Gli Altri Online La Sinistra Quotidiana – Siena, le richieste delle prostitute: «Care amiche, ci siamo anche noi»
10 Luglio 2011Gli Altri Online La Sinistra Quotidiana.
fotografia rainews24.it (da archivio redazione N.R.)
“….Perché in futuro nessuno emetta più un giudizio sulle persone che fanno sesso a pagamento che possa privarle della dignità.”
Sta cambiando il vento dopo il 13 febbraio in questo Paese. Ma non ci alzerà le gonne per mostrare le nostre graziose e levigate gambe, come sognano ancora molti maschi ispirati dal mitico sex symbol MM. Già da un po’ le donne mostrano le gambe “indecorosamente” quando vogliono e ci siamo anche appropriate dei pantaloni! E peggio per lui per chi non se ne è ancora accorto.
Vogliamo essere socialmente eguali e valorizzate come ogni uomo di questo Paese, e allo stesso tempo rispettate nonostante le differenze di condizione sociale. Pantaloni e potere, vogliamo tutto, vogliamo valere. D’altra parte non credo che ci opporremmo se gli uomini vorranno esibire le loro gambe pelose vestendo una gonna. Libertà e autodeterminazione devono valere per tutt*.
Con questi pensieri ho viaggiato verso Siena per l’incontro di SeNonOraQuando. Una grande assemblea di donne, e anche di uomini, diverse/i fra loro per condizione sociale, cultura, professionalità, età e storia personale e altro ancora ha un valore sociale incalcolabile, un potenziale politico che potrebbe avere conseguenze dirompenti. L’agenda che uscirà da questa assemblea potrebbe essere pacificamente rivoluzionaria, perché di pace e rivoluzione c’è bisogno. Molte donne hanno dimostrato di esserne consapevoli.
Da questa consapevolezza e dalla multidisciplinarità e multiculturalità delle partecipanti c’è da aspettarsi un esito propositivo che potrà determinare la linea per le priorità e l’evoluzione politica al femminile del Paese, trascinato ormai sull’orlo del disastro ambientale, economico e sociale da anni di stoltezza e rapacità. Anche noi abbiamo delle aspettative dopo il 13 febbraio, Siena è forse l’occasione per ricordarlo. Per portare la voce e le aspettative di chi lavora nel sesso commerciale. Come già avevamo preannunciato noi chiediamo alla politica, alle donne delle istituzioni in primis quelle che erano in piazza, alle sindacaliste, alle giornaliste, che si mobilitino per far cancellare le odiose ordinanze e regolamenti sulla sicurezza dei sindaci sceriffi.
Pretendiamo che si smetta di criminalizzare il lavoro sessuale. Chiediamo che venga messa in agenda l’abolizione di ogni legge criminogena e produttrice di violenza sulla prostituzione. Voglio sottolineare che il peggio della repressione la pagano sulla propria pelle soprattutto le giovani migranti donne e transessuali che vengono prese dalle strade e rinchiuse nei Cie, dove ormai è noto a tutt* che devono subire abusi di ogni tipo anche sessuali.
Non di questa sicurezza poliziesca abbiamo bisogno ma della certezza dei nostri diritti. Non tutte/i scegliamo di fare il lavoro sessuale, esattamente come la maggior parte dei lavoratori non scelgono il proprio lavoro, ma non per questo rifiutiamo di chiamarli lavoratori. Questo boicottaggio moralistico è di fatto una lotta di classe contro le donne più povere. Basta con la puttanofobia, nessuno può sindacare sulle diverse “strategie di sopravvivenza” né sulla nostra autodeterminazione sessuale.
Vi invito a riflettere con un esempio: cosa pensereste se ad una donna lesbica venisse impedito di allevare i propri figli a causa del suo orientamento sessuale? Oppure se una donna lesbica che denuncia uno stupro non venisse creduta perché è lesbica? Bene, alle donne che si prostituiscono questo è accaduto sistematicamente in passato e purtroppo accade ancora.
Io mi aspetto dalle amiche e dalle compagne, dalle donne e anche dagli uomini, che lottino con noi perché le cose cambino, perché la storia secolare della messa al bando (e al rogo) delle “puttane” non si ripeta. La condanna morale, la stigmatizzazione, la discriminazione e l’emarginazione sociale sono state il frutto, queste sì, della cultura patriarcale. Siamo sempre state considerate pericolose perché sessualmente libere, e potenzialmente economicamente indipendenti, quindi capaci di sottrarci al dominio del maschio padrone. Su questa percezione in passato si sono costruiti i modelli di controllo e di esclusione che hanno governato la prostituzione.
Su queste basi si continua a criminalizzare chi si prostituisce. Dico anche che non è più giustificabile un discorso di politica di genere sulla prostituzione perché oggi nel lavoro sessuale ci sono donne, uomini e transessuali, continuare a farne una questione solo femminile significa fare una politica sessista, ridurre al silenzio le voci di uomini e transessuali. Noi chiediamo a tutte di essere attive nel sostenere l’affermazione dei diritti civili, umani e lavorativi di chi fa lavoro sessuale. Chiediamo il rispetto della nostra dignità di persone e di lavoratrici/lavoratori. A Siena siamo a cercare un’alleanza fra eguali con compagne che pensano che le loro lotte sono in relazione con le nostre. Perché in futuro nessuno emetta più un giudizio sulle persone che fanno sesso a pagamento che possa privarle della dignità.