Fininvest “comprò” il Lodo Mondadori: se la sentenza di primo grado non fosse annullata, si verificherebbe “un’assurda e incredibile negazione di principi giuridici fondamentali”.
La realtà parla tutt’altra lingua. Il Quirinale ha fatto sapere a Palazzo Chigi che la norma era inaccettabile, il presidente della Camera l’ha definita “totalmente inopportuna”, l’Anm “iniqua e incostituzionale”, le opposizioni vergognosa.
Non solo. Tremonti si è smarcato, e la Lega ha fatto filtrare in mattinata lo sconcerto dei suoi tre ministri, Bossi, Maroni e Calderoli. Il Cavaliere ha così toccato con mano la sua debolezza, la forza tranquilla del Quirinale, il concerto delle opposizioni, le reazioni della pubblica opinione e questa volta persino dei giornali che quando il premier era più forte avevano avallato molte leggi ad personam. Ha dovuto prendere atto che non tutto è possibile, l’Italia sta cambiando, le istituzioni riconquistano coscienza e autonomia, persino nella maggioranza di fronte alle continue forzature il vaso comincia ad essere colmo.
La sconfitta è bruciante, a conferma di una parabola in caduta libera. Ma la questione politica, anche dopo la sconfitta, resta intatta. Da chi siamo governati? C’è un premier occidentale che a pochi giorni da una sentenza di risarcimento a carico della sua azienda, in seguito a una condanna per corruzione di magistrati, prova a costruirsi una piccola, miserabile uscita di sicurezza patrimoniale manipolando la manovra con una norma ad hoc. Quest’uomo è evidentemente capace di tutto e non ha timore di nulla, nemmeno della reazione di un Paese che ha appena bocciato a maggioranza enorme un’altra legge ad personam, il legittimo impedimento. Lo muove la disperazione, la consapevolezza che il suo tempo è scaduto. Per questo è pericoloso. Ma la democrazia è più forte e ieri ha dimostrato che non si lascia deformare.