Il Riformista / Toh, i giovani uccisi erano socialisti!
28 Luglio 2011 0 Di luna_rossaIl Riformista.
di Emanuele Macaluso
La strage di Utoya ha provocato reazione e indignazione in tutto il mondo. Solo un omuncolo come Borghezio, deputato europeo della Lega, ricordiamolo, poteva condividere le idee che hanno mosso l’assassino a compiere lo sterminio di tanti giovani. Odiati perché si opponevano al razzismo e appartenevano all’Organizzazione della gioventù socialista. Lunedì scorso sull’Unità è apparso un appello di Walter Veltroni per dare una risposta «forte e capace di interpretare l’animo degli europei davanti a questa tragedia». Appello per una mobilitazione, per affermare valori grandi e forti come il multiculturalismo, parola che ripugna ai nazisti di ieri e di oggi. Walter chiede ai «giovani democratici italiani di essere il motore di una iniziativa che riguarda il mondo dei progressisti europei».
Bene. L’indomani, martedì 25 luglio Fausto Raciti, il segretario dei “giovani democratici” (Pd), ha raccolto l’invito annunciando che, proprio nel giorno in cui Veltroni scriveva, «120 ragazzi dei Giovani democratici si sono messi in viaggio per l’Austria, dove inizia il meeting annuale delle organizzazioni giovanili dell’Internazionale socialista a cui avrebbero dovuto essere presenti anche alcuni ragazzi che hanno perso la vita nella strage». Raciti ci dice che in quel meeting i «giovani provenienti da tutto il mondo commemoreranno i compagni norvegesi». Bravo Raciti. A questo punto vorrei fare due osservazioni che attengono al dibattito, su cosa è stato e cosa è il socialismo europeo, nella sinistra italiana. Molti si sono stupiti che centinaia di giovani e giovanissimi norvegesi si riunissero nell’isola Utoya in un seminario di studi politici, contribuendo così alla elaborazione del partito laburista e alla crescita culturale dei giovani che sceglievano la militanza socialista.
Si stupivano perché in Italia è passata la storiella del socialismo come ferro vecchio, come cultura del novecento esaurita. Storiella su cui, occorre dirlo, è stato costruito, senza fondamenta, il fragile edificio del Pd. Veltroni è stato uno, ma non solo, dei sacerdoti di questa predicazione. E non è un caso che, anche nel suo appello, non ci siano i riferimenti che si ritrovano nell’articolo di Raciti. Il quale ci fa sapere che i “giovani democratici” fanno parte dell’Internazionale socialista.
Ma non il Pd. I dirigenti di quel partito sono troppo vecchi (nella testa) per battersi nelle organizzazioni internazionali socialiste (non ce ne sono altre, se non quelle del centro-destra) per contribuire, con altri partiti, a rinnovarle e metterle al passo con i problemi nuovi e difficili che la globalizzazione del capitale finanziario sta ponendo al mondo. Riflettere sul tema non è mai troppo tardi.
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